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Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

Barbara Lezzi, il Mes e la politica di Corto Malese

Non capire che se cade questo governo è il caos e torna la destra, significa essere dei faciloni, nella migliore delle ipotesi, degli incoscienti, nella peggiore. A meno che il sogno degli inquieti del M5Stelle sia proprio quello che alle persone normali appare un incubo

Metto il nome dell’onorevole Barbara Lezzi nel titolo, chissà mai che possa leggersi quanto avrei da dirle, vista la sua intransigenza sul Mes.

La realtà, grande nemico del M5S ma riferimento delle persone che nella vita esercitano qualche minima responsabilità, comprese innumerevoli madri e padri di famiglia, sembra essere ancora lontana dagli amanti dell’avventura, amici del vagabondo Di Battista, che ricorda molto i fumetti di Corto Maltese. Belli, emozionanti, ma poi arriva la realtà, la solita antipatica realtà, e ci ricorda che spesso in politica occorre scegliere tra un cancro e una frattura. Una persona normale sceglie una frattura, a meno che non si abbiano i numeri per fare da soli e salvo che non si sia troppo litigiosi, cosa difficile nel Movimento, una specie di gruppo terapeutico, il cui equilibrio riposava nella testa di un leader mattacchione che, tuttavia, alla resa dei conti, pare la persona più strutturata e realista. Resta il fatto che quando c’è un padre, non dovrebbero essercene nei gruppi politici, i “figli” litigano perché la questione si fa affettiva e si ragiona con la pancia. 

Non capire che se cade questo governo è il caos e torna la destra, significa essere dei faciloni, nella migliore delle ipotesi, degli incoscienti, nella peggiore.  A meno che il sogno degli inquieti del Movimento sia proprio quello che alle persone normali appare un incubo, ossia il disfacimento della maggioranza e magari il ritorno dei vecchi amici muscolari, in un momento che è inutile definire.

Vede onorevole, un conto è vedere e combattere il marcio, un conto è gettare tutto a gambe all’aria. Le faccio un piccolo esempio per descriverle l’abisso che ci separa. Lo dica anche alla sua amica Antonella Laricchia, così effervescente, come siete voi “pasionarie”, tanto la vita è quella degli altri.

Ricorderà, onorevole, che la prima mossa di governatore Michele Emiliano, appena eletto cinque anni fa, fu quella di assumere la propria compagna di vita. Una porcheria, così come adesso lo sarebbe, se andasse in porto, lo scambio tra figlio del governatore Vincenzo De Luca, che diventerebbe sottosegretario, e un collaboratore di Nicola Zingaretti, che diventerebbe responsabile della rappresentanza della Regione Campania a Roma.

Sulla bravata di Emiliano avevo scritto un articolo pesante, se fosse andata male non avrei avuto, come Barbara Lezzi, l’immunità parlamentare, giocavo, scusi il linguaggio poco istituzionale, con il mio sedere e con quello dei miei figli. Eppure, se nei mesi scorsi fossi stato in Puglia lo avrei votato, perché era molto meglio del suo avversario. Lo stesso vale per Vincenzo De Luca, insopportabile, che avrei votato perché la vittoria del suo avversario sarebbe stata ancora peggio.

Ecco, onorevole, così funziona tra persone avvedute, che non mancano di idee e di coraggio, anzi ne possiedono più di lei e di tanti parlamentari, ma quando c’è da scegliere dimenticano le simpatie e badano all’interesse del Paese.                                                                    

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