Nessuno saprà mai con certezza cosa è successo quel tragico 3 agosto 2020 nelle campagne di Caronia, ma per la giustizia la morte di Viviana Parisi e del figlioletto Gioele è una storia da chiudere. Dopo l'udienza del 22 ottobre, il gip del tribunale di Patti Eugenio Aliquò ha infatti accolto la richiesta di archiviazione indagini avanzata dalla Procura lo scorso luglio. Per gli inquirenti l'ipotesi omicidio-suicidio è rimasta la più probabile con l'esclusione di un qualsiasi coinvolgimento di terzi.

Non trova quindi responso l'accorato appello della famiglia Mondello che fin dall'inizio aveva scartato la possibilità che la donna potesse aver ucciso il bimbo per poi suicidarsi lanciandosi dal traliccio. Mesi di controanalisi e richieste sfociate nella ricostruzione finale a cui sono giunti i consulenti di parte ad inizio anno. Secondo il team di esperti, coordinato dal criminologo Carmelo Lavorino e dal medico legale Antonio Della Valle, Viviana e Gioele sono caduti o sono lanciati intenzionalmente dentro un invaso (pozzo o cisterna) con mezzo metro di acqua sul fondo e morti in seguito ad asfissia.

Una tesi ribadita nelle memorie dei legali Pietro Venuti e Claudio Mondello, sfociate nell'opposizione alla richiesta della Procura di archiviare le indagini, retta da ventuno punti. Gli avvocati si erano soffermati in particolare sulle condizioni dei corpi di mamma e figlio evidenziando una serie di incompatibilità con la ricostruzione degli inquirenti. 

Dal giudice anche un secco no anche relativamente ai nuovi esami sui corpi richiesti dalla famiglia Mondello. Le salme di Viviana e Gioele verranno quindi dissequestrate così da poter organizzare i funerali nei prossimi giorni.