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Cronaca

Caso “Il Detective”, incassa una nuova assoluzione l'ex poliziotto Galizia

L'accusa di non aver versato ritenute di imposta per oltre 500 mila euro. L'avvocato Cacia: “E' stato documentato che la condotta omissiva non era ascrivibile all’amministratore dell’epoca essendo la Corio il detective già gravata da cospicua esposizione debitoria pregressa”

Incassa una nuova assoluzione l’ex poliziotto Emanuele Corrado Galizia, imputato nella qualità di rappresentante della società “Il Detective” per non aver versato entro i termini previsti per la dichiarazione annuale dei sostitutivi d’imposta le ritenute per l’anno 2011 pari a 538.395 euro.

Il giudice monocratico Francesca Capone lo ha assolto perché il fatto non sussiste. Il pm aveva sollecitato una condanna a sei mesi.

Il giudice ha aderito al recente orientamento giurisprudenziale secondo cui per ritenere integrato il reato di omesso versamento di ritenute di imposta è necessario fornire la prova che alla presentazione della dichiarazione non sia seguita il pagamento degli f 24 e che risultino rilasciate ai lavoratori le relative certificazioni. “In ogni caso - conclude il difensore Nino Cacia - è stato documentato che la condotta omissiva non era ascrivibile all’amministratore dell’epoca essendo la Corio il detective già gravata da cospicua esposizione debitoria pregressa”.

Galizia, ex poliziotto e uomo dei servizi, era già stato assolto da altre accuse relative sempre alla contabilità dell’impresa e gli era stato revocato il sequestro di ingenti somme disposte nel corso delle indagini dopo l’accertamento dell’Agenzia delle Entrate.

Si chiude così un altro capitolo giudiziario delle complesse vicende che hanno avuto al centro la società di vigilanza privata Il Detective, un tempo la più grande società di investigazione e vigilanza privata di Messina, al centro di uno degli scandali più inquietanti per Messina fatto di presunte tangenti all’Università e talpe in Prefettura.

Nelle aule del Tribunale di Messina è ancora in corso il processo con l’accusa bancarotta fraudolenta che si è diviso in due tronconi. Nove gli imputati coinvolti: Antonina Corio, Daniela Corio, Cristina Corio, Natala Corio, Vincenzo Savasta, Emanuele Galizia, Salvatore Formisano, Federica Cacace e Letterio Arena. Si tratta di alcuni eredi del fondatore della società d’investigazione e sorveglianza, Nino Corio, e di chi ha ricoperto successivamente incarichi societari nel Cda nell’impresa, dichiarata fallita il 13 luglio 2013. Formisano e Antonina Corio hanno chiesto il rito abbreviato.

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