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Cronaca

Anche Messina vittima del falso appello per ospitare i bimbi ucraini: "Ma nessuna associazione può essere autorizzata"

In città sono state tante le famiglie che hanno risposto al messaggio intestato all'associazione Ernesto. Ma i volontari precisano: "Totalmente estranei e pronti a denunciare". Intanto il Garante dell'Infanzia chiarisce: "Affidamenti solo attraverso il tribunale". Senza controlli, piccoli a rischio sfruttamento

Un Whatsapp, scritto e veicolato da ignoti, sta generando confusione in chi si vuol rendere protagonista di un gesto di solidarietà. Il tema è quello legato all'affidamento temporaneo dei bambini ucraini in fuga dalla guerra. Nelle ultime ore, sui social circola con insistenza un messaggio con cui si raccoglie la disponibilità delle famiglie italiane che vogliono ospitare i piccoli, a nome dell''associazione "Ernesto", realtà nazionale attiva nel volontariato. Nell'avviso è indicata la procedura da fare e perfino i referenti da contattare dopo aver trasmesso una serie di dati. In poco tempo la notizia si è diffusa in modo virale in tutta Italia e anche a Messina sono stati tanti i cittadini ad aver risposto all'appello.

Ma nessuno al momento sa chi ha diffuso tale messaggio. La stessa associazione "Ernesto" ha infatti precisato la totale estraneità alla vicenda, sottolineando tramite il presidente Morena Grandi di non aver mai diffuso alcun messaggio e annunciando di denunciare tutto alle autorità competenti. "La nostra associazione - si legge nel comunicato - esclusivamente per motivi umanitari, ha reso la propria disponibilità ad organizzare il trasporto in Italia di alcuni profughi ucraini presenti sul suolo ungherese; il progetto al momento non è stato ancora realizzato. In via preventiva pertanto, si è provveduto a verificare se vi era la disponibilità di alcune famiglie italiane per l'accoglienza temporanea di nuclei familiari con l'eventuale presenza di minori accompagnati. È notizia falsa che si tratti di minori non accompagnati". 

Sulla vicenda, in seguito alle numerose segnalazioni, è intervenuto anche il Garante dell'Infanzia Angelo Costantino precisando che "nessuna associazione nazionale e/o locale è autorizzata, secondo la normativa italiana e internazionale, ad organizzare trasferimenti e affidamenti nel territorio italiano di minori ucraini o di qualsiasi paese. Nessuna associazione è autorizzata ad affidare i bambini ad alcuna famiglia si renda disponibile. Chi lo fa commette un reato gravissimo del quale dovrà risponderne".

Costantino ha successivamente chiarito come funziona la macchina per l'accoglienza dei bimbi in fuga dall'Ucraina. "Il sistema di tutela ed affidamento avviene attraverso provvedimenti del Tribunale per i minorenni a tutela dei minori e delle stesse famiglie affidatarie. Sono numerosissime le famiglie che si sono rese disponibili a Messina per aiutare, come è costume della nostra città che da sempre ha un cuore grande, ma mi preme sollecitare tutti alla prudenza e al rispetto delle regole. Il Governo ha già attivato tutti le Istituzioni dello Stato, anche grazie alle sollecitazioni che sono pervenute dalla nostra città, che si occupano di rifugiati e minori; a quanti vogliono dare il proprio contributo non resta che attendere le notizie ufficiali che arriveranno attraverso i ministeri competenti e le prefetture".

L'allarme dell'Associazione Magistrati: "Bimbi a rischio sparizione o sfruttamento"

Sulla necessità di gestire l'arrivo in Italia esclusivamente tramite lo Stato si è espressa anche l'Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia, sottolineando il rischio che i minori possano essere a rischio di sfruttamento o possibile sparizione senza un adeguato controllo di tutte le procedure. Per scongiurare la possibilità che si perdano le tracce dei piccoli, il presidente Cristina Maggia invita tutti coloro che si occupano dell'accoglienza a fare riferimento a Prefetture, Questure e Forze dell'Ordine per indirizzare agli uffici di Procura della Repubblica per i Minorenni le segnalazioni di tutte le presenze dei minori ucraini che si trovino in Italia, privi di entrambi i genitori.

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