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Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

Quirinale, Giorgia Meloni e quel “patriota” di Berlusconi

“La destra italiana avrà anche necessità di esprimere un presidente della Repubblica, ma prima ancora dovrebbe sentire il dovere si comportarsi con senso di responsabilità, proponendo nomi meno volgari, rappresentavi di un Paese che è popolato spesso da persone migliori dei politici”

Ogni volta che penso alla segretaria di Fratelli d’Italia, vengo visitato da un’immagine monotona, sempre la stessa. Una venerabile signora, la Repubblica Italiana, chiede a un bambino quante volte entra un miliardo di miliardi nel numero zero, personificato dalla segretaria di cui sopra. Naturalmente il bambino, che è sveglio, risponde che non potrà mai entrarci, perché lo zero sarà anche importante se messo vicino ad altri numeri, ma preso da solo vale quello che sappiamo. Niente.

Poi mi vengono in mente, in successione, la nostra storia, il nostro talento, i nostri artisti, i nostri scienziati, i artigiani, nostri lavoratori, i nostri imprenditori, e non riesco a capacitarmi di come una persona di una pochezza, così sfacciata, possa solo pensare di rappresentare tutto quel patrimonio nonché la sensibilità della maggioranza degli italiani, che si vergognano ogni volta che apre bocca e parla di patriottismo o quando si cimenta in quella avvilente elencazione di chi è lei.

L’ultima uscita della segretaria è veramente degna di un paesaggio caratterizzato dalla desolazione, dal vuoto di talento e di contenuto, di assenza di visione civile e morale. Evocare Silvio Berlusconi come presidente della Repubblica, definendolo patriota, induce il vomito anche a stomaco vuoto, soprattutto se chi sbandiera questa trovata è madre di una bambina, a cui un giorno vorrei spiegasse nei particolari le gesta del patriota, paladino dei valori della famiglia tradizionale.

Come dice la signora “la pacchia è finita”, mostrando una vastità espressiva degna dei suoi talenti, infatti, anche il compagno di viaggio leghista la usa spesso. Il punto è che la pacchia fino a questo momento sembrano averla fatta proprio loro due, che in un paese accompagnato appena da un filo di logica, guadagnerebbero 20 volte meno di quello che incamerano, svolgendo i lavori che svolgono tanti giovani italiani, immensamente più dotati di loro.

Inoltre, la fine di quella pacchia temo ne affonderebbe altre di cose, costruite però da patrioti veri, non fanfaroni che si sono intrufolati nelle istituzioni solo perché nessuno sembra capire che impegnarsi in politica è un dovere. In questo senso la politica sembra seguire le orme della Chiesa, che rifiutando di abolire il celibato obbligatorio, è costretta a pescare in uno stagno dove solo pochi pesci, quasi tutti squali, sono eleggibili.    

Spiace usare toni e argomenti come questi, ma è necessario, perché una può essere fascista finché vuole, ma non può ingannare se stessa e le donne in modo così cinico, soprattutto in un momento in cui molti “difensori dei valori tradizionali” (la mia donna è proprietà esclusiva e posso usarla come credo, fino a sopprimerla) sentono che i tempi diventano sempre più propizi per esercitare il loro mortale diritto di possesso.

La destra italiana avrà anche necessità di esprimere un presidente della Repubblica, ma prima ancora dovrebbe sentire il dovere si comportarsi con senso di responsabilità, proponendo nomi meno volgari, rappresentavi di un Paese che è popolato spesso da persone migliori dei politici. Qualcuno da quella parte ci dovrebbe pure essere, a meno che io sia troppo ottimista.

Comunque, una rinfrescatina alla memoria della signora. Un vero patriota dovrebbe usare prodotti italiani o ricorrere a prestatori d’opera connazionali, ma nei festini di Arcore questa regola veniva regolarmente infranta. Per non parlare del lavoro minorile.

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