Ponte, la Stretto di Messina novella Re Mida dalle mani libere e con portafoglio senza fondo
Imbalsamata più di 10 anni col pretesto che non poteva estinguersi in attesa della definizione della causa contro lo Stato continua a esistere e macinare risorse grazie ad anomali decreti. Un unicum, anzi un mostro ché solo così può sperare di non essere travolta tra Scilla e Cariddi
Il governo del fare ….. gli affari suoi.
È urgente, per il Governo Italiano, che la società Stretto di Messina abbia la disponibilità di denaro, di molto denaro, subito.
È rimasta imbalsamata più di 10 anni con il pretesto che non poteva estinguersi in attesa della definizione della causa contro lo Stato, al quale ha chiesto euro 325.750.660 per spese oltre al risarcimento del danno ma ha resistito - stoica, senza mezzi e svuotata di tutto - fino alla resurrezione per legge, nonostante la Corte dei conti avesse più volte rilevato che una rapida chiusura si imponesse come necessaria perché la conflittualità è contraria ai principi di proporzionalità, razionalità e buon andamento dell’agire amministrativo.
Ma lo sanno tutti sin dal 1864 le ferrovie hanno intrapreso i lavori per la costruzione di un gigantesco ponte sullo Stretto di Messina, un’opera strategica, fondamentale per i collegamenti europei, il ponte più grande e più bello dell’universo mondo terracqueo …. che però - è ovvio - non si può costruire in poco tempo senza soldi.
E allora?
Per “permettere l’assunzione di tecnici dall’alta professionalità” è urgente prevedere “la deroga al tetto dei compensi previsti per amministratori e dipendenti pubblici” in euro 240.000,00 annui lordi, che poi non sono pochi se si pensa a chi lavora per euro 3 all’ora.
Così potranno sedersi a tavola i migliori ingegneri, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, professori, grandi manager e giornalisti.
Perché la deroga riguarda tutti senza eccezioni: i grandi manager ed i piccoli, geometri, informatici, comunicatori, amministrativi e manovali specializzati, amici e amici degli amici.
E come si fa ad assumere quelli più bravi se sono già in pensione?
Occorre un’altra deroga: consentire a costoro di percepire la pensione ed anche il lauto compenso.
Ecco fatto! Alla faccia dei giovani che - si sa - possono attendere e intanto andare a lavorare all’estero.
Le proposte dal solerte Ministro delle infrastrutture sono approvate dal Consiglio, senza fare una piega non tanto per pudore quanto per il caldo pomeriggio agostano.
E alla domanda del giornalista che nel corso della rituale conferenza stampa, orfana della Premier, della Ministra del lavoro e del Ministro della funzione pubblica, chiede se questa deroga riguarda anche gli organi di vertice.
Il ministro, senza alcun imbarazzo, risponde che il decreto legge non riguarda i vertici di SdM.
È vero!
Per il presidente, l’amministratore delegato ed i componenti del consiglio la legge finanziaria, con la revoca dello stato di liquidazione e la resurrezione della SdM, aveva già assicurato lauti compensi, come prevede il codice civile per le società private, liberamente determinabili, su proposta di loro stessi.
Ma come se tutto questo non bastasse il decreto prevede un’altra deroga fondamentale per rendere operativa la società pubblica: SdM non dovrà rispettare la legge che obbliga le amministrazioni alla riduzione della spesa e sarà novella Re Mida dalle mani libere e con portafoglio senza fondo.
C’è un’altra urgenza per il Governo italiano, ancora più rilevante delle deroghe, sottaciuta e relegata all’ultimo comma.
Occorre liquidare Anas per ottenere il trasferimento delle azioni pari all’81,848% del capitale sociale, dal valore nominale di euro 313.623.561,60 per poter agire e prima rafforzare la funzionalità di SdM con l’aumento di capitale sociale.
Per il trasferimento è urgente, anzi urgentissimo determinare il prezzo delle azioni e per questo occorre che sia depositata la stima degli esperti che già erano stati nominati dal Ministro dell'economia e delle finanze per quantificare la somma da versare, senza il limite - prima previsto - del valore contabile.
Questa relazione di stima, attesa da mesi, resta ancora misteriosa ma, infine, ultimo rigo, un ultimo cadeau di saluto: “Tutti gli atti connessi alle operazioni di cui al presente comma sono esenti da imposizione fiscale, diretta e indiretta, e da tasse.”
Resta un arcano in forza di quale principio superiore Anas, un’azienda di Stato, dovrebbe incassare senza pagare le tasse e SdM, società pubblica, dovrebbe aumentare il capitale sociale senza pagare le tasse.
Con buona pace del principio contributivo e delle regole di libera concorrenza e di mercato.
SdM è un unicum, il governo ha creato un mostro perché solo così può sperare di non essere travolta da mulinelli e gorghi tra Scilla e Cariddi.
Intanto il Contraente generale - soggetto privato, temporaneo, miracolosamente risorto per legge - resta a guardare, a sistemare qualche affare interno, a mantenere vivo il contenzioso, sotto gli occhi vigili del suo neopresidente, vecchio conoscitore di uomini e cose.
*Avvocata, legale Wwf