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Mercoledì, 4 Ottobre 2023
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Redazione

Docente aggredita, è solo la punta dell’iceberg del disagio minorile ma dal governo risposte inadeguate

Il Ministro dell’interno si dice pronto a costituirsi parte civile ma dimentica che nel processo penale minorile non è possibile. Meglio sarebbe stato lanciare un patto nazionale per affrontare l'emergenza piuttosto che rilasciare dichiarazioni superficiali che offendono i minori e gli operatori che giornalmente si spendono per il loro recupero

Dal “carico residuale “ ad in carcere tutti i minori è solo un attimo. Quanto accaduto all’insegnante di Abbiategrasso, ferita da uno studente, a cui naturalmente va la solidarietà, è solo la punta dell’iceberg che gli operatori registrano giornalmente. 

Peccato però che il Ministro dell’interno, che si è precipitato a fare una dichiarazione imprudente, ha dimenticato di precisare che nel processo penale minorile non è possibile costituirsi parte civile né  chiedere risarcimento danno. Dichiarazione che meriterebbe una richiesta ufficiale di dimissioni di un Ministro ed ex prefetto che evidentemente non conosce la peculiarità del processo penale minorile che ha come primo obiettivo il recupero del minore a partire dalle sue fragilità.

Nessuna parola sul disagio dilagante dei giovani che stanno attraversando uno dei momenti più bui di questo secolo.  Dall’autolesionismo, al consumo di  droghe pesanti già a partire dai 12 anni di età, all’aumento esponenziale dei suicidi nella fascia adolescenziale, all’abbandono scolastico.

Poco meno di 100 posti letto in neuropsichiatria infantile in tutta Italia dovrebbe fare impallidire il ministro, così come un numero esiguo di psicologi, educatori ed assistenti sociali per i
Minori in stato di bisogno.

Sarebbe stato apprezzabile se il Ministro si fosse fatto promotore di un patto nazionale per affrontare il disagio minorile piuttosto che rilasciare dichiarazioni superficiali che offendono i
minori e gli operatori che giornalmente si spendono per il loro recupero e sostegno.

Forse il ministro ritiene che rinchiudendo tutti i minorenni disagiati, un po’ come si faceva nei “Colleghi di correzione” del ventennio fascista, riusciremo a risolvere la sofferenza dei minori che invece andrebbe affrontata con unità d’intenti tra rappresentanti dello Stato ed operatori che dà mesi lanciano l’allarme e la richiesta di aiuto. 

La condizione dei minori a Messina è preoccupante quanto in tutto il resto d’Italia. Anche alle nostre latitudini i minori agiscono condotte devianti e condotte autolesive.

In 22 anni di professione non mi è mai capitato di affrontare questi numeri e questa complessità di disagio.  Ogni minore perso dalla rete di cura è un minore reclutato domani dalla Criminalità organizzata. 

Abbiamo bisogno di progettualità nuove, di nuovi accordi tra le istituzioni per la cura. È necessario impegnare tutti gli sforzi per organizzare un nuovo sistema di educativa che da domiciliare diventi sempre di più territoriale. I minori vanno cercati nei loro luoghi di aggregazione e non aspettati nelle strutture. Bisogna studiare il disagio minori a Messina a partire da un attenta analisi del fenomeno che è territorio specifico. L’utilizzo delle armi bianche è diffuso anche a Messina come in tutta Italia ed è necessario intervenire prima che accadono eventi gravissimi. Anche in queste ultime campagne elettorali ho sentito parlare poco di minori e dei servizi necessari per evitare ciò che è accaduto ad Abbiategrasso forse perché i minori non votano.

*Psicoterapeuta

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