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Giovedì, 28 Marzo 2024
Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

Il tennista "Novax" Djokovic esentato dal vaccino per gli Australian Open. Se lo sport distrugge se stesso e lo spirito cooperativo

Quello che è accaduto nel mondo dello sport, nella giornata di martedì quattro gennaio 2022, resterà negli annali come una delle beffe più atroci ai danni della gente comune, quella che poi paga ricchi abbonamenti per osannare le stesse divinità, quella che con il Covid-19 si è dovuta adattare, con senso di responsabilità, alle norme per attenuare gli effetti della presenza del virus. Non parlo solo degli adulti, delle persone che durante i primo look down si sono assoggettate a lunghe clausure all’interno di case piccole e inadeguate. Non parlo di coloro che sono morti, che si sono ammalati in modo serio, che si sono rovinati economicamente, che sono rimasti senza lavoro.

Parlo soprattutto dei bambini e dei ragazzi, ossia dei soggetti che la società cerca, a modo suo, di educare, talvolta chiedendo loro, come negli ultimi due anni, sacrifici che spesso dimostrano di reggere molto meglio dei loro stessi educatori.

Ma gli adulti, proprio il 4 gennaio 2022, sono riusciti a rovinare tutto, mettendosi in una posa che mi parrebbe volgare descrivere, davanti a un tizio il cui unico talento è tirare pallate con una racchetta, permettendogli di infrangere le regole cui tutti dobbiamo sottostare, regole che, se violate, fanno incorrere in sanzioni sovente pesanti ma, soprattutto, danneggiano degli innocenti.

Il tennista Novak Djokovic, probabile no vax, noto comunque per le sue posizioni scettiche rispetto all’uso del vaccino anti-coronavirus, è stato esentato dall’obbligo vaccinale per partecipare a un torneo importante in Australia, un paese capace di bloccare nell’Oceano e poi di respingere, navi piene di migranti, che bussano alle frontiere di un luogo grande quasi quanto l’intera Europa ma praticamente disabitato. Un Paese severo fino alla crudeltà, che poi si piega davanti a un ragazzino prepotente, il quale usa il proprio potere per sottomettere ai suoi capricci l’intero Pianeta, posto dri fronte all'ennesimo trionfo del danaro e dell’opportunismo, a una delle tante volgarità proveniente dal mondo dello sport, che dovrebbe essere (secondo alcuni romantici) un ambito pedagogico.

Nei giorni scorsi un giocatore del Bologna, costretto a sottoporsi alla vaccinazione, pena l’esclusione dall’attività agonistica, si è sfogato con un post volgare, ignobile, che riporto integralmente per fare comprendere il livello di un mondo, quello dello sport, oramai diventato una fucina di diseducazione e di scandalo, con dei protagonisti pagati cifre pazzesche, solo per farci dimenticare il peso delle nostre giornate.

“Viviamo in un mondo di merda. in cui i diritti umani non contano un cazzo! Non esiste più la libertà di scelta”. Così pensa il calciatore in questione.

Non voglio mitigare neppure una virgola, proprio per mostrare chi sono i modelli dei nostri ragazzi, e con le stesse parole mi tocca dare ragione a costui, perché se il nostro paese costringe talenti, che sono stati piegati sui libri per vent’anni, a migrare, e se paga i laureati con la lode a mille euro al mese, mentre riempie di danaro persone, molte delle quali al massimo avrebbero potuto fare i bidelli nelle università dove gli altri studiavano, allora siamo proprio un mondo di merda. Per la ripetizione, necessaria, mi scuso.

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