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La forma delle idee

La forma delle idee

A cura di Carmelo Celona

Un tempo c'erano i Cinema, viaggio retrospettivo nelle sale di Messina

Nelle sale si andava per passarvi un’intera serata, con il naso all’insù abbagliati dalle scene, a sgranocchiare lupini e semi abbrustoliti, prima ancora che giungesse la moda imperialista del pop corn...

Un tempo andare al Cinema era una passione diffusa, e come direbbe Gianni Amelio: “Il vizio del cinema se ce l’hai, non lo puoi perdere. Altrimenti te lo puoi solo guadagnare”. Il Cinema era un luogo di relazione dove al costo di un biglietto si trascorrevano ore immersi in storie lontane e vicine, in epoche remote o in fatti verosimilmente attuali. Al Cinema si andava per passarvi un’intera serata, con il naso all’insù abbagliati dalle scene, a sgranocchiare lupini e semi abbrustoliti, prima ancora che giungesse la moda imperialista del pop corn.

I Cinema sono stati luoghi di vita, di cui rimangono nella memoria collettiva e personale di ognuno non solo le
immagini proiettate nello schermo ma i fatti, gli aneddoti, gli usi, le abitudini di chi li frequentava. Luoghi dove si
formarono generazioni di giovani. “Quel cinema fulminava l’attimo con una visione sorella di un verso di poesia più che di una prosa”, questo era il cinema per Erri De Luca. Le sale cinematografiche erano diffuse su tutto il territorio cittadino dislocate in modo capillare come le caserme dei Carabinieri. Non vi era periferia o rione che non avesse il suo cinema. Se al centro delle città i Cinema erano brillanti e spesso lussuosi luoghi di cultura e di svago elegante, in periferia i Cinema rionali erano un autentico servizio socio culturale. Pochi di coloro che abitavano nei quartieri periferici avevano la possibilità di frequentare o giungere nel centro delle città, soprattutto le famiglie, e soprattutto la sera. Erano presidi che compensavano quell’emarginazione sociale frutto di errate scelte urbanistiche diffuse in tutte le periferie italiane. Erano anche elementi di integrazione sociale poiché attraevano spesso spettatori esogeni al quartiere, che da altre zone o dal centro città raggiungevano queste sale di quartiere per recuperare i film perduti in prima visione, perché in esse, ovviamente, venivano proiettate solo seconde e terze visioni. In questi contesti il Cinema assumeva un ruolo pedagogico attivato da una frequentazione abituale, quasi giornaliera: due film più la pubblicità e i cine giornali, per circa 4 ore di proiezioni, tanto valeva il biglietto. Si trascorreva un intero pomeriggio. E nei giorni di festa le famiglie potevano trovare un momento d’evasione in alternativa alla scampagnata o al mare, portando, per tenere buoni i bambini, ogni genere di conforto alimentare al quale facevano ricorso anche gli adulti. Per dirla sempre con Erri De Luca, era la platea dei poveri abbagliata dai sogni: “Il bianco e nero dava luce alla platea dei poveri, scintillava di sudore in fronte anziché di lustrini”.

