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Editoriale

"Che ne pensi di De Luca?" Messinesi chiamati a giudicare il sindaco: ma il rischio è che ci si ricordi solo di pernacchie e parolacce

L'iniziativa del Comitato "La città siamo noi" a poche settimane dalle dimissioni del primo cittadino. Ma i suoi eccessi rischiano di mettere in ombra i fatti concreti dal Risanamento ai finanziamenti ottenuti. E sarebbe un gran peccato

Si chiama effetto boomerang, quello di cui potrebbe essere “vittima” Cateno De Luca. Il rischio, infatti, è che il primo cittadino, pronto a diventare ex tra poche settimane visto il suo ennesimo annuncio di dimissioni, possa trovarsi travolto dai suoi eccessi. E quindi la possibilità che Messina si ricordi di lui solo per pernacchie e parolacce, divenute pane quotidiano nelle sue dirette Facebook, non è remota, anzi forse è molto probabile. Sarebbe un grande peccato perché i fatti concreti da ricordare ci sono.

E chissà cosa ricorderanno i cittadini che parteciperanno all’iniziativa del  Comitato “La città siamo noi”. Il 22 gennaio tutt i messinesi sono chiamati a scrivere il proprio giudizio sul sindaco su un bigliettino che verrà poi conservato all’interno di una scatola. L'auspicio degli organizzatori, fortemente critici contro i modi esagerati del primo cittadino, è "Che un sindaco sia un sindaco e non un tragediatore".

E quindi De Luca potrebbe ritrovarsi beffato dallo stesso personaggio che ha creato lui stesso, con cura e attenzione a tutte le regole per comunicare nel modo più efficace in un ambiente politico e sociale che tende sempre più verso il basso. E se nella, comunque corta, memoria dei messinesi una pernacchia varrà più di una baracca demolita o di un bilancio sistemato sarà un bel problema. Tralasciando chi scriverà la propria lista dei ricordi in base a prese di posizioni ideologiche, la maggioranza dei cittadini potrebbe fare fatica a distinguere il concreto dal folkloristico. Anche perché è lo stesso De Luca ad aver spesso sapientemente mischiato le due cose, calamitando su di sé tutta l’attenzione. Ma i messinesi forse lo hanno solo sentito e non ascoltato, sono rimasti abbagliati dalla capacità del loro sindaco di cavalcare l’onda, di rosicchiare fino all’osso ogni trend, passando dal locale al nazionale anche grazie alla complicità di conduttori tv che esultano quando nel dibattito politico c’è sempre quel pizzico di trash che alimenta audience, parodie e meme sui social.

L’ultima “esibizione” del personaggio De Luca è finita ieri, dopo 48 ore di protesta (legittima e comunque concreta) contro l’obbligo di poter attraversare lo Stretto solo se muniti di green pass. Ma anche in questa occasione non è mancato il “colore” con la dormita in tenda da campeggio, lo sciopero della fame e gli incontri con cittadini ed esponenti politici (dal fedelissimo Lo Giudice al presidente dell’Ars Miccichè) venuti a sostenere la battaglia. E fa sorridere pensare che teatro di tutto sono stati quelli stessi imbarcaderi della Caronte dove poco meno di due anni fa lo stesso De Luca aveva organizzato un’altra vibrante protesta ma questa volta per bloccare più gente possibile che all’epoca, in piena zona rossa, poteva circolare solo con l’autocertificazione. Era l’effetto “Renault 4” il cui equipaggio aveva mandato su tutte le furie il sindaco, adesso sbraitante contro i limiti imposti dal governo.

E quest’ultima protesta è andata a segno. Con le ordinanze di Musumeci e Occhiuto che, anche se giunte in ritardo, hanno sistemato al momento la situazione. De Luca, adesso alle prese con i dolori post notti in tenda e digiuno forzato, gongola e ne esce ancora una volta bene. Anche agli occhi dei siciliani, suo prossimo obiettivo elettorale, in una corsa alla poltrona più importante di Palazzo d'Orleans.

E se Messina sarà veramente il suo trampolino di lancio verso Palermo lo sapremo a breve. Ma ai messinesi, attesi da un inevitabile commissariamento che si spera possa durare il meno possibile, cosa rimane? Il sindaco con la fascia tricolore che dà lo sprint al Risanamento, lotta contro gli “zozzoni”, porta finanziamenti o il suo alter-ego social che condisce il tutto con pernacchie, parolacce e proteste talvolta cinematografiche? L’uno e l’altro si potrebbe ipotizzare, restando diplomatici e lucidi. In questo caso significherebbe accettare in toto Cateno e il suo alter-ego social, assolvendo in parte anche gli eccessi. Ma una cosa è certa quanto paradossale: chi verrà dopo (lo stesso De Luca, un suo discepolo o un sindaco di opposto colore politico) rischia di essere “condannato” a correre su quei binari già tracciati dal predecessore. Cambiare rotta forse risulterebbe troppo difficile, rischioso e perfino poco utile, almeno dal punto di vista comunicativo.

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