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Venerdì, 19 Aprile 2024
La forma delle idee

La forma delle idee

A cura di Carmelo Celona

Chiesa dei Catalani, metafora della multiculturalità penalizzata e “ristretta”

Viaggio in una delle architetture più belle del patrimonio culturale siciliano che rappresenta le radici più profonde della nostra comunità

Gli ingredienti sono marcatamente bizantini ed evocano il modello calabro della Cattolica di Stilo. I volumi riprendono geometrie arabe, forse preesistenti. La solennità è romanica.

La Chiesa della S.S. Annunziata dei Catalani plasticizza un percorso di conquista che parte dal nord dell’Europa e arriva in Sicilia soffermandosi nell’Italia meridionale, dove i normanni si radicano prima nella Puglia longobarda e poi nella Calabria bizantina dando vita al Ducato di Calabria e Puglia.

In Puglia importano la purezza ieratica del Romanico dell’Europa Settentrionale coniugandolo con quella del Romanico Italiano-longobardo per dare vita a meraviglie come il Duomo di Trani e quelli di Troia e di Bari. In Calabria l’architettura degli uomini venuti dal nord, senza perdere quanto già elaborato in Puglia, si veste di bizantino, di intarsi, di laterizio, come nel caso del Duomo di Gerace o nel caso della Cattolica di Stilo dove il linguaggio che viene da Bisanzio è declinato quasi senza contaminazioni.

Con questo bagaglio estetico nel 1061 gli eredi di Rollone sbarcano in Sicilia, dove trovano un’altra realtà culturale radicalmente diversa da quella calabrese e pugliese.  In Sicilia ci sono Gli Arabi, con le loro mosche, con i muqarnas, i minareti, le mandrase, etc., ed a questi, pur da vincitori, loro si integrano. Assorbono e si fanno assorbire.

La latinizzazione dell’isola parla un inedito linguaggio architettonico. Una lingua di alto valore che è un filtro di molteplici culture. Un idioma nuovo che non rompe con il passato ma si afferma come naturale elaborazione sofisticata del preesistente. L’architettura Arabo Siculo Normanna è una delle più significative esperienze espressive della storia universale dell’architettura: autentici gioielli di pietra dall’inestimabile pregio.

Uno di questi è la chiesa messinese che è da secoli è il marchio distintivo della città. Costruita a partire dal 1150, sotto il regno di Ruggero II, fu eretta sulle rovine di una moschea che sorgeva nel sito dell’antico tempio di Nettuno. La chiesa edificio fulcro dell’organismo urbano, deve il suo attuale nome ad una confraternita di mercanti catalani ai quali fu affidata, nel 1611, dai padri teatini.

Chiesa dei Cataniani, monumento simbolo di accoglienza e integrazione

Si tratta di un’architettura che vanta un campionario di verbi che attingono a stili diversi. Una sorta di esperanto aulico dell’architettura che:

- dallo stile bizantino prende la geometrica policromia degli archi absidali, gli intarsi circolari, le fasce in mattoni a spina di pesce o zigzaganti, le esili colonnine e le arcate che avvolgono il tamburo della copertura, la fascia marcapiano dall’intarsio policromo ottenuto variegando gli elementi lapidei dalla pietra lavica, al marmo, alla pietra serena, la forma bassa della cupola;

- dallo stile arabo prende il rivestimento della cupola che abbandona le tegole piegandosi alla tecnica e al rivestimento in uso agli arabi, Il rivestimento della volta a botte del transetto, il gioco volumetrico del transetto, del tiburio e dell’abside tipiche delle modellazioni islamiche;

- dallo stile romanico prende la planimetria a tre navate, la concezione del claristorio, la geometria della facciata a capanna e l’accennato sviluppo basilicale;

Questo magistrale intreccio ci ha dato una delle architetture più belle del patrimonio culturale siciliano, sicuramente l’architettura di maggior pregio della città. Un edifico che rappresenta le radici più profonde della comunità peloritana. Un elemento distintivo, una forma che dopo lo Stretto e l’istmo del porto a forma di falce è il più forte archetipo della città.

Un archetipo multiculturale costretto in un piccolo fossato (dovuto all’innalzamento di quota della città per depositare le macerie del terremoto del 1908) che ne impedisce una visione prospettica più ampia che consenta il godimento pieno della sua bellezza.

Questa costrizione è la metafora di come sono costrette le radici multiculturali del luogo Messina, porto mediterraneo, luogo evoluto di accoglienza e d’integrazione. Luogo prospero di diversità che oggi sta perdendo la sua millenaria vocazione genetica, soffocato da una, ormai cronica, mancanza di prospettiva.

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Chiesa dei Catalani, metafora della multiculturalità penalizzata e “ristretta”

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