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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

La gaffe di Majorino sul Meridione e la classe (quiescente) di Roberto Occhiuto

Il candidato del centrosinistra poteva risparmiarsi la frase infelice sulla Calabria ma tutto sommato è un complimento se guardo a ciò che pensano dei meridionali, ancora oggi, tanti elettori leghisti. Dovrebbe tenerne conto il presidente della Regione cercando a casa sua i nemici del Sud

Diciamoci la verità, Pierfrancesco Majorino la battuta sulla Calabria se la poteva evitare, sarebbe molto meglio, detto da siciliano che da mezzo secolo vive in Lombardia.

Sinceramente mortificato, aveva chiesto scusa, ma oramai la frittata era fatta.

Tuttavia, al presidente della regione Calabria, che invece di usare lo strumento della classe (se non la possiedi non puoi dartela) si permette di dargli del cretino, vorrei dire che anche lui avrebbe fatto meglio, anzi assai meglio, a tacere, ci avrebbe guadagnato enormemente.

Majorino, tanto per dire, non è amico di Silvio Berlusconi, neppure io, grazie al cielo, se lo fossi, avendo una figlia femmina, mi sarei vergognato per tutta la vita. Naturalmente sono cretino anche io, perché alle regionali voterò proprio il candidato del centrosinistra, assumendone i tratti caratteristici. Ognuno assume quelli dei propri referenti politici, a meno che non ne prenda le distanze, io non lo faccio, Occhiuto non può farlo, dato che si trova dove si trova grazie al leader del suo partito. Ci separa un abisso, presidente, giusto per dare un’idea e tanto per essere chiaro, nel 2001, con un libro alla terza edizione, mi sono allontanato dalla Mondadori, rompendo un contratto in esclusiva di 25 anni. Guardare in faccia mia figlia sarebbe stato impossibile, se fossi rimasto.

La dignità, governatore, conta ancora.

Immagino intuisca che io non vibro davanti a tanta autorità morale del signore di Arcore, cui la giustizia italiana ancora oggi dedica così tanto tempo, sottraendolo all’esercizio dei diritti di altri cittadini. Tre anni fa sedevo in consiglio di amministrazione di una Fondazione benefica, mi era stato chiesto di partecipare a un incontro con il referente nazionale del governatore, mi è parso gentile declinare. Le barzellette sporche le lascio al suo pubblico naturale. In effetti, in quell’occasione, pare fosse in grande forma, a detta dei testimoni.   

Uno dei miei migliori amici, è calabrese, persona a cui dovreste fare una statua. A lui dedico col cuore questo articolo. Fa lavorare, con tutti i crismi sindacali, quattrocento persone, in Calabria, permettendo di studiare a chissà quante centinaia di bambini e ragazzi, figli di quei lavoratori.

Sono lui e quelli come lui a creare speranza da quelle parti, non la politica, altrimenti non vi sarebbero migrazioni verso Nord di malati e di studenti universitari, oltre che di disoccupati.

La sua regione meriterebbe politici degni di quegli imprenditori. Se penso che alle penultime regionali uno di loro è stato battuto da una berlusconiana, mi vengono i brividi alla schiena. Conosco, perché spesso sono venuto in Calabria per lavoro, tanta povera gente che si spacca la schiena per dare il minimo alla sua famiglia e per avere uno straccio di lavoro è costretta a chiedere il “favore” a qualche politico locale. Certo, succede anche altrove, ma in proporzioni fisiologiche.

Vero che la Calabria è piena di persone di buona volontà, credo di saperlo benissimo, ma non fanno politica, salvo le eccezioni di rito, che spero vi siano. Lo stesso vale per la Sicilia. Il risultato è che io, per dignità, mi sono messo in viaggio a 18 anni e lei è presidente di una regione. Non saprei se sono più intelligente, sinceramente non mi interessa neppure stabilirlo, ma quando vuole confrontare i nostri curriculum sono disponibilissimo. Insieme a me, una marea di siciliani e calabresi è venuta via, e forse non era la parte peggiore. I concorrenti si sono dovuti dedicare alla sopravvivenza, se vuole le faccio l’elenco delle eccellenze siciliane e calabresi costrette a lasciare campo libero, privandovi di una concorrenza che vi avrebbe messi alla frustra.

Lasci stare gli epiteti riservati a Majorino, non siamo a villa Gernetto, e pensi quell’assessore regionale che esaltava i voti degli studenti calabresi, con quel ditirambo che ha fatto ridere tutta la Penisola, cosa di cui in questi tempi tristi le siamo grati. Parlava di ragazzi che nelle prove Invalsi, obiettive e valevoli per tutte le regioni, erano appena incorsi in rovesci imbarazzanti.   

Smettiamola con questa permalosità insopportabile, con questo orgoglio che sfoggiamo e vendiamo a tonnellate, ma che non serve a nulla, se non a farci apparire solo più presuntuosi.

Mi chiedo come mai quell’insulto così malandrino non abbia mai pensato di girarlo al suo alleato Matteo Salvini o non abbia eccepito su quei meridionali che lo votano, dei veri geni, i quali non immaginano come ci trattavano qui i leghisti mentre lei studiava all’università di Calabria.

Oggi nella cultura di quel partito è cambiato pochissimo. La frase infelice che si è fatta scappare Majorino è un complimento se guardo a ciò che pensano dei meridionali, ancora oggi, tanti elettori leghisti.

Lei dovrebbe sapere chi odia il Meridione, il candidato del centrosinistra non è tra questi, quelle persone sono in casa sua, tra i suoi alleati, si fidi, per questo lei non può avere il mio rispetto.

Al netto di questo sgradevole incidente, dovuto più alla tradizione bauscia milanese che alla cattiveria, mi sento molto più ferito e umiliato da tanti politici meridionali e, mi permetta di dirglielo con franchezza, se nelle amministrazioni calabresi vi fossero duecento Pierfrancesco Majorino, la sua regione, che amo più di quanto immagini (tutte le volte che vengo a parlarci non chiedo mai un soldo, è un punto d’onore dal quale non defletterò mai), non sarebbe agli ultimi posti della classifica europea relativa alla qualità istituzionale, e lasciamo stare le altre classifiche solo per carità di patria.

Lasci perdere, governatore, esattamente come lei invitava Majorino ad andare a lavorare, la invito, visto lo stipendio che prende e il danaro che in questi anni le è arrivato con gli stipendi della politica, a ottimizzare il suo tempo, tralasciando l’esibizione di muscoli che non ci sono, ma che servono solo ad alimentare quella illusione, questa si davvero stupida, che noi meridionali siamo più intelligenti. A lei e a tutti noi, me compreso, vorrei ricordare che i voti è la vita a darli, non ce li possiamo dare da soli o sperare che ci arrivino dopo certe sparate da circolo dopolavoristico.

Visito il Paese tutto l’anno per lavoro, lo conosco da dentro, per questo le suggerirei di volare basso, molto basso.

La gaffe di Majorino sul Meridione e la classe (quiescente) di Roberto Occhiuto

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