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Elezioni regionali 2022: De Luca, le facce al muro e il bisogno di rompere le righe

I comizi in giro per la Sicilia consegnano un politico costituzionalmente sopra le righe, che a questo deve le sue fortune. Ecco perchè

Le facce dei candidati alle prossime elezioni regionali tappezzano i muri delle città di Sicilia ormai da mesi. Fa sorridere che i partiti al governo e le facce di chi li rappresenta in tutti gli slogan annunciano un’Italia e una Sicilia che vuole cambiare, che merita un futuro diverso. Come se finora non fossero stati loro a governare, ma i loro sosia.

Oggi, a meno di tre giorni dal voto, è inutile nasconderlo: abbiamo un problema serio e non riusciamo a risolverlo. La qualità della classe politica. In Sicilia siamo messi ancora peggio, perché gli attori si dividono fra quelli che sembrano reclutati in quelle compagnie di giro che una volta battevano i paesini della provincia e facevano ridere con battute di pessimo gusto, rutti e flatulenze e quelli che la puzzetta ce l'hanno sotto il naso e che, al netto di qualche apparizione in tv e messaggini social su facebook, hanno abbandonato da tempo i propri potenziali elettori.

A rompere il rituale è Cateno De Luca che, piaccia o no, ha restituito alla politica – non solo quella messinese – un fondamentale elemento di normalità: il contatto con il territorio. Pochi i comuni che non lo hanno visto protagonista in questi giorni di campagna elettorale.

Personaggio quasi sempre sopra le righe, l’ex sindaco di Fiumedinisi e Messina, è diventato decisamente popolare le sue uscite, ancora prima della candidatura alla presidenza della Regione. Ora i comizi in giro per la Sicilia consegnano un politico costituzionalmente sopra le righe, che a questo deve le sue fortune. 

Che ci vada davvero giù pesante, inutile anche dirlo. Diventa impossibile non schierarsi con la “vittima” di turno. Provate a immaginare un candidato alla presidenza di Toscana o Emilia che tratta come fa lui un sindaco, un giornalista, un ministro... Non esiste, sarebbe il suo stesso partito a sommergerlo.

Ma qui in Sicilia le regole sono diverse. In Sicilia può succedere. Perché se è vero che il politico in questione si muove in modo caricaturale, lo fa in un ambiente che è già tutto una caricatura; dunque per alcuni versi è l’unico a posto.

De Luca, nonostante il suo linguaggio, risulta più credibile della quasi totalità dei politici siciliani, spesso occupanti abusivi di postazioni che servirebbero ad altro, attenti solo alla grana e al proprio posto da passare ai discendenti, come si faceva una volta in banca.

Solo in questa terra senza capo né coda, si possono vedere imputati per reati di mafia candidati, qualche ex sindaco decaduto per le condanne rituffarsi in politica con tanto di applausi,  un adolescente che eredita tutti i voti del padre - condannato per reati contro la pubblica amministrazione - che diventa deputato regionale e ci riprova perché sa che neppure una condanna scalfisce il pacchetto di voti di famiglia. 

Dunque, prima di scandalizzarsi sentendo parlare De Luca, sarebbe meglio soffermarci su quelle persone che accettano di rappresentare un possedimento privato dei soliti signori dei consensi, poiché le schede nell’urna non ci vanno da sole. Sono loro che sostengono una visione troglodita del ruolo della politica e uccidono il futuro dei loro figli che, a differenza, dei figli di coloro che fanno politica, al massimo possono sperare in un lavoretto da 300 euro al mese in nero.

Invece di prendere i bastoni e gridare la loro rabbia, si fanno prendere per il naso con la promessa del reddito di cittadinanza o di un lavoro che non arriverà quasi mai, mentre la vita scorre e non succede nulla. E’ in questo brodo culturale che Cateno De Luca avanza. Anche se perennemente inappropriato, diventa una divinità al cospetto di tanti servi e di quei padroni.

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