rotate-mobile
Riguardare con cura

Riguardare con cura

A cura di Domenico Barrilà

Rocco Arena, il calcio e Messina: un incontro che doveva finire meglio

Il presidente abbandona il club ma andrebbe espressa gratitudine a chiunque pianta anche un solo seme in questa città. Senza la spinta della concorrenza avremmo assistito a un altro campionato anonimo e saremmo ancora tra i dilettanti. Ognuno è libero di credere il contrario

Un paio di anni fa, mese di dicembre del 2019, tornavo a casa. Ero stato a Messina per la presentazione di un mio romanzo, ambientato proprio nel suo cimitero.

Fila due, nell’Airbus che mi riportava a Milano, in attesa della partenza, dall’aeroporto di Catania. Durante le operazioni di imbarco salutavo al telefono il mio amico messinese Dino Calderone, come spesso ci capita, dopo avere toccato temi seri, siamo passati a chiacchierare di calcio locale, sprofondato in una crisi infinita. Ci auguravamo che la nuova dirigenza dell’Fc Messina potesse raddrizzare la baracca.

Eravamo entrambi ottimisti sul nuovo presidente, che sembrava persona qualificata, capace di parlare in italiano, cosa che non guasta, e migliorare l’immagine del calcio cittadino. Dopo tanti avventurieri e persone fuori posto, un individuo normale, pure competente, viste le esperienze nel calcio minore spagnolo. Inoltre, pensavamo, da tifosi della città, che la concorrenza Acr-Fc che, ricordiamolo, sono solo due squadre di calcio e non due bande armate, avrebbe giovato a tutti.

Finita la conversazione, si alza un signore barbuto dalla prima fila e si presenta. “Mi permetta, sono Rocco Arena, sentivo che stava parlando della mia squadra”. Aveva involontariamente origliato e voleva confrontarsi, da tifoso a tifoso. Ci siamo messi a parlare di calcio, tema che lega. Sembrava un sognatore, ci credeva, pensava addirittura di potere agguantare il Palermo, sebbene il distacco fosse già significativo e sebbene avesse già perso il primo scontro diretto con una bella dose di sfortuna, che sarebbe aumentata nel secondo confronto, qualche mese dopo.

Mi trovavo di fronte una persona dotata di ottimi argomenti, garbata, convinta di ciò che stava facendo. Mi raccontò che anche la politica si era mostrata favorevole al suo tentativo, anzi lo aveva incoraggiato. Lui non poteva saperlo, ma non votando a Messina, in caso di conflitto sarebbe stato quello sacrificabile.

Prima di salutarci, avevo scherzato: “I messinesi vanno dietro ai vincitori, dunque se vince la seguiranno, in caso contrario si ricorderanno che viene da fuori, e diventerà un bersaglio, lo fanno pure coi loro concittadini emigrati”. 

L’indomani riferisco a Dino di quell’incontro imprevisto e simpatico, con quella persona così entusiasta che voleva rivitalizzare l’intero calcio messinese, come in effetti è accaduto. A qualche smemorato vorrei ricordare che lo scorso anno, dopo stagioni di vacche magrissime, l’Acr è stato promosso e l’Fc si è aggiudicato i play off. Senza la spinta della concorrenza avremmo assistito a un altro campionato anonimo e saremmo ancora tra i dilettanti. Ognuno è libero di credere il contrario, personalmente sono convinto che senza l’arrivo dell’imprenditore torinese tutto sarebbe rimasto come prima.

Ora, facciamo una parentesi sui tifosi. A Messina gli unici veri, quelli che meritano ascolto, sono gli ultras, sul resto è meglio sorvolare, basti vedere, dopo anni di sacrifici economici da parte della proprietà, quante persone vanno a vedere le partite dell’Acr allo stadio. Lo registro quando guardo Eleven Sport, cui mi sono abbonato per seguire il Messina in serie C. Quattro gatti, ma meno male che ci sono loro. Una desolazione, irrispettosa di chi ci mette il danaro.

Ricordo che Palermo e Bari in serie D sono stati economicamente sostenuti da 15/20 mila tifosi ogni domenica, così com’è stato per il Parma quando precipitò nella stessa categoria.

Se Rocco Arena immaginava scenari simili a Messina, significa che è un inguaribile ottimista.

Non sono un contabile, ma mi domando quanto possa essere costato fare a calcio a Messina, sia alla famiglia Sciotto, sia a Rocco Arena, con quest’ultimo che secondo me si è economicamente rovinato. Se avesse saputo come funzioniamo noi, quanto riusciamo a essere ingrati e diffidenti, quanto siamo bravi con le tasche altrui, forse ci avrebbe pensato due volte. Non mi è sembrato di sentire qualcuno porsi domande sul salasso economico in cui è incappato il presidente dell’Fc, anzi, magari adesso gli facciamo pure un bel processo, condannandolo per avere investito in città.

Di ringraziamenti nemmeno l’ombra, al massimo uno dei must del nostro repertorio. “Ma chistu chi minchia vulia, ci paria chi erumu babbi. Vulia fari i picciuli cu nui!”.

Già, perché loro lavorano gratis oppure i soldi li scavano nell’orto.

Due campionati quasi senza un soldo di incasso, e mi pare che qualche stipendio lo abbia pure pagato, portando la squadra a un passo dalla serie C.

Avevo contestato il licenziamento di Pino Rigoli, non per questioni di merito, ma perché avvenuto mentre l’allenatore era malato di Covid. Mi sembrava, quel passo, violare lo stile della società.  Nessun altro rimprovero da parte mia, solo un sincero ringraziamento a chi ci aveva almeno provato, ignaro del brodo culturale e politico in cui stava mettendo piedi e soldi. Certo, qualche errore l’avrà commesso, non ci sono madonne di Lourdes in giro, ma chi rischia a casa nostra deve avere l’onore delle armi. Se non ci faremo carico una volta per tutte di questa lacuna, cercando di emendarla, allontaneremo dalla città chiunque venga a tenderci una mano. Non è questo ciò di cui abbiamo bisogno.

Io esprimo qui la mia sincera gratitudine al signor Rocco Arena, così come la esprimerò a chiunque venga a piantare anche un solo seme in questa città. Se avrò qualcosa da contestargli lo farò subito, non certo quando sarà al tappeto.

Rocco Arena, il calcio e Messina: un incontro che doveva finire meglio

MessinaToday è in caricamento