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Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

Ragazzi e lavoro a Messina, un binomio inesistente: eppur si muove...

Il progetto di inclusione lavorativa per un migliaio di giovani è un’ottima idea. Bisogna capire se si tratta solo di mettere in mano qualche soldo ai ragazzi oppure di incrementare le loro competenze professionali, perché qualsiasi cosa si impari aiuta a stare al mondo. Per questo non farei lo schizzinoso quando si tratta di lavare vetri, a patto che questo non li metta in concorrenza con chi lavando vetri ci vive

Se vogliamo parlare del binomio ragazzi e lavoro a Messina, dobbiamo fare a meno di uno dei due poli del binomio, lavoro per l’esattezza, semplicemente perché non esiste.

Non esisteva ai miei tempi e non è mai esistito, e i genitori devono rassegnarsi, oggi come allora, a vedere partire i propri figli oppure vederli sfangare in cambio di elemosine, giacché parlare di stipendi è spesso inappropriato.

Il lavoro, quello pagato, con degli stipendi appunto, di solito da noi è appannaggio dei contigui, che una volta giunti a destinazione si sentono arrivati e inamovibili a prescindere, ragione per cui molti di loro in realtà smettono di lavorare. Un caro amico, responsabile di qualcosa di “pubblico” in città, e che è invecchiato di dieci anni nel giro di dodici mesi, mi raccontava che in realtà non poteva comandare nessuno, altrimenti non faceva più la vita, perché la persona che aveva piazzato il lavoratore, in genere un politico, si faceva sentire.

Può darsi che qualcuno si offenda per queste parole, ma ce ne faremo una ragione, a Messina ci offendiamo per vocazione, ecco questo si che potrebbe essere un mestiere dalle nostre parte. Fare l’offeso. Permalosi fino a midollo ma capaci di votare con parti anatomiche lontane dal cervello e di regalare ai nostri figli amministratori o politici che dovrebbero occuparsi, a essere gentili, di altro.

Adesso si parla di un progetto di inclusione lavorativa per un migliaio di giovani messinesi, un’ottima idea senza dubbio, mi piacerebbe capire com’è strutturata, se si tratta solo di mettere in mano qualche soldo ai ragazzi oppure di incrementare le loro competenze professionali, perché qualsiasi cosa si impari aiuta a stare al mondo, per questo non farei lo schizzinoso quando si tratta di lavare vetri, a patto che questo non li metta in concorrenza con chi lavando vetri ci vive.

Al netto di questi possibili effetti sociali collaterali, che pure non sono marginali in una città dove la maggior parte delle persone faticano a portare a casa quello che serve a mettere insieme pranzo e cena, permettere a dei ragazzi di avvicinarsi in qualche modo all’universo del lavoro è un buon inizio, a patto però che diventi anche un’esperienza educativa, a condizione che vengano affiancati da tutor esperti che li aiutino a capire che non si tratta di un’esperienza goliardica, che il danaro consegnato loro arriva dalla comunità. Soprattutto, però, che serva agli effervescenti amministratori della città, così impegnati a inseguire nuove carriere politiche dopo averla usata come trampolino di lancio, a capire che Messina non è un nome, un contenitore vuoto, ma l’insieme di 250 mila destini presi perennemente in giro, con la loro stessa complicità, da una classe politica locale folcloristica, a essere benevoli.  

È ora di smetterla di fare spettacolo alle loro spalle impegnandosi a creare posti di lavoro veri, questo richiede sforzi piuttosto seri a base di idee, capacità progettuale, credibilità istituzionale, ciò che in genere chiedono gli investitori per mettere il loro danaro sul piatto.

Nessuno dice che è facile, ci mancherebbe, ma se non si è in grado perlomeno di provarci, allora è meglio non occuparsi di politica, perché corrisponde a giocare con la vita delle persone.

Ben vengano i piccoli lavori stagionali, come quelli che faranno i mille giovani messinesi, ma poi bisogna andare oltre, gli esempi edificanti in città non mancano, si prenda esempio da quelli.

P.S. Quando frequentavo l’Università di Padova lavavo cessi in una azienda milanese. Non mi sono mai preoccupato se fosse degradante ma di fare bene il mio lavoro. Questo un piccolo messaggino per i messinesi che per il fatto stesso di aver mandato i figli a scuola pensano che non si possano sporcare le mani.

Ragazzi e lavoro a Messina, un binomio inesistente: eppur si muove...

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