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Riguardare con cura

Riguardare con cura

A cura di Domenico Barrilà

Gentile Guido Crosetto, io non mi fido di Giorgia Meloni e forse neppure lei

Le confesso, gentile Guido Crosetto, che lo scambio tra lei e il giornalista Senio Bonini mi è parso un episodio da tenere annotato. In genere l’intervistato non redarguisce il giornalista per il contenuto di una domanda, risponde e basta, oppure non risponde.

Forse lei stesso un anno fa non lo avrebbe fatto, non vorrei che la percezione di una vittoria annunciata l’abbia disinibita, mostrando un substrato che avremmo preferito non vedere, soprattutto in lei che sembra una figura moderata. Immaginiamoci gli altri, a cominciare dall’iracondo-represso, sempre con fatica, Ignazio La Russa.

Immagino non chiederà scusa, non mi sembra il tipo, ma fossi in lei lo farei perché con i sospetti che si portano diversi esponenti del suo partito, a cominciare da Giorgia Meloni, sarebbe il caso che un suggeritore del suo calibro evitasse di confermare alle persone come il sottoscritto che stiamo per infilarci in una stagione inquietante.

Certo lei, che mi pare un tipo piuttosto diretto, mi darebbe dell’esagerato, ma le consiglierei di fidarsi, l’occhio è piuttosto allenato e credo accompagnato da sincera onestà intellettuale. Mi confronto tutti i giorni da quarant’anni con persone che mi parlano dei loro mondi interiori, e credo di sapere come andrà a finire questa pagina di storia. Se le passassi una serie di articoli, scritti a partire da dieci anni fa a proposito di Matteo Renzi e di Beppe Grillo, presterebbe maggiore attenzione alle mie parole. In quelle due occasioni era facile prevedere che sarebbe finita male, a loro e a noi, che la politica ne sarebbe uscita incattivita e psichiatrizzata, un discorso che oggi si potrebbe applicare a Carlo Calenda. Adesso qualcuno scopre che il fondatore del M5S è un padre padrone, troppo comodo fare il profeta del giorno dopo, era fin troppo evidente che le relazioni interne al Movimento avevano a che fare con la psicologia del profondo piuttosto che con la politica e che quest’ultima ne sarebbe uscita a pezzi.

Tuttavia, nel caso di Fratelli d’Italia le cose sono ancora più serie perché buona parte del suo personale politico coltiva nostalgie sospette, non solo, ma la stessa comunicazione politica, a cominciare dalla fiamma nel simbolo, evoca suggestioni che possono fare presa nell’esasperazione delle persone, disorientate dalla pandemia e dalla situazione generale del Pianeta, inducendole a chiamare speranza la bella operazione di marketing dell’oblio che avete messo sapientemente in piedi, anzi sinceri complimenti, sebbene stiate giocando una partita pericolosa, per voi e per noi, che certo non abbiamo voglia di fare salti indietro di un secolo, invischiandoci in un brodo sociologico che degenerò fino ad annientare il Paese.

Le chiedo cosa dovrei pensare di una leader cresciuta nel mito di quei tempi, che a centinaia di migliaia di italiani costarono la vita, forse per questo, mi perdoni la battuta, impazzisce per la sua pelata. Posso umanamente capire i disagi per il trascorso familiare complesso della signora, ma certi problemi si risolvono prima di mettersi a fare politica. Tutte le volte che un politico si è illuso di compensare le sue carenze attraverso il potere, il mondo è finito regolarmente sull’orlo dell’abisso.

Personalmente, e sono certo di non essere solo, non intendo sottovalutare questi pericoli, c’è di mezzo il futuro di tutti noi, che abbiamo bisogno di una politica che stia su binari comuni, siamo stufi di vivere degli incubi ogni volta che si va a votare, perché la destra sembra avere un conto aperto con l’Europa, con la Costituzione, con la Solidarietà, con i Diritti, con gli Stranieri che, lo ricordo perché da quelle parti sembrate tutti cristiani d’acciaio, sarebbero dei fratelli.

Lei, per giunta, suggerisce un patto tra tutte le forze politiche, visto che per l’autunno si profila la tempesta perfetta in economia, ma spero non pensi che possiamo allinearci tutti quanti dietro la Meloni. La sua idea è condivisibile, ma solo se scegliete un presidente del consiglio nel quale tutti ci possiamo, almeno per un lembo, riconoscerci e fidarci.

Infine, vorrei sapere se quando si è messo a bacchettare il giornalista si è ricordato che quella persona, che immagino sia un padre di famiglia, lavora per il servizio pubblico, e che da ora in avanti forse non sarà più libero interiormente. Proprio lei, dico, che è stato un parlamentare di Forza Italia, si permette di ammonire il giornalista, intimandogli di “non schierarsi”. Se li ricorda i telegiornali diretti, tanto per dire, da tifosi della curva alla Paolo Liguori o Emilio Fede.

Spettacoli inimmaginabili, eppure andavano in onda.

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