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Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

La morte prematura della Santelli e l'avvento dell'ex vice, due drammi si abbattono sulla “sorella” Calabria

Il congedo della governatrice è stato da grande persona. Sapeva, contro ogni speranza, di essere condannata ma si è offerta ai cittadini con una dignità lontana anni luce da certe manifestazioni volgari della politica. Ora si apre un nuovo capitolo nella regione che condivide con la Sicilia il peccato più grave per un popolo

Due grandi disgrazie si abbattono sulla Calabria.

La morte prematura di Jole Santelli. L’avvento dell’ex vice che ora ne prenderà il posto, mutando la tragedia in commedia, e che non sapevo nemmeno chi fosse fino al puerile comizio catanese, in cui mischiava pezzi presi qua e la per strappare la risata e l’applauso. Sarebbe stato avvilente per uno del Bagaglino, figuriamoci per un uomo delle istituzioni.

Eclettico è eclettico, passa da Forza Italia a Fratelli d’Italia e poi alla Lega, almeno per adesso, non mettiamo limiti alla divina provvidenza, alla quale si appella con la stessa spregiudicatezza del suo segretario. Disperatamente di destra, che in Italia significa tante cose, una peggio dell’altra, come avercela coi migranti e invocare la Madonna. Ora è alla guida di una Regione sanguinante. Si capisce perché alcune aree del meridione non vedono la luce nemmeno a mezzogiorno. 

Una disgrazia, davvero, la morte di Jole Santelli, persona a cui politicamente non posso accordare stime postume. Non stimavo le donne e gli uomini che furono complici dello sconfortante ventennio di Silvio Berlusconi.

Tuttavia, Jole Santelli era persona preparatissima, fuori scala per lo standard dei predecessori regionali e di chi ora le succederà, per fortuna solo il tempo necessario a indire nuove elezioni. Comunque, una bella regressione.

Il congedo della governatrice è stato da grande persona. Sapeva, contro ogni speranza, di essere condannata ma si è offerta ai cittadini con una dignità lontana anni luce da certe manifestazioni volgari e teatrali della politica.

Non partecipo alla valorizzazione postuma dell’esponente di Forza Italia. È stata troppo devota al suo leader, ometto dall’ingiustificata volontà di potenza, portatore di un’idea dello Stato primitiva, ancora peggiore di quella che coltivava del femminile, in compenso attentissimo agli affari propri, una figura abbattutasi con la potenza devastante di un meteorite sulla collettività nazionale, dunque niente giustificazioni per i compagni di viaggio.

Eppure, confesso di essere rimasto ammirato dal congedo della governatrice, dagli ultimi mesi del suo passaggio terreno. Una dignità travolgente, degna di una donna, loro sono molto più avanti di noi maschi, capaci come siamo di perdere la testa anche per un banale raffreddore.

Penso all’enorme impegno che si era assunta, in uno spaccato vittima prima della malavita e poi della politica, quest’ultima di livello così infimo da non ammettere confronti, nemmeno con la vicina Sicilia, la quale, pure con tutte le magagne che si porta appresso, è stata nel tempo un laboratorio di rivoluzioni, da Luigi Sturzo a Giorgio La Pira, da Vittorio Emanuele Orlando a Gaetano Martino, una regione dalla cultura potente, alimentata da tre università plurisecolari, piena di veleno ma pure di antidoti, qualche volta straordinari. In tutti i campi.

La Calabria, separata da soli duemila e ottocento metri di acqua dalla Sicilia, con essa condivide il peccato più grave per un popolo. Essere causa del proprio stesso male, soprattutto il modo in cui sceglie i suoi rappresentanti è imperdonabile.

Jole Santelli mi era politicamente lontana, ma aveva la stoffa dei veri adulti, questo ai miei occhi basta e avanza. Auguro ai suoi cari di trovare consolazione in questo tratto nobilitante, e ai calabresi di riconoscerne qualche briciola in chi arriva dopo, ma se lo spettacolo offerto a Catania dal successore non è stato un caso, allora prima si torna a votare meglio è per tutti.  

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