La Storia delle sale cinematografiche

Oggi i Cinema non ci sono più. Ci sono solo le multisale che si trovano spesso fuori dal tessuto urbano nelle grandi aree dell’alienazione, i centri commerciali, raggiungibili solo in automobile. Le prime visioni durano un fiat e presto finiscono su Netflix o su Amazon dove pagando un canone li puoi vedere comodamente a casa. Il Cinema si è comodamente trasformato in Cinema domestico. Ma a noi mancano i cinema all’aperto d’estate e i cineforum d’inverno dove era possibile recuperare le “pellicole” non viste. Dove era possibile rivedere i film che ci erano piaciuti gustando meglio, con più attenzione, i particolari e le sfumature, i trucchi del regista, le sceneggiature, le battute perdute, comprendendo meglio il miracolo del Cinema. Ci mancano le schede critiche e i dibattiti alla fine del film. Rimpiangiamo persino quelle atmosfere da Corazzata Potemkin di fantozziana memoria.
La scoperta del Cinematografo cambiò radicalmente la consuetudine del vivere il tempo libero, lo svago e l’immaginazione. Prima per immergersi in altre storie, in fatti e realtà non vissute direttamente, c’erano solo i libri dove i luoghi e le persone descritte si dovevano immaginare. Ancor prima c’era il teatro dove gli attori erano veri ma le scene oltre ad essere fisse erano anch’esse da immaginare. Non c’erano gli esterni. Con il Cinema cambiò la struttura cognitiva dello spettatore e/o del lettore. Le realtà narrate si potevano vedere. Era come stare realmente in altre vite, in altri luoghi, vivere altre emozioni come se fossero reali. L’occhio della telecamera era l’occhio dello spettatore, senza gli sforzi dell’immaginazione. La prima proiezione cinematografica avvenne a Parigi il 28 dicembre del 1985, al Gran Cafè del Boulevard de Capucines, poi per tutta la prima metà del XX secolo la proiezione dei film avvenne in luoghi concepiti per altri scopi culturali e di spettacolo: i teatri e i caffè concerto. Arrivò poi il sonoro e Giovanni Pastrone nel 1914 inventò il carrello che consentiva le riprese in movimento: quello che in seguito si chiamerà dolly. Per mezzo secolo il Cinema fu integrato al teatro, alla rivista, al varietà, al tabarin, tutte forme di spettacolo che presto soppianterà fino a rivendicare spazi modellati solo per la visione cinematografica. Nasce così la tipologia architettonica del Cinema. La febbre del Cinema esplode nel secondo dopo guerra e resta fiorente fino alla metà degli anni 80 del secolo scorso. Poi cominciano le video cassette e nascono i negozi dove si potevano noleggiare i film e vederli comodamente, quando si voleva, sul divano di casa, con il videoregistratore, che presto divenne uno dei più diffusi elettrodomestici. Così i Cinema furono sempre meno frequentati e man mano le loro scintillanti insegne andarono definitivamente spegnendosi per sopravvenuta obsolescenza, divenendo involucri vuoti da riconvertire o da demolire.

Un tempo c'erano i Cinema

Funzione Urbana e Funzione Sociale

I Cinema furono presidi di alto valore culturale, vere e proprie opere di urbanizzazione a servizio di tutti i settori della città, dal centro ai quartieri più marginali. Furono una vera e propria funzione urbana, dei forti attrattori antropici che attivavano la fruizione intensa dei contesti urbani in cui erano ubicati. Dal secondo dopo guerra le sale cinematografiche si affermarono come luoghi di relazioni ed assunsero un ruolo preminente nella funzionalità urbana così come nei processi sociali e culturali di ogni città e di ogni rione. Non c’era un Cinema che non avesse un bar nelle vicinanze con la stessa denominazione: l’uno sponsorizzava
l’altro. Spesso si frequentava il bar del cinema a prescindere dal film, che magari si era visto il giorno prima. Dove c’era un Cinema non c’erano più le vie per indicare un indirizzo, il riferimento era il Cinema o il bar del Cinema. In moltissimi casi il nome della sala cinematografica diventava toponimo. Questo legame identitario tra il Cinema e la strada, la zona o il rione in cui sorgeva, in alcuni casi si è trasformato in Genius loci. Vi sono zone nelle città che vengono ancora appellate con il nome del Cinema che non c’è più. Il Cinema come “luogo comune” del divertimento dette il suo notevole contributo alla ricostruzione del tessuto sociale e ad una nuova dimensione culturale dell’Italia uscita dalla tragedia della seconda guerra mondiale. Le sale
cinematografiche furono contenitori fondamentali per la rinascita civile della società italiana. Si trattò di autentici luoghi di evoluzione culturale favoriti da un rapporto simbiotico tra Città, Cinema e Architettura. Un dialogo privilegiato che aveva come comune denominatore il miracolo dei film. La metafora delle immagini proiettate nelle sale, frammentate dall’esperienza emotiva di ogni spettatore, uscivano dagli involucri architettonici che le contenevano e si versavano nelle strade cominciando ad vivere la
città con i tempi e i ritmi degli orari dei film, delle pause tra il primo e il secondo tempo, condizionando tutte le attività urbane limitrofe: dal traffico viario ai bar, dalle trattorie ai ritrovi, dalle piazze a tutti gli spazi urbani limitrofi che si riempivano e svuotavano prima o dopo ogni proiezione. Il Cinema fu uno luogo di produzione di socialità urbana che per una prodigiosa osmosi era simultaneamente interno ed esterno.

