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Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

“Un popolo di pecore genera un governo di lupi”, manifesti anonimi riaccendono la speranza al Sud

E’ anonimo l’ideatore di questi messaggi a puntate apparse in Calabria per scuotere le coscienze. Una campagna che sembra preludio di una operazione civica e nuova che potrebbe dare una bella scossa ad un ambiente paralizzato dalla paura, dalla pigrizia, dalla rassegnazione

Tre manifesti a Ebbing, Missouri, è il titolo di un film in cui una donna coraggiosa riesce a stanare chi aveva violentato e ucciso la figlia, che l’avrebbe fatta franca senza la risolutezza di quella madre. La morale è che i tuoi problemi alla fine te li devi risolvere personalmente. Possibilmente con l’aiuto della legge.

Nei giorni scorsi in Calabria, luminosa nei paesaggi ma oscura nell’anima, dove ancora si uccide una donna dandola in pasto ai maiali, si è accesa una luce. Piccola, ma si è accesa. Ora tutti dobbiamo impegnarci per tenerla accesa.

Sono apparsi, in sequenza due manifesti enormi, affissi in tutta la regione. La mano è ignota ma la trama è chiarissima, il messaggio subliminale potente: è colpa nostra, di noi calabresi, non c’entra la malasorte, siamo stati noi a rendere la nostra vita un inferno.

Nel primo dei due manifesti campeggia, su sfondo uniforme, una frase diretta: “Un popolo di pecore genera un governo di lupi”. Si tratta di una citazione grande giornalista americano di Edward Murrow, scomparso nel 1965, a soli 57 anni.

Nel secondo si affaccia una domanda provocatoria “Io sono una pecora?”. L’immagine è quella di una persona alle cui spalle si apre uno degli incomparabili paesaggi dalla Calabria.

Visto l’andamento della comunicazione, che mi sembra preludere a nuovi messaggi, dovremmo essere appena all’inizio, anzi speriamo di essere appena all’inizio perché in quest’operazione c’è un tocco civico e di nuovo che potrebbe davvero dare una bella scossa ad un ambiente paralizzato dalla paura, dalla pigrizia, dalla rassegnazione. 

Se fossi calabrese farei di tutto per conoscere l’ideatore di questo messaggio a puntate, perché è quello che tutte le persone di buona volontà dovrebbero fare, ma evidentemente in certi posti non sono abbastanza da fare massa critica, visto che il volante sembra saldamente in mano alla malavita.

La speranza è che il procuratore Nicola Gratteri si attivi per valorizzare le persone che, spendendo di tasca propria, lanciano questo segnale ai corregionali, poi ne cercherei delle altre, munite dello stesso spirito, offrendo loro posti di responsabilità nelle istituzioni.

La Calabria, insieme ad altre aree del Meridione è lo scandalo dell’Europa intera, per colpa prima di tutto dei suoi abitanti e poi della politica. Uno scandalo che sa di tragedia e i cui echi arrivano fino alle stanze del mio studio, perché centinaia di migliaia di persone sono ostaggio delle tenebre che la malavita mantiene in quelle zone. Una donna, venuta in visita presso parenti lombardi, mi chiede un appuntamento. Soffre di attacchi di panico, mi sforzo di cercare una ragione ma non riesco a rintracciarne, c’è qualcosa che non viene a galla, lo sento distintamente. Verso la fine del nostro incontro, le chiedo di dirmi quello che sta censurando, ricordandole che è tutelata dal mio obbligo di segreto professionale. È membro di una famiglia di onesti imprenditori e posso intuire, glielo faccio presente. A questo punto scoppia in lacrime, mi racconta che vivono nel terrore, la loro azienda è sottoposta a crescenti richieste da parte di soggetti affiliati alla malavita, e loro non riescono a soddisfarle tutte. Teme costantemente per la vita dei propri figli e la notte non chiude occhio.

Questo è disumano ma per le orecchie dei calabresi è la normalità, come mi ribadisce un caro amico calabrese, che nei giorni scorsi, parlando delle rivelazioni del pentito che raccontano la fine della povera Maria Chindamo, mi scriveva, “La cosa ancora più terribile è che tutto questo da noi non diventa notizia e non se ne parla ad alta voce”.

Facciamo in modo che a questa prima pietra segua una sassaiola. La malavita meridionale è diventata invincibile da quando si è liberata delle comunità riducendo i suoi componenti a singoli individui, perché sa bene che uno contro uno vince la ndrangheta, vince la mafia, vince la camorra, mentre i cittadini onesti non troveranno mai scampo.

Due manifesti, e quelli che speriamo seguano, sono solo pezzi di carta ma con essa si possono costruire degli splendidi origami, compresi certi aeroplani leggeri e variopinti, capaci di librarsi in cielo e fare ritrova a quella stessa carta il piacere della libertà.

“Un popolo di pecore genera un governo di lupi”, manifesti anonimi riaccendono la speranza al Sud

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