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Riguardare con cura

Riguardare con cura

A cura di Domenico Barrilà

Guerra e politica, la sindrome dell'antipatico da salotto

Mentre la televisione inventa personaggi a getto continuo, viene da considerare quanto i medesimi siano già vicini a quella data di scadenza che consegnerà all’oblio pure il loro messaggio, quand’anche fosse ragionevole.

Due ingredienti, presunzione e antipatia, accomunano questi individui, due ingredienti senza i quali risulterebbero meno indigesti ma, nello stesso tempo, non sarebbero più loro, ragione per cui nessuno li inviterebbe. Una condanna.

Premesse che oscurano quasi del tutto il merito delle loro argomentazioni.

In questo momento siamo alle prese con l’ultimo fenomeno da salotto, esperto di cose internazionali, tuttavia, quando lo senti parlare ti domandi come può padroneggiare argomenti così delicati, se, a occhio e croce, fatica a tenere sotto controllo le proprie emozioni e le irresistibili pressioni dell’ego. Il risultato è pessimo perché, sebbene non tutto ciò che afferma sarebbe da buttare via, ci si domanda se è lecito fidarsi di una persona tanto suscettibile, dai portamenti così eccessivi, perennemente autocelebrativa.

Un vero peccato, considerato che, nell’ansia di dimostrare la fondatezza delle proprie valutazioni, continua ad esaltare la fonte, che sarebbe lui stesso, non trascurando di fare sentire gli interlocutori dei patetici sprovveduti.

Qualsiasi adulto sa benissimo che portare una nave in porto richiede maturità ed equilibrio, altrimenti si finisce contro la banchina. Qualsiasi adulto sa che se la posta in gioco è l’interesse generale, è meglio concentrarsi sul risultato piuttosto che sull’esibizione delle proprie misure.

Abbiamo visto qualcosa di simile in politica, recentemente, quando qualcuno, ansioso di rottamare l’universo mondo, dopo un iniziale successo, lo stesso che si accorda ad ogni nuovo prodotto, è finito nel regno degli zero virgola.

Eppure, anche quello aveva qualche buona idea, che aspettava solo di essere infiltrata da minimi tratti di adultità, invece niente. A furia di sentirsi come il Duca di Mantova, aveva organizzato una corte di adoratori in servizio permanente effettivo, rigolette e rigoletti che, finché dura il seggio, continueranno a essere devotissimi, spingendosi persino ad assumere i caratteri distintivi del capo, come la verbosità, la presunzione, l’arroganza. Tratti che in effetti possedevano già prima di conoscere il mentore, grazie al quale, per magia, il coniglio si fece leone, ma solo fino a quando si spegnerà la luce.   

Purtroppo, anche costui, dopo avere esibito quello che prometteva di esibire, poderose attrezzature rivelatesi solo patetiche protesi in lattice, ora cerca di sfuggire a un tristissimo anonimato, che non gli varrebbe neppure a vendersi come testimonial di principi e sultani, e addio rate del mutuo.

Qualche volta dovremmo ringraziarla davvero la televisione, accelerare i normali processi di obsolescenza, in taluni casi può diventare un prezioso servizio al Paese.

Guerra e politica, la sindrome dell'antipatico da salotto

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