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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

“Qui non c’è posto per le parole d’odio”, 17 maggio in piazza contro l'omotransfobia

Si celebra davanti al Municipio l'anniversario della decisione da parte dell'Oms di togliere l'omosessualità dal Dsm, la lista delle malattie mentali. L'obiettivo è promuovere e sostenere la coscienza che riconosce l’identità sessuale e culturale di uomini e donne e la loro libertà di scelta, sia negli ambienti familiari che in quelli sociali e politici. Il Ddl Zan simbolo di queste lotte

Oggi, 17 maggio, si celebra anche a Messina la giornata mondiale contro l'omotransfobia.

L’appuntamento dalle ore 17 alle 19, a Piazza Unione Europea, rivolto a promuovere e sostenere la coscienza che riconosce l’identità sessuale e culturale di uomini e donne e la loro libertà di scelta, sia negli ambienti familiari che in quelli sociali e politici.

A tal fine il Comune di Messina, in qualità di partner ha accolto la campagna di comunicazione lanciata dalla Rete Re.a.dy con il duplice claim “Io non uso parole d’odio e tu?” e “Qui non c’è posto per le parole d’odio” e attraverso un visual che unisce la bellezza architettonica del Palazzo Municipale, il logo della Città e la bandiera arcobaleno intende manifestare l’impegno nel quotidiano volto a contrastare i discorsi d’odio – hate speech – e ogni forma di discriminazione di genere.

Infatti, la campagna si articola su due canali, uno fisico, attraverso l’affissione di cartelloni e poster curati dalle Amministrazioni pubbliche; e uno digitale, attraverso la condivisione social di materiali a cui potranno partecipare anche cittadini e cittadine adottando per il 17 maggio una cornice per le foto profilo su Facebook (per partecipare basta tenere premuto sulla propria immagine di profilo, selezionare “aggiungi motivo”e cercare “READY 17 maggio”).

La data del 17 maggio è stata scelta perché è l'anniversario della decisione da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) si rimuovere l'omossesualità dalla lista delle malattie mentali nella Classificazione internazionale delle Malattie.  La decisione, che risale al 17 maggio 1990, ha portato, nel 2004, a festeggiare per la prima volta la giornata mondiale contro l'omotransfobia ideata da Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l'homophobie (Presses Universitaires De France 2003). 

17 maggio: perché è la giornata mondiale contro l'omotransfobia 

Ci vollero ancora quattro anni affinché la decisione dell'Oms divenisse operativa, con la successiva edizione del Dsm (Diagnostic and statistical manual of mental disorders), approvato nel 1994. L'Unione Europea ha istituito la Giornata Mondiale contro l'omofobia con la risoluzione 26 aprile 2007 contro l'omofobia. In particolare il testo della risoluzione, a partire dall'articolo 4,

  • indice il 17 maggio di ogni anno quale Giornata internazionale contro l'omofobia; 
  • sollecita la Commissione ad accelerare la verifica della messa in atto delle direttive antidiscriminazione e a istituire procedimenti contro gli Stati membri in caso di violazione dei loro obblighi a norma del diritto comunitario; 
  • ricorda a tutti gli Stati membri che, secondo la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, il diritto alla libertà di riunione può essere esercitato anche quando le opinioni di coloro che esercitano tale diritto sfidano le opinioni della maggioranza e che di conseguenza la proibizione discriminatoria delle marce dell'orgoglio e il fatto di non fornire adeguata protezione a quanti vi partecipano contravvengono ai principi tutelati dalla CEDU;
  • invita tutte le autorità competenti, tra cui quelle locali, ad autorizzare le marce e a proteggere adeguatamente i partecipanti; 
  • condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l'odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli; 
  • ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell'Unione europea senza discriminazioni".

Wikipedia spiega che nel 2009 la campagna ha aggiunto alla definizione della Giornata Mondiale quella della transfobia, per combattere gli atti di violenza contro le persone transgender. Il nome ufficiale diventa "Giornata Internazionale contro l'omofobia e la transfobia" (International Day Against Homophobia and Transphobia). Nel 2015 viene aggiunta anche la bifobia, ovvero l'avversione verso la bisessualità e i bisessuali come gruppo sociale o come individui. Il nome ufficiale e definitivo diventa quindi "Giornata Internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia". 

Oggi, per festeggiarla, le testate de La Repubblica, La Stampa e L’Espresso si colorano di arcobaleno, simbolo del movimento lgbt. Una campagna di sensibilizzazione che comprende quella social #amepuoidirlo. 

