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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Forza d'Agrò

Forza d'Agro, l’estorsione al ristorante Agostiniana: “lo scaltro, si dovrebbe spaventare lui di me”

Le intercettazioni dell'operazione che ha portato all'arresto di sei persone per gli incendi delle auto nel centro tonico. La bottiglia incendiaria lasciata sull’auto del receptionist dell’hotel, un messaggio al titolare, l’acquisto della benzina e le prove da cancellare

Le telecamere di videosorveglianza di Forza d’Agrò sono state un alleato determinante per i carabinieri. Perché nell’inchiesta sull’incendio delle due vetture (quelle del comandante della stazione dei carabinieri e dell’architetto Sebastiano Stracuzzi) sono emersi altri episodi di spaccio e di estorsione. 

Accade così che il receptionist dell’hotel Agostiniana, il 28 luglio dello scorso anno, trova sul parabrezza della sua auto parcheggiata in via Belvedere una bottiglia di plastica contenente benzina ed un foglio di carta, con scritto: “X Pippo Bondì, procura 65mila € ho trovati gli amici buoni” e alle 14 si reca dai carabinieri. Il receptionist è dipendente di Josep Bondì, conosciuto da tutti come Pippo, titolare del ristorante e dell’hotel Agostiniana. Così dalla visione delle immagini delle telecamere si è potuto ricostruire il percorso di Gabriele Pitasi con una bici elettrica come se stesse effettuando un sopralluogo. Un quarto d’ora dopo lo stesso Gabriele Pitasi, questa volta con il cane, ripercorre la strada a piedi con un sacchetto in mano e al ritorno, alla terza telecamera che lo immortala, è senza tenere in mano nulla. È piena notte, le 3, e andando a ritroso sui movimenti di Gabriele Pitasi quella sera attraverso il gps installato sulla sua Mercedes sottoposta ad intercettazione, era stato “notato” ad un distributore di Fiumefreddo intorno alla 1:20 dove aveva prelevato un litro di benzina per un importo di 1,60 €. E dalle intercettazioni emerge come sia Gabriele Pitasi che il fratello Davide e Andrea Micali, tutti all’interno dell’auto, utilizzavano tutte le cautele per non farsi inquadrare e hanno litigato anche sull’opportunità di tenere lo scontrino del distributore (tanto che i carabinieri ne trovano sull’auto uno “della volta precendente”…).

Quella sera, Gabriele Pitasi posteggia l’auto a pochi metri dal rifornimento. 

Davide Pitasi: “non è che mi devi fare prendere dalle telecamere”

Gabriele Pitasi: “che c. cambia”

Davide: …mi ha fatto vedere la targa!”

Gabriele: “menomale che non si vede…di droga, purtroppo quando uno è ‘ristatu”…

Micali: “fammi fumare una…inc…Davide per favore”

Gabriele: “Davide ti devi fumare…eh, Andrea”

Davide: “Andrea esci fuori a fumarti la sigaretta”

Gabriele: "fumati la mia minch... se vuoi? Minch... mi sono collassato, ah"

DAVIDE P: stiamo reggendo! Come ho parlato, come uno grande, no?

GABRIELEP: minch... sembra cocaina, sento odore di cocaina, c'è l'ho nel naso! (stanno fumando crack, n.d.r.)

Gabriele Pitasi scende dall'auto mentre gli altri due continuano a discutere, poi si sente aprire il bagagliaio dlel’auto.

GABRIELE P: li facciamo "spagnazz"

Gabriele Pitasi sale a bordo dell’auto si avviano. 

GABRIELE P: che è?

MICALI: dammi, dammi!

GABRIELE: non lo strappare, non lo strappare!

MICALI: levati. levati!

GABRIELE: Ciccio 3 euro! (si riferisce alla ricevuta per il "resto", n.d.r.)

MICALI. levatil levatil levati! levati!

GABRIELE: no, secondo me "ristatu" Ciccio

MICALI: Levati!

GABRIELE: inc…ietta, ietta sta  inc. ristatu.

Alcune parti dell’intercettazione sono incomprensibili ma i tre rientrano e ciò si nota anche dalle celle che agganciano i loro telefonini e dalle posizioni del gps. Il volume dello stereo è molto alto e non si riescono a captare le frasi. Dai riscontri sull’automatico del distributore risulta come alle 1:30 veniva effettuato un rifornimento con 5 € e con 3,40 € di resto, così come risulta dalle intercettazioni. 

Il seguito della vicenda avviene poi a fine settembre quando, il 29, Macrì chiede un incontro al titolare dell’Agostiniana “per parlare di una cosa delicata che non poteva dire per telefono”. 

"Dal tenore della conversazione – si legge nell’ordinanza - si desume che Macrì aveva fatto intendere a Bondì che un dipendente del ristorante "O Dammuseddu" di Forza d'Agrò, si era proposto a Gabriele Pitasi per aiutarlo a bruciare dei mezzi di proprietà del Bondì. I mezzi da bruciare con ogni probabilità erano quelli utilizzati dall'impresa edile Edilagrò, di proprietà dello stesso Bondì e della moglie, che stava eseguendo dei lavori appaltati dal Comune di Forza d'Agrò, in piazza Cammareri, per un importo da contratto di 54.901,54 euro”.

Alcuni giorni dopo l’incontro tra Bondì e Giuseppe Macrì, venivano intercettate alcune conversazioni che fornivano conferma del fatto che fosse in corso un tentativo di estorsione da parte dei fratelli Pitasi in danno del Bondì. 

Successivamente, Gabriele Pitasi – in auto – discuteva con il fratello sul fatto che il dipendente non si era fatto più sentire. Ed ancora Gabriele Pitasi appariva fiero del fatto che Bondì fosse rimasto intimorito dal collocamento della bottiglia incendiaria, tanto da avere fatto posizionare delle telecamere all'esterno dell'abitazione. 

GABRIELE: “lo scaltro, si dovrebbe spaventare lui di me (riferito al Bondi, n.d.r.). Difatti, si è dimostrato, di là avanza... la cosa, ha fatto lo scaltro, davanti alle telecamere! (il ristorante "Osteria Agostiniana" è dotato di videosorveglianza esterna e poi ha preso e gli ha chiamato a Zinna e due pattuglie del radiomobile sono salite! Ora si è messo anche la telecamera... a casa! Pure nella macchina”

E il gip ha scritto: “Alla luce degli elementi sopra rappresentati si può quindi affermare che la bottiglia incendiaria rinvenuta sull'autovettura del receptionist dell’hotel Ossidiana sia stata materialmente collocata da Gabriele Pitasi e realizzata con il liquido infiammabile acquistato la sera del 27 luglio quando era insieme al fratello Davide e ad Andrea Micali”. 

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