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Cronaca

Operazione antidroga tunnel, ancora ricercati tre albanesi

L'inchiesta prende le mosse da intercettazioni in carcere in cui si parlava di una partita di pesce. La vecchia galleria della ferrovia a Bordonaro, vicino la casa di uno degli arrestati, nascondiglio sicuro per gli stupefacenti

Sono ancora tre i soggetti ricercati dalle forze dell'ordine per la vasta operazione antidroga scattata alle prime luci dell'alba. Si tratta di tre albanesi senza fissa dimora. Tunnel, il nome dell'operazione, che deriva dal luogo di custodia della droga stessa. Una vecchia galleria della ferrovia a Bordonaro, vicino la casa di Domenico Pappalardo, uno degli arrestati. Luogo sicuro per nascondere le sostanze stupefacenti: 40 kg la marijuana ritrovata nell'ultimo sequestro. 

Gli agenti sono dunque ancora impegnati nell'inchiesta che ha portato all’arresto di 12 persone, tra esponenti di spicco e fiancheggiatori appartenenti ad una cellula criminale dedita al traffico di droga, oltre la marijuana anche ingenti quantitativi di cocaina. 

Cinvolti nell'operazione: Ajet Cepaj, Francesco Delia, Francesco Di Giovanni, Santino Di Pietro, Antonino Ieni, Francesco Maggio, Rito Mecaj, Salvatore Micari, Rito Mecaj, Domenico Pappalardo, Cristian Restuccia, Andrea Caporlingua, Ernard Hoxha, Mizafer Binaj.

Si stanno attivamente ricercando altri 3 stranieri appartenenti al sodalizio scoperto con le indagini.

Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Rosa Raffa, partono nella primavera del 2017, quando si “intercetta” un colloquio in carcere in cui si parlava di pesce. I fatti-reato scoperti ed attribuiti oggi agli arrestati sono stati accertati a Messina ed in altre località fino al febbraio del 2018. Già nel settembre 2017, all'interno della galleria Spadafora di Bisconte erano stati sequestrato 42 chili di marijauna. A seguire, nel novembre 2017 altri due involucri  da 2 chili e l'altro da 10 venivano sequestrati mentre li trasportavano in auto.

Le investigazioni si sono sviluppate attraverso la combinazione di una serrata attività tecnica di intercettazione di comunicazioni telefoniche ed ambientali, servizi tecnico-dinamici sul territorio ed analisi di tabulati di traffico telefonico. 

Le operazioni nella notte della polizia | VIDEO

L’operazione di polizia costituisce dunque l'epilogo delle recenti indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, slla pericolosissima compagine delinquenziale che disponeva anche di armi e che operava per lo più a Mangialupi. Tra le contestazioni infatti, anche la detenzione di armi.

Scondo gli inquirenti, l'operazione ha consentito di “disarticolare” la linea di comando della compagine delinquenziale e di individuare i singoli componenti tutti coinvolti, a vario titolo, in dinamiche di traffico di almeno due differenti tipi di sostanze stupefacenti che venivano poi commercializzate a messina ed in altre località turistiche della provincia.

Utilizzata come base, oltre il tunnel da cui prende nome l'operazione, anche la Pool planet asd, un' associazione sportiva in via Oreto. L'immobile apparteneva ad un privato risultato comunque estraneo ai fatti.

All’esito della complessa attività investigativa sono stati individuati gli attuali assetti di una frangia criminale cittadina che vedeva interagire e concorrere soggetti italiani ed albanesi impegnati, con differenti ruoli e mansioni, nell’attuazione di attive condotte strumentali all’esistenza stessa dell’organizzazione.

Un ruolo di spicco quello di Santino Di Pietro, colui che si accredita con gli albanesi come “persona seria”, quando c'erano difficoltà nei pagamenti. Di Pietro, il mediatore, ci teneva a non rovinare i rapporti ed era considerato una sorta di garante.

Tra i reati contestati anche l'attribuzione fittizia, in particolare a Santino Di Pietro è stato contestato anche il reato di trasferimento fraudolento di valori. Nel corso dell'operazione è stata data esecuzione al sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni mobili, immobili e delle utilità economiche rifribili anche all'Asd, l'associazione sportiva dilettantistica la cui titolarità era stata attribuita fittiziamente da terzi da Santino Di Pietro che dunque risulta indagato anche per il reatro di trasferimento fraudolento di valori.

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