La giornata mondiale contro l'omofobia e l'Italia al 35° nella classifica della tutela dell'uguaglianza delle persone LGBT+

 Il 2021 è l'anno in cui, secondo Ilga Europe (associazione internazionale per i diritti LGBT presente all'ONU), l'Italia scende al 35° posto della classifica dei Paesi Europei per politiche a tutela dei diritti umani e dell'uguaglianza delle persone LGBT+ (lesbiche, gay, bisex e trans).  Tale dato è confermato da quanto rilevato dal servizio di Gay Help Line 800 713 713 (gayhelpline.it), contact center contro omofobia e transfobia, che riceve più di 50 contatti al giorno (tra linea e chat) oltre 20.000 l'anno, da parte di persone colpite da discriminazione, odio e violenza in quanto lesbiche, gay bisex e trans.  i dati di Gay Help Line sono allarmanti: rilevano nell'ultimo anno, periodo covid, forti aumenti come i ricatti e le minacce subiti dalle persone LGBT che sono passati dall'11% al 28%. I casi di mobbing e discriminazioni sul lavoro dal 3 al 15%. Inoltre, nell'anno in cui la pandemia ha limitato la socializzazione al web, il 30% degli studenti LGBT+ che ha contattato la Gay Help Line ha detto di aver subito episodi di cyberbullismo e hate speech online.

Ancora, circa il 60% degli utenti rientrano nella fascia di età 13-27. L'incidenza del pregiudizio e della discriminazione ha un peso particolare sui ragazzi: questo perché i problemi iniziano già con il coming out in famiglia.I dati evidenziano che nell'ultimo anno il 50% dei giovani lesbiche, gay o bisex ha avuto problemi in famiglia dopo essersi dichiarato ai genitori. La percentuale sale al 70% se a dichiararsi sono giovani Trans. Per il 36% dei minori LGBT+ ha visto il rifiuto da parte dei familiari o dei propri pari, la repressione agita attraverso l'isolamento, la reclusione in casa anche ai danni della frequenza scolastica, i tentativi di conversione attraverso pressioni fatte dai propri familiari oltre a subire violenza verbale e violenza fisica.

Per il 17% dei ragazzi maggiorenni che hanno contattato Gay Help Line che si sono dichiarati ai genitori hanno subito la perdita del sostegno economico da parte della famiglia: la maggior parte di questi sono stati di conseguenza abbandonati e messi in strada. Alcuni di questi casi sono stati accolti da Refuge LGBT, la nostra struttura che accoglie questi ragazzi e li supporta perché riescano a superare il trauma subito e a raggiungere la propria autonomia attraverso la formazione e la ricerca del lavoro. Un dato che risulta costante nel tempo, sottolinea Gay help line, è la difficolta delle vittime a denunciare: il fenomeno dell'underreporting (mancata denuncia) incide in maniera preoccupante sul riconoscimento dell'entità delle discriminazioni e delle violenze. In questo periodo difficile di pandemia sono ancora più urgenti misure legislative a supporto delle persone LGBT+, ancora prive di tutele contro la discriminazione, l'odio e la violenza. 

17 maggio: la giornata mondiale contro l'omofobia e il Ddl Zan

La Giornata mondiale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia arriva mentre in Italia si discute del Ddl Zan. La legge, firmata tra gli altri dal parlamentare Pd Alessandro Zan, introduce delle modifiche all'articolo 604 bis del codice penale che disciplina il reato di "Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa". L'articolo 604-bis punisce con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro "chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi"; e con "la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi". Con il ddl Zan rientrebbero tra i motivi di discriminazione anche le idee fondate "sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere o sulla disabilità".  

Le stesse modifiche sono apportate all'articolo 604-ter del codice penale che definisce le circostanze aggravanti "per i reati punibili con pena diversa da quella dell'ergastolo commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso" oppure "al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità". In questo caso l'articolo 604-ter specifica che la pena è aumentata "fino alla metà". L'articolo 5 del ddl Zan prevede modifiche anche alla legge n. 122 26 aprile 1993, la così detta legge Mancino, che punisce con il carcere l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o di nazionalità e vieta inoltre la formazione di ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo che abbia come scopo l'incitamento alla violenza sempre per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Anche in questo caso il ddl Zan introduce anche le forme di discriminazione fondate "sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere o sulla disabilità". 

Perché la legge Zan non limiterà la libertà di espressione

La legge approvata dalla Camera specifica all'articolo 4 che "sono fatte salve", cioè non sono punibili, "la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti".

In altre parole il ddl estende il reato di discriminazione anche ai reati di violenza basati sul sesso, sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere, ma non intacca la libertà di espressione com'è stato spesso raccontato. A meno che con le parole non si travalichi il confine della discriminazione e della violenza. Infine con la nuova legge verrebbe istituita una giornata Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, da celebrare il 17 maggio. 

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