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Cronaca Cesarò

Una corona di fiori e le note del silenzio, i carabinieri ricordano il maresciallo Giuffrida

Commemorato a Cesarò il sacrificio del militare medaglia d'argento al valor civile, assassinato il 23 novembre 1990 durante un conflitto a fuoco

I carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno commemorato il sacrificio del Maresciallo Ordinario Salvatore Giuffrida, assassinato il 23 novembre 1990, durante un conflitto a fuoco nei boschi di Cesarò.

Nella scrupolosa osservanza delle prescrizioni sanitarie volte al contenimento epidemiologico del virus Covid-19, per ricordare il 30° anniversario della morte del maresciallo Ordinario Salvatore Giuffrida, decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare, questa mattina, all’interno del bosco di contrada Mazzaporro nel Comune di Cesarò, i carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno organizzato un intenso momento di raccoglimento, cui ha partecipato una contenutissima rappresentanza di militari.

Nel corso di una semplice e austera cerimonia, il comandante provinciale Colonnello Lorenzo Sabatino, insieme alla vedova signora Rosina Lavia, ha deposto, sulle note del silenzio, un cuscino di fiori sulla lapide che ricorda il decorato nel luogo ove il militare, il 23 novembre del 1990, rimase mortalmente colpito durante un conflitto a fuoco. Durante la commemorazione è stata data lettura della “Preghiera del Carabiniere” ed il cappellano militare della Legione Carabinieri Sicilia, Don Rosario Scibilia, ha benedetto la lapide.

Il 18 maggio 1992, il Maresciallo Salvatore Giuffrida è stato decorato con la Medaglia D’Argento al Valor Militare “alla Memoria”, con la seguente motivazione: “Comandante di Stazione, avuta notizia che insano di mente aveva esploso, proditoriamente e con intenti omicidi, numerosi colpi d’arma da fuoco contro militari dell’Arma di presidio a struttura fissa in territorio di comando limitrofo, sebbene febbricitante, interveniva di iniziativa sul posto.

Successivamente prendeva parte ad azione di rastrellamento, diretta dal Comando Superiore, durante la quale non esitava a fronteggiare il folle per consentire il soccorso di pari grado che, ferito, non era in grado di porsi al riparo. Ingaggiava quindi violento conflitto a fuoco nel corso del quale veniva colpito mortalmente. Fulgido esempio di generosità, di abnegazione, di coraggio e di alto senso del dovere”.

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