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Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

Calcio a Messina, il derby “quasi niente” che cerca e merita un domani

Un imprenditore torinese, di origini meridionali, da una parte, una cordata salernitana affiancata ad un imprenditore della provincia di Messina, dall’altra. Si giocano molto, nel suo piccolo è una gara drammatica, non andare in Lega Pro significherebbe avere speso tanto e a vuoto. Ma non si percepiscono isterismi, un risultato è già raggiunto

Non è bello da dire, ma oggi è una giornata importante. Non è bello da dire perché si tratta quasi di niente, un niente di cui però bisogna avere rispetto, perché in città il calcio diverse volte è stato qualcosa, a differenza di altri fenomeni, ambiti e persone, diverse persone.

Quindi, anche se vorremmo non ricordare che il Derby si svolge tra i dilettanti, ci piace che l’elettroencefalogramma della città si muova a causa del calcio, come è già accaduto in passato, ci piacerebbe ancora di più se non fosse uno dei pochi attori a spostare il pennino, ma così stanno le cose e dobbiamo essere contenti, altrimenti dal quasi niente si retrocede all’ultima casella, dopo la quale c’è il nulla.

Oggi in campo ci sono le squadre messe insieme da imprenditori che intorno a quel quasi niente, che è diventato da troppi anni, il calcio cittadino stanno investendo milioni di euro, tra l’una e l’altra società pagano ogni mese un centinaio di stipendi, in assenza di entrare significative, a cominciare da quelle generate dal pubblico pagante. Non sono missionari, non ne conosco, ma se la loro ansia di primeggiare e, se possibile, di guadagnare, ci porta bene, benvenuti.

Un imprenditore torinese, di origini meridionali, da una parte, una cordata salernitana affiancata ad un imprenditore della provincia di Messina, dall’altra. Si giocano molto, nel suo piccolo è una gara drammatica, non andare in Lega Pro significherebbe avere speso tanto e a vuoto, ma non si percepiscono isterismi, un risultato è già raggiunto.

Speriamo una delle due ce la faccia davvero (forse dovremmo considerare maggiormente la Gelbison) e che il giorno dopo ci si sieda e si trovi un accordo per non disperdere energie preziose. I due gruppi sanno di calcio, soprattutto i torinesi e i salernitani. La componente messinese, cui va il merito di avere salvato il titolo sportivo, si è trovata invischiata in un salvataggio costosissimo, bisogna ricordarsene.

Si tratterà di capire se le finalità possiedono direzioni e gittate davvero compatibili, la gestione dello stadio potrebbe essere un detonatore di convergenze. La componente torinese possiede meriti superiori a quelli visibili, porta un metodo di lavoro, molto attento alla competenza, nonché un’inclinazione a lavorare in prospettiva che fanno bene alla città. La componente salernitana deve ancora mostrare le proprie strategie, è innegabile però che sia stata in grado di assumere il comando delle operazioni, in un tempo sorprendentemente breve, con un progetto chiavi in mano, mettendo le ali al progetto della componente messinese.

Oggi, comunque vada, finalmente ci sarà un confronto di competenze, un problema di abbondanza che raramente si registra da queste parti, non per mancanza di talenti, semmai per eccessi vari, anche di inconcludenza e di chiacchiericcio.

Sarà pure una partita tra dilettanti, ma gli investimenti sono forti e le motivazioni pure, sono anni che si aspettava qualcosa di simile e il quasi niente, stavolta, di colpo sembra avere un domani.

                                                                                

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