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Redazione

Amministrative, l’orgia del civismo che ha fatto scomparire i simboli di partito

Dietro le liste civiche il sospetto di una strategia che mira a piazzare nei consiglio comunali uomini utili per le regionali

Quest’anno a “intristire” le notizie elettorali, che solitamente sono anche narrazioni di momenti di gioia, due avvenimenti che interessano il mondo politico: la scomparsa dell’onorevole Peppino Mangiapane, figura storica del Pci e della sinistra messinese, ma anche uomo capace di dialogare con tutti per il bene delle Istituzioni, e la grave dichiarazione dell’avv. Nino Favazzo a commento della condanna definitiva della Cassazione dell’on. Francantonio Genovese, suo assistito. Questo secondo episodio si collega con un altro fatto che contiene ulteriori elementi di tossicità che sono entrati in campo in questa campagna elettorale: la vittoria dell’ex senatore Tatà Sanzarello a Mistretta. Nel primo caso la vittoria di coloro che hanno raggiunto il successo, magari grazie a qualche aiutino dell’ex sindaco di Messina, pensiamo casualmente a Patti, dove il fedelissimo Cisco Gullo ha dato il meglio di sé, sono stati assaliti da una comprensibile malinconia.  

Nel secondo caso c’è da dire che indubbiamente fa notizia la vittoria di Tatà Sanzarello, che per certi versi, potrebbe essere salutata come il ritorno di un vecchio politico che ha ricoperto ruoli importanti alla Provincia, alla Regione ed al Senato viene funestato da Nicola Morra. Il presidente della Commissione Nazionale Antimafia infatti lo ha segnalato come “impresentabile”, ragion per cui gli Organi preposti dovranno riesaminare le carte che lo riguardano. Se dovesse emergere qualche irregolarità, Mistretta, unico comune partecipante a questa tornata elettorale in quanto sciolto per infiltrazioni mafiose, dovrebbe tornare ben presto al voto. I fatti che lo inchioderebbero risalgono al 1999, mentre le colpe di Genovese sarebbero del 2013, questa enorme distanza tra il “delitto e il castigo” induce, inevitabilmente, a forme di compassione verso gli imputati e vanifica il senso della giustizia.

Ma torniamo alla politica, i 15 Comuni del messinese andati al voto il 10 e 11 ottobre oltre a determinare la governance dei territori, considerato che questa tornata elettorale, interessava poco più di un decimo dei 108 comuni dell’ambito provinciale, ha rappresentato un mini test in vista delle ormai imminenti elezioni regionali. Niente simboli di partito, ma tutti gli esponenti politici, i parlamentari ed i potenziali candidati, si sono mossi con molto impegno in tutti i comuni interessati. Parola d’ordine, in molti casi “l’ambiguità”, votate per chi volete, ma alle regionali votate per me. Si dice di casi di parlamentari che avevano amici in liste contrapposte, tutto fa brodo ormai, dove l’orgia continua e irreversibile del civismo ha fatto scomparire i simboli di partito anche da comuni importanti. E allora, politicamente parlando, se ancora si può parlare di politica, come si fa a sapere chi ha vinto e chi ha perso? Col tempo si saprà che per esempio (ma sono numeri a caso) che  Calderone ha preso 18 consiglieri, Galluzzo 15, Bernardette Grasso 13 e così via. In realtà saranno molti di più, perché, per motivi tattici alcuni nomi dovranno essere mantenuti riservati. Questa la situazione nell’anno del Signore 2021.

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