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Giocando s'impana

Giocando s'impana

A cura di Iona Bertuccio

Come contorno, pranzo veloce o finger food: le mille vite della Caponata di ottobre

Secondo la leggenda i siciliani hanno sostituito il capone con le melanzane. Ma il risultato resta eccellente in tutte le varianti. Ecco una ricetta alla "palermitana"

In Sicilia ci sono tante estati! Quella di ottobre, se a settembre ha piovuto, è bellissima.

Quest’anno siamo fortunati. L’abbondante pioggia dei primi di settembre ha fatto rifiorire gli orti ed ora abbiamo abbondanti frutti: melanzane, peperoni, mais, fagiolini… Sicuramente in un autunno come questo gli antichi monsù hanno inventato la caponata. Il capone (in Italiano Lampuga) è un pesce tipico di questo periodo, buono, abbondante non costoso, ma… non molto gustoso se non accompagnato bene. La morte sua è con la caponata. Questo era il contorno che i vecchi monsù preparavano per i nobili, i ricchi che potevano mangiare pesce anche a chilometri dal mare. Ma i poveri, che all’interno della Sicilia vedevano il pesce sono quando c’erano pescate bibliche, che potevano fare per mangiare quasi le stesse cose? Nella caponata, invece del pesce, ci hanno messo le melanzane! (così narra la leggenda).

Mio nipote che veniva in ferie da Milano mi disse: zia vorrei mangiare la caponata. Io avevo sempre mangiato caponata, in tanti modi, ma mai l’avevo cucinata, che fare? Ora in Sicilia ci sono mille e mille ricette di caponata ed io che la facevo per la prima volta mi sono trovata in serio imbarazzo. Dopo tanto studiare e riflettere ho scelto quella palermitana con un po’ di fantasia mia. Il risultato fu eccellente! Non solo mio nipote fu felice, ma tutti abbiamo mangiato caponata per tre giorni (ne ho cucinato un pentolone).

Ingredienti per 4/5 persone

3 melanzane viola o bianche

2 coste di sedano

3 cipolle

100 gr capperi

200 gr di pomodorini

200 gr di pomodori per salsa o salsa

1 cucchiaio di zucchero

100 gr di olive verdi in salamoia, snocciolati

50gr di capperi

50 gr di pinoli

100 cc di aceto bianco

50 gr di uva passa

300 cc di olio d’oliva

Procediamo

Tagliare a dadoni le melanzane, metterle in una ciotola con un po’ di sale ed acqua. Dopo mezz’ora strizzarli ben bene, o asciugarli con un panno, e friggerle. Mettere da parte su carta assorbente

Far ammorbidire l’uva passa in acqua tiepida, meglio in malvasia o marsala

In una capace padella o un una pentola larga far ammorbidire in olio d’oliva la cipolla a fuoco medio, aggiungere il sedano a dadini e fa cuocere per 15 minuti a fuoco lento, con pentola coperta.

Aggiungere la salsa, i capperi, le olive. Cuocere per 15 minuti ed aggiungere i pomodorini. Cuocere per 20 minuti. Controllare sempre che non s’attacchi alla pentola: rigirare e se necessario mettere un pochino , pochissimo, d’acqua. Controllare di sale, aggiungere le melanzane, i pinoli, l’uva passa, lo zucchero e l’aceto. Rigirare e spegnere. Tiepida è buona, ma la morte sua è fredda. No fredda di frigo, ma a temperatura ambiente.

Il primo giorno per contorno al capone. Per il secondo giorno per un pranzo veloce, Ngaghiata (messa stretta) in un pezzo di pane. Il terzo giorno fate i moderni e la servite come finger food  (stuzzichini) agli amici per una cena in piedi.

Io non ho aggiunto sale perché preferisco usare i capperi e le olive salate. Le sciacquo appena ed il gusto resta più spiccato.

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