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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La forma delle idee

La forma delle idee

A cura di Carmelo Celona

Uccellini in gabbia a Villa Mazzini, una "prigione" crudele e diseducativa

Splendide creature, assetate di cielo e sole, nate per essere libere ma recluse dall'insensibilità degli uomini. Forse ora è il caso di rimuovere quell'uccelliera simbolo di coercizione. Come esempio per i tanti quei futuri uomini che lì giocano e apprendono

Passando all’interno della Villa Mazzini si viene colpiti dalla presenza di una grande gabbia da zoo, oggi allestita come voliera.

A che serve una voliera in tempo di nati digitali? Quale scopo pedagogico sociale avrebbe? Nessuno, se non quello di fornire un senso di profonda tristezza nel vedere gli esseri viventi più attrezzati per essere liberi costretti in cattività.

Animali capaci di volteggiare nel cielo sconfinato, forzati a stare a terra a pascersi di sporco mangime invece di poter beccare i dolci frutti dagli alberi o semi dai campi.

Uccellini in gabbia a Villa Mazzini

Già era difficile in tempo analogico, senza video e tv, tollerare gli animali costretti nelle gabbie degli zoo per sedicenti scopi didattici, ma adesso, in epoca digitale, ove ogni bimbo con un click può esplorare in modo circostanziato e più suggestivo tutto lo scibile zoologico, costringere animali in gabbia, oltre ad essere l’ennesimo atto di crudeltà che l’uomo riserva all’innocenza degli animali, a cosa serve?

Che senso ha tenere ancora in gabbia gli uccelli? Ormai è tempo di diffusissime applicazioni digitali che consentono di fotografarli in volo ed avere subito un riscontro scientifico didattico direttamente sul telefonino. Questo è consentito soprattutto nelle aree naturalistiche protette dove vi sono dei punti di avvistamento specifici dai quali è possibile ammirare il transito di ogni specie ornitologica, fotografarla ed avere nell’immediatezza tutte le informazioni e tutta la conoscenza sul volatile avvistato.

Quella gabbia è la forma della insensibilità dei nostri tempi. Rappresenta quel paradossale corto circuito semantico che chiama libertà l’erosione dei diritti umani, nascondendo con questo eufemismo una categoria di pensiero totalitaria che concepisce e pratica l’idea del limite, della limitazione in nome di una libertà che non riconosce nemmeno i più elementari diritti naturali dell’individuo.

La stessa categoria di pensiero che in tempi di covid ha concepito la limitazione del respiro e dei movimenti, ha imposto un limite alla libertà personali, come quella di camminare e di muoversi all’aperto. L’ha fatto in nome di una scienza che è diventata fede inappellabile e incontrastabile i cui sacerdoti possono permettersi qualsiasi incoerenza di ragionamento e i potenti qualsiasi atrocità.

Una fede incontrastata che si veste dei più beceri paralogismi, come quelli di politici e governi che auspicano la pace fornendo armi ad uno dei due contendenti, seppur più debole e aggredito. Chi vuole la pace si chiama paciere e i pacieri sono coloro che fanno da tramite tra le parti in conflitto portando entrambi a più miti consigli, non forniscono armi.

Con questa illogica forma mentis, con questo pensiero dominante plebiscitariamente accettato, quanto vale occuparsi di quei tristissimi uccellini impietosamente ingabbiati, metafora tragica della condizione mentale dell’uomo post moderno?

Non è il caso di liberarli? non è il caso, in un luogo frequentatissimo dai futuri uomini, che giocano felici sulle altalene, di rimuovere per sempre quella gabbia che comunque è il significante della costrizione, sostituendola con una gioiosa e scintillante fontana o con altro ammennicolo da parco urbano, oppure lasciare quello spazio libero affinchè quei bimbi possano scorrazzare inseguendo un pallone?

Quella gabbia va rimossa, anche se fosse solo il momentaneo ricovero per curare animali, perché la Villa Mazzini è un luogo dell’imprintig per molte generazioni di messinesi. Un luogo, come tutti gli spazi frequentati dai bimbi nei primi anni d’età, dove i bambini apprendono informazioni dall’ambiente che gli circonda attivando processi cognitivi che strutturano e condizionano la formazione del loro carattere e la loro futura sensibilità.

Perchè gli uomini sono così crudeli con i volatili, accecandoli e costringendoli in un cielo infinitamente ridotto, forse invidiano la loro capacità di volare? Capacità che pochi di essi possono esercitare solo con il pensiero, gli altri si debbono accontentare di rumorosi aeromobili. Una sorta di sindrome di Icaro.

Gli uomini, in fondo, invidiano l’istinto libero degli animali diversamente non si spiegherebbero le atrocità che da sempre commettono all’indirizzo di creature dalle quali avrebbero tanto da imparare.

Uccellini in gabbia a Villa Mazzini, una "prigione" crudele e diseducativa

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