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Cronaca

Il padre è accusato di mafia e lui non può lavorare, la prefettura rivaluta il caso Calabrese

A carico dell'uomo una interdittiva antimafia nata anche da un caso di omonimia. Per il viceprefetto Carmelo Musolino "serve del tempo per potersi esprimere nuovamente". Sulla vicenda è intervenuta anche Sonia Alfano: "La causa dei dinieghi? Un errore nei verbali dei carabinieri"

Un cognome pesate e l'impossibilità di lavorare per il diniego di iscrizione nella white list dell'azienda della moglie. Il caso di Filadelfio Calabrese, che MessinaToday ha raccontato in una inchiesta dedicata, è al vaglio dell'Ufficio Antimafia della Prefettura di Messina. "Ma nell'iter di valutazione della sua posizione non ci sono tempi prestaibiliti e servono diversi passaggi fondamentali", spiega il Viceprefetto Carmelo Musolino.

Calabrese: “Io, condannato ad essere figlio di un mafioso chiedo solo di poter lavorare”

Filadelfio Calabrese, scarcerato nel 2008 dal Tribunale del Riesame e prosciolto in udienza preliminare "perché il fatto non sussiste", comincia il suo calvario nel 2008, quando, a seguito dell'Operazione Montagina viene condannato per associazione mafiosa il padre. Ancora oggi su Filadelfio pende una interdittiva antimafia che lo associa a frequentazioni con soggetti ritenuti pericolosi.

Dopo aver effettuato accertamenti, sarebbe emerso che si tratterebbe di un caso di omonimia. "Stiamo verificando i verbali che riceviamo dalle forze dell'ordine - ha aggiunto Musolino - Questo tipo di procedimenti non prevede una risposta immediata anche alle richieste del legale". 

L'avvocato Nino Cacia, difensore di Calabrese, ha inoltrato alla Prefettura di Messina la richiesta di chiarimenti ma ancora non ha ricevuto risposta. Sul caso è intervenuta anche Sonia Alfano, ex presidente europarlamentare antimafia, nel corso di una intervista a Radio Doc.

"Filadelfio è un lavoratore onesto che vuole a tutti i costi dimostrare di essere dalla parte della legalità", ha detto. "Per quanto riguarda il suo caso ho parlato con i Carabinieri e con i magistrati. Sono stati gli stessi Carabinieri ad ammettere errori fatti da parte dell'arma nella redazione dei verbali - ha aggiunto - Ed è inspiegabile che sui Nebrodi destinatari di interdittive antimafia lavorino tranquillamente mentre Filadelfio e sua moglie Betty no. Qualcuno deve darci delle spiegazioni perché è inspiegabile che anche il mondo dell'antimafia si muova con due pesi e due misure". 

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