L’Architettura del cinematografo

Il Cinema impose una nuova tipologia architettonica. L’architettura dei Cinematografi fu la forma di una grande illusione ottica che ha illuminato tutto il ‘900 producendo sogni a portata di tutti. Dove ognuno poteva immergersi in qualsiasi avventura. Uno spazio modellato per vivere tante vite diverse dalla propria. l’Architettura dei Cinema in Italia fu prevalentemente la forma del Razionalismo, del Purismo e del Neorealismo. Organismi architettonici che in molti contesti contribuirono a caratterizzare il panorama urbano ed influenzarono l’estetica delle città. Nuove forme generate da nuove necessità funzionali declinate con creatività nel linguaggio puro, semplice, schietto, onesto del neorealismo italiano. Uno stile autoctono che fu un lessico filologico a quel “Cinema Neorealista” dei Rossellini, Antonioni, De Sica, Germi, etc., le cui ambientazioni furono apologetiche dell’architettura moderna. Quasi che l’edificio Cinema con le sue forme anticipasse i suoi contenuti artistici. A Messina alcuni cinema sono esemplari raffinati di architettura razionalista del calibro del Lido di Mortelle, di Piazza Castronovo, del Palazzo INCIS di via T. Cannizzaro. Autentici gioielli architettonici come il Cinema Apollo, il Cinema Olimpia, il Nuovo Oden firmati da Filippo Rovigo, il Cinema Lux, il Metropol di Aldo Indelicato e il Cinema Aurora il cui partito architettonico presenta echi dell’architettura cubista.

I Cinema a Messina

Queste riflessioni prendono spunto dalla lettura di una preziosa pubblicazione di Pino De Lorenzo del 2017. Un
lodevole capillare censimento retrospettivo di tutte le sale cinematografiche della città di Messina arricchito da
poetiche descrizioni con le quali l’autore evoca talune atmosfere e aneddoti pittoreschi che avvenivano durante le
proiezioni diventando essi stessi spettacolo: una sorta di Cinema nel Cinema. Tra i frequentatori delle sale cinematografiche nascevano anche miti diversi e altrettanto attrattivi di quelli delle Star come ad esempio il brancatiano mito della cassiera.
All’epoca le uniche donne sole in cui i ragazzi, assidui frequentatori del cinema e dei dintorni, potevano imbattersi
di notte, che non fossero meretrici, erano le cassiere dei Cinema e dei Bar. Così i vitelloni del tempo facevano a gara nel corteggiarle, senza rischiare che nei paraggi vi fosse un fidanzato geloso, un fratello o un padre. Le cassiere dei bar e del cinema erano mitiche. Ho conosciuto un vero don Giovanni siciliano che passava il suo tempo al Cinema, non in sala ma nell’atrio davanti alla cassa. Si vantava di aver sedotto tante cassiere e di aver compiuto la grande impensabile impresa di sposarne una di loro. Dal pregevole lavoro di De Lorenzo si potrebbe dedurre un catalogo permanente utile alla progettazione di un
processo di valorizzazione materiale e immateriale della Fenomenologia dei Cinema Messinesi. Intanto qui ne estraiamo una mappatura retrospettiva, riferita solo ai cinema del secondo dopo guerra, dalla quale emergono dati che forniscono una dimensione drammatica della perdita culturale avvenuta a partire dagli ultimi 30 anni. Delle 37 sale censite sono attive soltanto cinque: la Multisala UCI Cinemas di Tremestieri, la Multisala Iris di Ganzirri; la Multisala Apollo; il Cinema Lux (solo la tribuna); l’Auditorium Fasola (ex Sala Visconti). Undici sono le sale abbattute dalla speculazione edilizia, alcune anche in periodi in cui i Cinema erano frequentati ma cominciavano ad essere meno redditizi dell’affare del mattone. Di queste resta traccia solo nel ricordo dei cinefili e nelle foto d’epoca:

