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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Il messaggio di Quaresima dell’Arcivescovo: “Non possiamo restare ciechi e sordi davanti a quanto sta accadendo in Ucraina”

Mons. Giovanni Accolla manda un appello ed invita le parrocchie “ad accantonare, ogni mese, una percentuale del bilancio parrocchiale esclusivamente per venire incontro all'attuale emergenza”.

“Non possiamo restare ciechi e sordi davanti a quanto sta accadendo in Ucraina”. È l’appello che l’Arcivescovo di Messina, mons. Giovanni Accolla, lancia nel messaggio diffuso in occasione dell’avvio del periodo di Quaresima. “Mi auguro pertanto che, con auto degli uffici pastorali diocesani, possiamo presto proporre e attuare iniziative di fraterna solidarietà per i profughi in fuga dall'odio e dalla guerra. Esorto vivamente le Comunità parrocchiali a proporre e promuovere con la carità, la preghiera e il digiuno, la cultura della solidarietà e della condivisione come autentiche forme di vita cristiana. I Consigli per gli Affari Economici delle Parrocchie si adoperino ad accantonare, ogni mese, una percentuale del bilancio parrocchiale esclusivamente per venire incontro all'attuale emergenza; di ciò con la dovuta discrezione evangelica informino i fedeli. È urgente fare rete di bene. Con il santo Padre, Papa Francesco, direi: "Non stanchiamoci di fare il bene; nella carità operosa verso il prossimo". 

Con il Mercoledì delle Ceneri ha ricordato l’Arcivescovo ha inizio il tempo della Quaresima, il tempo favorevole per celebrare la Riconciliazione. 

Ecco il messaggio completo di mons. Giovanni Accolla. 

“Mi piace richiamare la nostra attenzione su quelle situazioni della storia recente e attuale che sono state o sono oggetto di preoccupazione, di disagio, di destabilizzazione delle tante sicurezze già consolidate nella vita di ogni giorno: la pandemia e il presente conflitto in Ucraina. Ciò però non ci distoglie da tutte le altre fragilità che ancora oggi sono presenti nella nostra vita e che riguardano i costumi e i comportamenti personali o collettivi.

Ogni avvicendamento di responsabili della "cosa pubblica" (pubblici amministratori) o di comunità ecclesiali (parroci o legali rappresentanti di enti o servizi ecclesiastici) genera domande e reazioni in tutta la collettività. Siamo chiamati a scelte coerenti e di fedeltà al Signore che ci pongono in reale atteggiamento di conversione personale e comunitario.

La Parola di Dio, che in Quaresima verrà dispensata durante le azioni liturgiche o nei momenti di formazione e catechesi, è un grido di "SPERANZA".

Le vicende che alterano la storia del nostro tempo non possono essere foriere di morte: esse sono "chiamata" per metterci in gioco con responsabilità, per elevare l'impegno alla partecipazione, per scommetterci con la preghiera, con la testimonianza e con l'annuncio del Vangelo, autentica fonte di salvezza. La Quaresima è tempo di riconciliazione, tempo nel quale l'esortazione del Signore si fa storia: "Ritornate a me con tutto il cüüre, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all'ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male" (GI 2,12-13).

Il Santo Padre, Papa Francesco, nel suo Messaggio per la Quaresima ha evidenziato in maniera semplice alcuni aspetti che danno concretezza all'esperienza della riconciliazione e del rinnovamento personale e comunitario.

Ci ha esortato a vivere la quaresima come tempo favorevole per la "semina"; bisogna seminare semi di bene, bisogna seminare con generosità non con avidità e superbia. "Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà" (2 Cor 9,6).

Non stanchiamoci di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo.

Non stanchiamoci di pregare.

Non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita

Il testo del Vangelo di Matteo, al capitolo 6, traccia il percorso per una vera conversione: l'elemosina, la preghiera e il digiuno. Tre azioni che come comune denominatore hanno la paternità di Dio, l'umile discrezione della loro celebrazione, la ricompensa da parte del Padre, la ricostituzione della giustizia. "State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 6,1).

L'elemosina nella Sacra Scrittura non è un adempimento di commiserazione, ma una restituzione al povero, un atto di giustizia, un modo di professare la fede in un Dio giusto. La preghiera, che si manifesta come lode al Signore, non è un momento di fuga dal mondo, bensì un riconoscere la signoria di Dio sul mondo e su tutto il creato; pertanto essa è un modo per essere asceti nella quotidianità della vita, dove viviamo e con chi viviamo o incontriamo.

Il digiuno lo si può vivere come esperienza di purificazione da ogni ingordigia, da ogni avidità, da ogni ambizione e, nello stesso tempo, come occasione di ricerca di ciò che realmente nutre e da' senso alla nostra vita. "Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»" (Mt 4,2-4).

Invito tutti a formulare dei buoni propositi per una autentica esperienza di riconciliazione e di rinnovamento di vita, testimoniando con la carità, la preghiera e il digiuno, la paternità di un Dio giusto.

Implorando l'intercessione della Beata Vergine Maria, Madre della Lettera, invoco su tutti la benedizione del Signore.

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