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Redazione

"Memoriale del Capitano Giuseppe Trimarchi”, alla scoperta del patrimonio culturale in Archivio

Il volume di Luciano Buono che abbraccia un arco temporale dal 1094 al 1962

Con la presentazione, in anteprima, dello studio sul “Memoriale del Capitano Giuseppe Trimarchi (1565)” di Luciano Buono, si è chiuso il calendario delle attività programmate dall’Archivio di Stato di Messina nell’ambito de “Il Maggio dei Libri”.

Il lavoro del ricercatore messinese si inquadra in un progetto più ampio di divulgazione di tutto quel patrimonio culturale esistente presso l’Archivio la cui consultazione gioverà alla conoscenza di una parte di storia della città e dei suoi uomini. com’è il caso, appunto, del Memoriale che apre, anche, uno squarcio sugli avvenimenti degli anni a cavallo della seconda metà del ‘500.

Ed è proprio dall’esame del corposo Fondo Avarna, che abbraccia un arco temporale dal 1094 al 1962, iniziato dalla dott.ssa Della Valle e proseguito dal prof. Luciano Buono, che ha visto la luce il Memoriale,

La direttrice dell’Archivio, dott.ssa Angela Puleio, ha evidenziato l’interesse che riveste il Fondo Avarna che “consta di 556 unità, di cui 77 buste e 479 volumi e raccoglie anche, oltre a quella acquistata nel 1994 dal Ministero per i Beni Culturali, una parte della documentazione superstite al rogo dell’abitazione dove trovò la morte Giuseppe Avarna, donata all’Archivio dalla seconda moglie del duca”.

“Documento interessante”, come lo ha definito il prof. Giuseppe Campagna, dell’Università di Messina, il Memoriale mette in risalto il fedele servizio prestato dal Capitano Giuseppe Trimarchi “per ventisette anni prima all’imperatore Carlo V e poi al re Filippo II, tanto in mari come in terra”.

Famiglia nobile, quella dei Trimarchi, legata, per origine, al piccolo centro di Savoca dove, sopra l’architrave della chiesa madre, ristrutturata grazie all’interessamento di Pietro Trimarchi (sec. XV-XVI), sono riportate le insegne del casato (d’azzurro alla sbarra d’oro, accompagnata da tre martelli pure d’oro, manicati dello stesso, posti 2 e 1).

I servigi resi dal capitano savocese in questo arco cronologico si legano a tutti i problemi del regno di Carlo V, ereditati poi da Filippo II. Il Trimarchi, fra l’altro, partecipa all’ultima fase delle guerre d’Italia contro i Francesi proprio durante il regno di Filippo II e fa parte delle truppe nella battaglia di San Quintino, combattuta il 10 agosto 1557, come capitano di 400 archibugieri.

Il Memoriale non è altro che una dettagliatissima relazione di quasi trent’anni di attività militaresca del Capitano Giuseppe Trimarchi a fianco di personaggi di assoluto spessore e “lo possiamo definire assolutamente unico nel suo genere”, ci ha dichiarato lo studioso Buono, “documento all’interno del quale emerge la devozione della famiglia verso la corona spagnola già a partire dal 1300 quando un Luigi Trimarchi risulta essere segretario consultore del re Giovanni d’Aragona”.

Personaggio certamente facoltoso se è vero che poteva permettersi di portare con sé, e pagare di tasca propria, uno stuolo di militari e mercenari e, catturato per ben tre volte, riuscire a riscattare la propria libertà.

“Un particolare che incuriosisce è come nella storiografia moderna non ci sia quasi traccia del Trimarchi, tranne piccoli accenni in qualche studio ottocentesco, mentre nelle cronache dell’epoca viene spesso citato”, ha puntualizzato Buono.

Eppure, il Capitano partecipò, nel 1538, alla battaglia navale di Prevesa e ad altre imprese in Barbaria, al seguito del vicerè Ferrante Gonzaga e dell’ammiraglio Andrea Doria e, in seguito, con il viceré Juan de Vega, ebbe l’incarico di capitano di fanteria e capitano di Giustizia a Siracusa e combattè con Pietro Urries, governatore di Calabria e poi stratigoto di Messina, nei casali di Cosenza “contra la forza di tanti forausciti”. Fu anche al seguito di Marcantonio Colonna, nella campagna di Roma, nell’assedio di Paliano e nella conquista di Segni.

“Chiusa la parentesi continentale e ritornato in Sicilia”, ha continuato il prof. Buono, “nell’ottobre del 1558 il Trimarchi decise di intraprendere una nuova impresa e armò a Messina una galeotta di 22 banchi per andare in battaglia contro gli infedeli”.

“Quasi un capitano di ventura”, per dirla con le parole della direttrice dell’Archivio. Rimangono in piedi alcuni interrogativi come, ad esempio, il perché tale memoriale faccia parte del fondo Avarna e se, e quali rapporti esistessero tra le due famiglie, gli Avarna, appunto, e i Trimarchi. "Non è improbabile", come ci ha dichiarato lo stesso prof. Buono, "che dallo studio del vasto corpus documentale del Fondo Avarna, al momento in fase di catalogazione, non possano emergere altri documenti che chiariscano questi interrogativi".

Il testo del Memoriale, con un’approfondita nota curata dal prof. Buono, risulta pubblicato nel numero 103 della Rivista dell’Archivio Storico Messinese.

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