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La forma delle idee

La forma delle idee

A cura di Carmelo Celona

Il potere dell'architettura, ecco come condiziona e influenza chi la vive

L'ambiente che ci circonda genera sentimenti di appartenenza e stimola processi d’identificazione. Dalla cupola di San Pietro, al barocco siciliano passando alle ricostruzione di Messina dopo il catastrofico sisma del 1908, gli esempi che ci spiegano perché diventiamo come lo spazio che viviamo

L’architettura è la forma di idee astratte che parlano alla dimensione più profonda, impalpabile ed istintiva del pensiero.

La sua astrazione formale viene percepita solo attraverso un processo cognitivo di ordine semiotico. Forme che rimandano ad un’idea o a categorie di idee o di pensiero il cui referente reale deve essere a conoscenza del fruitore, diversamente risulta incomprensibile.

Con l’architettura più che con altre esperienze espressive il fruitore vede ciò che sa.

L’architettura esige una formazione culturale dotta ed universale per essere compresa affinché il processo percettivo giunga al fruitore in forma icastica e provochi piacevolezza.

L'architettura come identità

Essa modella gli spazi interni ed esterni che l’uomo vive e spesso, inconsapevolmente, ne condiziona la sua dimensione psichica. Vivere l’architettura genera sentimenti di appartenenza e stimola processi d’identificazione. Per un romano la Cupola di S. Pietro è una forma nella quale egli proietta la sua identità, nella quale riconosce le proprie radici.

Anche se nell’architettura, quasi sempre, le forme sono condizionate dai materiali e dalle tecnologie del tempo, dalla conoscenza tecnica e dalla evoluzione delle pratiche artigianali esecutive, essa è sempre espressione delle esigenze sociali e civili dell’epoca, delle dinamiche politiche e delle disponibilità economiche, di pragmatismi prosaici, etc.. Questi fattori sono l’episteme della sua forma astratta.

Nell’architettura bisogna saper cogliere il senso dell’idea che essa rappresenta. È come la musica, per comprenderla bisogna conoscerla.

Essa va considerata come elemento di sintesi di processi culturali ed emotivi è non come meri processi costruttivi. Va narrata come la forma della storia e delle storie, maggiori o minori, belle o brutti, evolutive o regressive.

Segni e simboli

I segni e i simboli dell’architettura, come le altre forme artistiche, parlano all’animo dell’uomo, ed egli può comprendere pienamente la loro astrazione solo se conosce i suoi codici linguistici, le chiavi di lettura. E’ come saper leggere i segni astratti vergati su un pentagramma. Solo così il fruitore può entrare in relazione emotiva con l’architettura, attraverso una empatia simbolica.

L’uomo vive dentro e fuori la forma e i simboli dell’architettura. Le forme architettoniche sono il significante più comune, e al tempo stesso il più invisibile, con il quale l’uomo resta in contatto per tutta la vita.

I simboli architettonici condizionano tutti gli aspetti della vita dell’uomo: l’espressione del suo stato d’animo, il suo carattere, la sua dimensione culturale.

L’architettura ha due dimensioni temporali dalle quali è influenzata ed influenza: la prima è il contesto storico culturale che la produce; la seconda è il contesto culturale e il condizionamento che essa determina a chi la vive.

Qui di seguito due esempi di luoghi modellati dall’architettura e carattere di chi li abita:

Catania

Per fronteggiare le forti spinte relativiste che stavano permeando la cultura di tutta l’isola nel XVIII secolo, e che avevano assunto un ruolo preminente nella ricostruzione della città di Catania dopo il terremoto del 1693, la Chiesa etnea e le aristocrazie reazionarie hanno adottato inedite forme architettoniche dall’espressività spirituale, dal segno mistico, dalla simbologia trascendente, dalla plasticità suggestiva. Questo linguaggio si è diffuso anche in tutta la Val di Noto, producendo il tanto ammirato Barocco Siciliano. Un linguaggio architettonico le cui forme, segni e simboli hanno esercitato,  ad ancor oggi esercita, nella città etnea, una forte influenza emotiva nella cultura popolare che si contraddistingue per il suo marcato culto devozionale, condizionato delle suggestività dei nuovi spazi urbani, volutamente modellati a tale scopo. Prima di allora il sentimento collettivo era moderatamente spirituale.

Dopo il tragico 1693 il vescovo di Catania e il vescovo di Siracusa attivarono tutto il loro potere per contrastare l’operato del Duca di Camastra, un illuminista incaricato dal vicerè Uzeda di provvedere alla ricostruzione, riuscendo ad imporre come urgente priorità, nella programmazione urbanistica delle nuove 50 città della Val di Noto, non i necessari alloggi per ricoverare i sinistrati, bensì l’erezione di 700 chiese, 250 grandi monasteri, 22 collegi e due cattedrali.

Messina

La ricostruzione della città dopo il catastrofico sisma del 1908 fu eseguita con una mentalità fortemente speculativa in chiave reazionaria. Questa categoria di pensiero si è tradotta in un nuovo linguaggio architettonico, in nuove forme e tipologie del tutto esogene alla millenaria tradizione locale. La cifra della città risorta fu quella di un marcato neo eclettismo di ritorno che ostentava un lusso superfluo e inopportuno, in quella amara contingenza, alludendo a fasti aristocratici e blasoni improbabili, innestato in un nuovo tessuto urbano modellato con criteri neo coloniali. Ciò ha favorito un forzato ricambio sociale ed una vera e propria trasformazione antropologica. Molta della borghesia agraria, di radice medievale, dell’entroterra si insediò nel nuovo spazio urbano, favorita da ciniche dinamiche speculative, importando una mentalità feudale e baronale. Questa rapina di luogo ha trasformato il carattere dei cittadini da reattivo e irascibile (misca moffe) a quello attuale, gregario ed inconcludente (buddaci). Il risultato è stato quello di una nuova struttura sociale fondata su una grave e sistemica asimmetria di classe plasticizzata nei tanti quartieri ultrapopolari, oggi vaste aree baraccate, sprovvisti di ogni tipo di infrastruttura e assistenza sociale, che costellano la città, nei quali furono mandati a vivere i sopravvissuti autoctoni. Il nuovo spazio modellato dall’architettura neo eclettica ha contribuito a sviluppare nuovi rapporti sociali basati sul sopruso, sul favore e sulla clientela. Chi abita in riva allo Stretto, ormai da oltre un secolo, concepisce i diritti solo come favori.

Quando l'architettura condiziona l'animo

Questi due esempi illustrano chiaramente come l’espressività simbolica delle forme architettoniche e degli spazi urbani da queste modellati, o del paesaggio trasformato dalle architetture, sono elementi narrativi di dimensione astratta che attengono a precise categorie di pensiero che condizionano l’animo e i comportamenti di chi li vive.

Questo ci spiega che il senso dell’architettura non sta nell’arco, nella cornice, nella trabeazione, nella bifora, etc., composti in modo più o meno equilibrato e armonico, quindi bello, bensì nel perché questi elementi vengono usati, su cosa vogliono esprime.

Perché in quel contesto, o in quel periodo, l’architetto usa un decoro, uno stilema, una forma piuttosto che un’altra? Quale è lo scopo istintivo? cosa vuole rappresentare? quali categorie di pensiero intende esprimere? quali idee? quali visioni del mondo esteriore o interiore?

Questo sono le strutture di senso dell’architettura, il fondamento di ogni forma, l’episteme.

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