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Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

Giunta regionale senza donne: niente di nuovo in Sicilia, nemmeno lo spazio per scandalizzarsi

Per indignarsi dell’ultima bravata degli amministratori siciliani ci vorrebbe uno sfondo contro cui proiettare l’evento e vederlo risaltare come insolito. Ma non si nota alcuno scarto con l’ordinario

Non riesco a indignarmi per una giunta regionale siciliana senza donne, mi indignerei se accadesse in Milano, a Copenaghen, a Stoccolma, a Berlino, luoghi dove l’attuale presidente nonché la maggioranza dei consiglieri e degli assessori regionali faticherebbero a essere scrutinati, persino per ruoli da comprimari.

Nessuna possibilità di avvicinamento con quelle realtà, anzi distanze che si divaricano inesorabilmente. Lenta agonia nell’Isola, proprio lenta, così che non si percepisca e la politica possa continuare la sua opera devastatrice.

Per indignarsi dell’ultima bravata degli amministratori siciliani ci vorrebbe uno sfondo contro cui proiettare l’evento e vederlo risaltare come insolito, ma non si nota alcuno scarto con l’ordinario, senza contare che siamo stufi di queste tragiche barzellette, avevamo appena finito di ridere, per non piangere, della nomina di un assessore alla cultura davvero poco invidiabile.   

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La Sicilia è lo stesso luogo che, una ventina di anni fa, chiamato a scegliere tra Salvatore Cuffaro e Rita Borsellino, è stato capace di puntare in modo plebiscitario sul primo. Un film dell’orrore.

“L’avemu nta l’ossa”, non c’è niente da fare, avrebbe detto mia madre.    

Nulla di nuovo, insomma, nessuno spiraglio per dibattere, ancora meno spazio per scandalizzarsi. Troppo al di sotto della quota che permette un confronto, ci vogliono delle basi affinché si possa considerare grave quando avvenuto, ci vuole altro per raggiungere il livello che consente perlomeno di vergognarsi. Anni luce.

La Sicilia è questa, è la sua normalità, il vero scandalo sarebbe vedere un milione di isolani assediare il palazzo della regione, ma non c’è pericolo, anzi se si votasse domani mattina l’attuale presidente raddoppierebbe i suoi voti e sarebbero proprio le donne a premiarlo, perché molte di loro non si sentono nemmeno parte lesa. Occorre avere una coscienza di sé per indignarsi, ma la strada è lunga per le donne siciliane, sottoposte alla signoria di bravacci simili a quelli che le cancellano dalle stanze dei bottoni senza fare una piega.

Lo stesso elettorato, invece, non perde tempo a mandare a casa, e senza un saluto, l’ex sindaco di Licata, Angelo Cambiamo, che si permetteva di combattere l’abusivismo edilizio. È lui, in Sicilia, quello sbagliato. Quelli sbagliati sono Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Pino Puglisi, Giorgio Livatino, Peppino Impastato.

Universo rovesciato, la Sicilia, dove l’antimateria si è sostituita alla materia, sottraendole il governo della vita. Cosa volete, dunque, che sia una giunta senza donne, se non una semplice conseguenza di come siamo fatti.

Nemmeno la peggiore.

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