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Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

Cultura e politica in Sicilia, Samonà invoca clemenza? Allora cominci a ripulire i suoi curriculum

Direi che con gli sviluppi delle vicende legate al nuovo assessore ai beni culturali, siamo ben oltre la famosa invasione degli orsi in Sicilia, del resto abbiamo ospitato anche gli elefanti di Annibale il quale, secondo Gianni Granzotto, avrebbe addirittura costruito il primo ponte (di barche) sullo Stretto. Noi speriamo sia anche l’ultimo, visto che ogni cento anni la Natura ci fa barba e capelli, resta il fatto che abbiamo visto di tutto, dunque nulla ci sconvolte. Quest’isola che c’è per davvero e supera la fantasia del più fantasioso degli scrittori.   

Oro, lo dico senza ironia, sono il primo a credere nella possibilità di cambiamento degli esseri umani, altrimenti dovrei dedicarmi a un altro lavoro, dunque quando l’assessore dice di avere cambiato idea rispetto ai tempi giovanili, apprezzo, anzi sono così romantico da pensare che non lo faccia per difendere i 20 mila euro di stipendio assessorile. Tuttavia, sono pure un convinto assertore della continuità dello stile di vita, non dico immutabilità, quello no, ma coerenza di sicuro, e conosco la regola del bordeggio, quella che permette di risalire controvento girando di bordo a seconda della direzione del vento.

Dunque, se l’assessore ai beni culturali della regione Sicilia adesso invoca clemenza per alcune gravi e imbarazzanti, molto gravi e molto imbarazzanti, affermazioni contenute nei suoi non memorabili volumi, dovrebbe avere la creanza di eliminare questi ultimi dal curriculum. Chissà, cosa rimarrebbe tolti quei colpi di sole, ma in una Regione in cui merito non conta nulla, il posto non glielo porta via nessuno, perché se qualcuno parla di curriculum nella politica isolana viene ricoverato d’urgenza.

Ma noi non ci rassegniamo. Esattamente 46 anni fa avevo messo piede per la prima volta a Padova, la città dove mi sono laureato. Mi aveva accolto una scritta offensiva sul muro della stazione, “Forza Etna”. Nel 2018 ci sono tornato, stavolta tenevo un seminario a un folto gruppo di insegnanti, alla fine del quale, una volta creatosi un clima di reciproca stima, avevo raccontato quell’episodio richiamando ciascuno alle proprie responsabilità, almeno per il presente.

Sentivo di doverlo fare per la nostra gente, spesso umiliata a causa di stereotipi alimentati delle tragiche macchiette della politica, cui ora, semplicemente, se ne aggiunge un’altra, strapagata, inutilmente strapagata, come tutti i suoi colleghi, il cui unico merito, vale per tutti i politici siciliani, nessuno escluso, è trovarsi al posto giusto al momento giusto, ecco perché saltano di partito e di schieramento come le cavallette, perché il problema non è stare dalla parte della gente o della verità, piano coi paroloni.

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Ma la “mia gente, quella per la quale avevo sentito il dovere, dopo quasi mezzo secolo, di chiedere ammenda ai padovani, non ingloba l’assessore e nemmeno i politici siciliani, neppure uno di loro, la mia gente è tra quella che conosco e stimo, la Sicilia ne è piena, e mi travolge con la sua dignità, con la sua capacità di indossare la vita a testa alta. Certo, la mia gente sono quelli come mio padre, come mia madre, come i tanti siciliani che sono stati usati nell’ultimo secolo e mezzo come gradini per arrampicarsi, da parte di individui che in qualsiasi altro luogo dell’Europa continentale farebbero i portalettere. Del resto, se funzioniamo più come Maghreb che come la Danimarca qualche ragione ci deve essere. Basterebbe scorrere elenchi e curriculum di chi si è occupato di politica in Sicilia per trovare risposte.

Mia moglie alla veneranda età di 58 anni, sta per laurearsi alla statale di Milano in Conservazione dei beni Culturali, è stata una scelta adulta, arrivata dopo che si era cresciuta i figli. In questi anni, quando mi capitava di essere libero la accompagnavo a lezione e seguivo con lei i corsi. Mi sono imbattuto nei più grandi studiosi italiani di storia dell’arte e di tante altre cose che riguardano le bellezze della nostra terra, Sicilia inclusa.

Ecco, vorrei chiedere al presidente della regione siciliana se avesse dovuto scegliere un consulente di beni culturali per la sua famiglia, se avrebbe puntato su uno di quegli straordinari docenti o se si sarebbe affidato alla stessa persona cui si è affidato per la Regione. Credo di conoscere la risposta come la conosce anche il presidente, sappiamo, non essendo un fesso, che avrebbe scelto uno degli esperti dell’università di Milano, ma anche per Nello Musumeci, evidentemente vale la regola che quando il culo è quello degli altri, sembra che le effrazioni facciano meno male. Tanto pagano i cittadini. In tutti i sensi.

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