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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Assenteismo, al via il processo per diciotto furbetti del cartellino a Ficarra

Dirigenti e impiegati accusati di truffa aggravata e continuata ai danni del comune e di false attestazion. L'Ente si è costituito parte civile

Al via stamattina, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Patti, Chiara Catalano, il processo per il presunto assenteismo al Comune di Ficarra con diciotto imputati, tutti a piede libero, accusati di truffa aggravata e continuata ai danni del comune e di false attestazioni. L’Ente non si è costituito parte civile, il collegio difensivo rappresentato dagli avvocati Francesco Pizzuto, Domenico Magistro, Sandro Giaimo, Rosalba Frandina e Maria Sinagra, ha presentato richiesta di assunzione di prove, l’udienza è stata poi aggiornata al prossimo 10 dicembre per l’escussione di 5 testimoni dell’accusa. Tra accusa e difesa si presume che saranno circa 50 i testimoni ascoltati nel corso del processo, già calendarizzato dal giudice.

Gli imputati sono Angelina Addinga, Nunziatina Batia, Domenico Bonfiglio, Gaetano Calamunci, Francesco Cappotto (dirigente Area Tecnica), Basilio Cataudo, Nunzio Corica (dirigente Area Economica-Finanziaria), Caterina D’Amico (dirigente Area Amministrativa), Sarina Gullà, Rosalba Lo Vercio, Biagio Mangano, Vincenzino Messina Rizziere, Rosario Pirrone, Basilio Pizzuto, Fabio Pizzuto, Antonino Raffaele, Antonio Spiccia, Giuseppe Antonio Tumeo. Le qualifiche di dirigente di Area per Cappotto, Corica e la D’Amico, sono riferite sino al momento in cui è scattato il blitz. Per altri cinque originari indagati si era proceduto per l’archiviazione.

Quel blitz scattato il 5 aprile

Il 5 aprile scorso,  scattò il blitz condotto dai carabinieri di Ficarra e dalla Compagnia di Patti, coordinata dal pm Giorgia Orlando, nei confronti di 23 impiegati. Nel calderone degli indagati, infatti,  anche tre dirigenti delle Aree Tecnica, Amministrativa ed Economico-Finanziaria, per i quali si è configurato anche il reato di abuso d’ufficio, poiché avrebbero omesso ogni forma di controllo nei confronti del personale. C’era chi, durante l’orario di lavoro, andava al mercato, a sbrigare commissioni, dal meccanico o all’ufficio postale. “Già in sede di interrogatorio di garanzia - afferma uno degli avvocati, Domenico Magistro - tutti gli indagati sono comparsi davanti al giudice Molina, confermando quanto già avessero dichiarato allo stesso magistrato, nel mese di marzo, prima dell’emissione della misura cautelare interdittiva della sospensione”.“ Nessuno di essi- riferiscono i rispettivi difensori-  si era infatti avvalso della facoltà di non rispondere, anzi ognuno aveva cercato di chiarire la propria posizione in ordine ai fatti contestati”.

Secondo la Procura, dalle risultanze investigative avviate nel 2016 dai carabinieri della  Compagnia di Patti, al comando del capitano Marcello Pezzi, più della metà dei dipendenti si assentava dal lavoro senza timbrare il cartellino: ventitré su quaranta sono accusati di truffa aggravata e continuata ai danni dell’ente pubblico e di false attestazioni e, si sono visti notificare, lo scorso 5 aprile, dai carabinieri del Comando provinciale di Messina, provvedimenti di sospensione dal servizio, emessi dal Gip di Patti, Ugo Molina. Quello messo in atto a Ficarra, stando a quanto ha stabilito il giudice, era un “sistema fraudolento e patologico”, ai danni della pubblica amministrazione, sviluppatosi e rafforzatosi nel tempo in un contesto di «anarchia amministrativa», realizzata solo grazie alla complicità fra controllori e controllati.

Gli indagati, evitavano dolosamente la timbratura dei cartellini o della scheda magnetica in modo da non far risultare i periodi di assenza e subire le conseguenti decurtazioni retributive. I carabinieri, con l'ausilio di filmati, hanno documentato circa 650 episodi di assenteismo per un ammontare di oltre 200 ore. Uno di essi ha ammesso, durante l’interrogatorio, di aver consentito ai propri dipendenti di agire in base alla “coscienza personale”, un altro non è intervenuto perché “si era sempre fatto così, da almeno trent’anni”.

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