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La forma delle idee

La forma delle idee

A cura di Carmelo Celona

Arredo urbano, quando la confusione compromette il decoro

Viaggio tra panchine, fioriere ma anche sedie e ombrelloni che dovrebbero servire a creare identità e a migliorare spazi e qualità della vita invece deturpano anche luoghi di forte valenza culturale. Ecco alcuni esempi che mostrano la necessità di correre ai ripari. Per riqualificare

Lo sguardo che scorre le piazze, che cerca i monumenti, che ammira il panorama o più semplicemente che fruga per le vie della città di Messina viene disturbato da forme e segni di natura capillare come: ombrelloni, gazebo, edicole, tende, vetrine, insegne, totem, pannelli, fioriere, tettoie, sedie, tavoli, etc.  Una congerie di elementi eterogenei e d’inconsulta foggia che turba fortemente il decoro urbano. Una convulsa varietà di cifre estetiche, che declinano i gusti più disparati e in molti casi i più retrivi, i più prosaici, i più afasici.

La percezione dell’ambiente urbano è fortemente contaminata da una moltitudine di segni minori discordanti che hanno alterato e continuano ad alterare la già sfocata identità formale degli spazi urbani, soprattutto quelli di alta valenza culturale.

L’immagine della “città viva” riferisce un senso di disordine, che impoverisce gli spazi urbani soprattutto quelli arricchiti da monumenti o da architetture di pregio. Queste ultime vengo spesso deturpate da elementi d’arredo urbano ultronei, disarmonici e di dubbio gusto.

Il decoro della città compromesso

Gli spazi pubblici costituiscono la struttura portante della vita civile, culturale ed economica della città. Essi sono i luoghi privilegiati della relazione e dell’aggregazione sociale, dove si forma quel sacro legame tra urbs e civitas, che attiva i processi di identificazione tra chi abita la città e la città stessa. Più è alta la qualità urbana più sono forti i legami sociali. E’ grazie a questo rapporto che alcuni luoghi della città diventano dei veri archetipi culturali (la chiesa dei Catalani, solo per fare un esempio) che rafforzano le identità individuali. E’ grazie a questi processi emotivi che attengono alle percezioni che albergano nella sfera del “sensibile” che strade, piazze, slarghi, aree verdi, vanno considerati come patrimonio collettivo e la loro qualità bene culturale immateriale. Per rafforzare questi sentimenti è dunque indispensabile garantire una relazione armonica e di reciprocità tra gli spazi e chi li vive, tra gli elementi che li arredano e chi li fruisce.

Davanti a questo scenario caotico occorre una strategia di riqualificazione dell’ambiente urbano che restituisca un’immagine armonica della città di un tempo e attivi un nuovo processo estetico qualificante, che punti sulla tipicità e l’unicità di nuove cifre urbane distintive di valore artistico e culturale. Arrestare questo fenomeno, che non essendo stato regimentato in origine ha sedimentato una insensibilità diffusa, risulta necessità improcrastinabile.

Questa patologia, ormai cronica, potrebbe essere curata attraverso processi progettuali di qualità che abbiano come obiettivo una nuova estetica urbana, e attivino processi di appropriazione storica nelle aree urbani di alto valore identitario ma al contempo attivino un processo virtuoso e innovativo che crei nuove cifre stilistiche che producano una nuova estetica qualificante.

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