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Riguardare con cura

Riguardare con cura

A cura di Domenico Barrilà

Viviana e Gioiele, un mistero senza epilogo è il prezzo da pagare affinchè restino per sempre con noi

Madre e figlio vittime a Caronia di qualcosa che li sovrastava, un nemico tanto subdolo da lasciare nell’incertezza osservatori vicini e lontani. Mille beffarde ipotesi sembrano rincorrersi senza gerarchie. Ma la ricerca di un finale che li faccia riposare forse è meglio non arrivi mai

Il giornalismo è affetto dalla malattia del presente, le sue parole si consumano in fretta e insieme ad esse le persone e gli eventi che raccontano.

Non è così in questo spazio, pensato per essere atemporale, indipendente del requisito fondamentale dell’attualità, di cui la stampa è vorace, in piccola parte per necessità, perché le notizie sono la vita per di chi vi lavora, ma ancora di più la morte di cose e persone che, quando notizie non sono più, cadono in una sorta di cunicolo e da quello nel nulla.

Mi succede, da qualche giorno, di addormentarmi o di svegliami pensando a Viviana e alla sua creatura, il piccolo Gioele, arrivato senza sapere perché, certo lo sapevano i suoi genitori, e andato via ancora più confuso.

Sono sempre i grandi a decidere.

Chissà quali sono stati gli ultimi fotogrammi captati dai suoi occhi e registrati in qualche era remota del suo cervello, dove si nasconde il segreto di quei minuti senza capo né coda in cui è accaduto l’irreparabile. Qualunque sia stata la trama di quelle caotiche sequenze, lui si fidava e tutto deve essergli apparso logico. I bambini sono fatti così, non riescono a figurarsi niente che non sia buono.

Entrambi, madre e figlio, vittime di qualcosa che li sovrastava, un nemico tanto subdolo da lasciare nell’incertezza osservatori vicini e lontani, confusi da indizi contraddittori, essi stessi vittime delle mille beffarde ipotesi che sembrano rincorrersi senza gerarchie, come accade in tutti i misteri che diventano leggende candidandosi a tenerci compagnia a lungo.

Forse sarà questa circostanza, fortunata almeno essa, a prolungare l’esistenza di mamma e bambino, tenendoli vivi nella nostra memoria, ma non solo, perché a me sembrano ancora così tanto presenti nelle emozioni. Forse non voglio rassegnarmi all’idea che possano passare come una notizia, e questo non può valere solo per i loro cari più intimi, deve valere per chiunque è madre o padre, per chiunque sia stato figlio.

Quei due teneri vagabondi smarriti, proprio come ogni compito sospeso, ora sono in cerca di un finale che li faccia riposare, che ci faccia riposare, ma forse è meglio non arrivi mai.

L’assenza di un epilogo è il prezzo che dobbiamo pagare perché Viviana e Gioele restino con noi, un prezzo duro ma onesto, che ci consente di tenere accese tutte le domande sprigionate da una vicenda così palesemente aliena da somigliare a ciascuno di noi.

*psicoterapeuta, analista adleriano

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