- il Cinema Vittoria (angolo viale S. Martino, via Liguria);
- il Cinema Smeraldo (angolo viale S. Martino, via S. Cosimo);
- il Cimena Corallo (angolo via la Farina, via Toscana);
- il Cinema Casalini (angolo via S. Cecilia, via S. Paolino);
- il Cinema Quirinetta (angolo via S. Cecilia, via G. Bruno);
- il Cinema Diana (angolo via L. Manara, via Centonze);
- il Cinema Trinacria (angolo via Maddalena, via G. Bruno);
- il Cinema Savoia (angolo via XXVII Luglio, via Natoli);
- il Cinema Peloro (angolo via T. Cannizzaro, via dei Mille);
- il Cinema Garibaldi (angolo via Palermo,);
- il Cinema Excelsior (angolo viale R. Margherita, via Palermo).
Tredici di queste sono state riconvertite a scopi commerciali:
- il Cinema Star (angolo via Consolare Vecchia, via U. Bonino) trasformato in un supermercato;
- il Cinema Mariella (via Andrea D’Anfuso – villaggio Aldisio) trasformato in un supermercato;
- il Cinema Astoria (angolo via Socrate – Villaggio Santo) trasformato in un bar, tabacchi, farmacia ed edicola;
- il Cinema Umberto Barbaro (viale Europa) trasformato in negozi;
- il Cinema Oriente (via G. Pilli – Camaro S. Paolo) trasformato in un supermercato;
- il Cinema Garden (via Antonio Martino) trasformato in una sala Bingo;
- il Cinema Star (angolo via Consolare Vecchia, via U. Bonino) trasformato in un supermercato;
- il Cinema Odeon (Viale S. Martino) trasformato in un grande magazzino;
- il Cinema Lux (largo Seggiola) la platea è stata trasformata in un supermercato;
- il Cinema Olimpia (via degli Amici) trasformato in un ristorante esotico;
- la saletta Milani (piazza Immacolata di Marmo) trasformato in uffici;
- il Cinema Metropol (via Garibaldi) trasformato in un supermercato;
- il Cinema Astra (via P. Calpso) trasformato in una Pub-Pizzeria;
- il Cinema Grotte (via Consolare Pompea) trasformato in un bazar;
- l’Arena Green Sky ( SS.113 Mortelle) trasformato in un ristorante;
Mentre sette restano chiuse ed inattive:
- il Cinema Don Orione (viale S. Martino);
- il Cinema Golden (via del Santo);
- il Cinema Don Orione (viale S. Martino);
- il Cinema Capitol (via N. Bixio);
- il Cinema Aurora (angolo via Risorgimento, via XVII Luglio);- il Cinema Savio (via Peculio Frumentario);
- il Cinema Giardino Corallo (via Boner);
- il Cinema Irrera a mare (interno della Fiera)

Oggi le sale cinematografiche sopravvissute sono un patrimonio storico culturale che va valorizzato con una rifunzionalizzazione che non perda di vista il valore culturale di partenza e la vocazione educativa originale. Interessante sarebbe farne una mappa interattiva da pubblicare sul web dove ogni visitatore potrà inserire i suoi ricordi e foto e ogni altro genere di documento in modo da restituire alla memoria collettiva un quadro, quanto più fedele e dettagliato, del valore culturale, sociale ed antropologico del fenomeno cinematografico in riva allo Stretto, avvalendosi di specialisti, esperti e cultori della materia come il dott. Egidio Bernava, il prof. Nino Genovese ed altri. Un’operazione virtuale capace di far rivivere la poesia di quei sogni. 

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