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Cronaca

Assunzioni in sanità, le pressioni di Catalfamo su Paino e Munafò: "Ci fanno fare una figura di mer..."

I retroscena dell'inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari dell'ex deputato. Nell'ordinanza le minacce al direttore generale e a quello amministrativo del Papardo

Saranno interrogati venerdì prossimo l’ex deputato Antonio Catalfamo e la dirigente medica del Papardo, Francesca Paratore che dovranno rispondere di corruzione e tentata concussione dopo l’ordinanza firmata dal gip Tiziana Leanza che li ha mandati ai domiciliari su richiesta del procuratore Rosa Raffa e del sostituto Marco Accolla.

Quattro gli indagati. Oltre l’esponente forzista anche l’assessore di Barcellona, l’avvocato Angelita Pino e il giornalista Santi Cautela, “borsista” al Papardo.

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La prima contestazione mossa ai principali indagati Catalfamo e Paratore, attiene alle pressioni esercitate sui vertici amministrativi dell'Azienda Ospedaliera Papardo per ottenere l'assunzione di Giovanni Bucalo Giovanni, consigliere della V Circoscrizione eletto nelle fila di Forza Italia, ma in procinto di transitare alla Lega (transizione formalizzata nel 2022 grazie all'intermediazione del Catalfamo) - presso la ditta Pulitori ed Affini S.p.a., società che si occupava del servizio di pulizia e sanificazione degli ambienti e servizi complementari presso la suddetta azienda ospedaliera.

Un episodio scoperto nell’ambito di un procedimento aperto dalla Procura di Palermo e poi trasmesso per competenza territoriale a Messina.

Un primo accenno alla questione dei contratti relativi al personale del servizio di pulizia era contenuto in una telefonata de dicembre 2021 tra Catalfamo e Paratore in cui quest'ultima informava l'interlocutore dei recenti sviluppi e, in particolare, del fatto che il direttore amministrativo, Salvatore Munafò, era pronto a dare corso alla procedura di assunzione, ma era stato bloccato dal direttore generale, Mario Paino, che voleva prima avere piena contezza della situazione.

Catalfamo, preoccupato per l'ostruzionismo di Paino ("ora questo blocca tutto"), si proponeva di occuparsi personalmente della vicenda ("vabbè domani poi me la vedo io"), minacciando serie conseguenze per l'alto dirigente che si stava mettendo di traverso ("sta finendo, diciamo che tra qualche mese torna al Pronto Soccorso... non rimetterà più piede al quarto piano").

Da qui una serie di pressioni, con Cataltamo che contatta ripetutamente Paratore, sollecitandola a informarsi su eventuali sviluppi ("vedi di capire a che punto sono con quella cosa, perché con questo ci fanno fare una figura di merda che metà basta); chiedeva, inoltre, all'interlocutrice se l'ostacolo frapposto dal Paino avrebbe bloccato tutte le posizioni, al che la Paratore rispondeva che il problema si sarebbe posto solo per i nuovi assunti ("no, allora, quelli assunti, quelli là che c'erano stanno continuando a lavorare, cioè blocca gli altri si blocca gli altri perché se lui non firma"). Di fronte al disappunto manifestato da Catalfamo rimarcava, quindi, di non poter fare nulla, se "lui non firma”.

Il pomeriggio del 14 dicembre 2021 veniva intercettata una conversazione che gli inquirenti ritengono di peculiare rilievo investigativo tra Catalfamo e Francesco Curcio, in passato componente del Consiglio Comunale di Messina, che non risulta fra gli indagati.

La discussione verteva sul collocamento lavorativo di Bucalo presso la ditta incaricata dei servizi di pulizia al Papardo. Curcio, evidenziava che il 27 dicembre era fissato un incontro con un altro referente e che, nell'occasione, sarebbe stato consegnato il curriculum di Bucalo e si programmava un incontro per far conoscere a Bucalo il tipo di lavoro da svolgere ma anche per garantirgli le “migliori condizioni contrattuali”.

Da qui un lungo tira e molla per arrivare all’assunzione che si concretizzerà solo ad aprile come autista. Nel mezzo una serie di pressioni da parte di Catalfamo “ma financo di minacce in più occasioni – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare - sia personalmente che per il tramite della Paratore, ai dirigenti Paino e Munafo, di pesanti ritorsioni politiche per piegarli ai suoi desiderata ("...ma qualcuno me la deve risolvere, altrimenti se loro mi creano problemi, io a questo punto cambio atteggiamento con la direzione del Papardo e li comincio a caricare un'interrogazione al giorno, eh… cominciamo a fare così…”. "gli devi dire ai tuoi amici del piano quarto, che domani io rimango li fino a quando non risolvono questa questione che se la tirano da 45 giorni, perché se io, evidentemente, loro non capiscono, che se io faccio determinate cose (..) c'è un motivo, quindi se loro vanno di settimane in settimane, dieci giorni in dieci giorni, mi creano danno, ci creano danno… siccome le loro priorità le attenziono sempre, quando ci sono delle priorità, loro le devono attenzionare altrimenti cambiamo sistema".

Secondo gli inquirenti “ai fini di una migliore comprensione della vicenda è opportuno inquadrarla nel contesto temporale in cui si inseriva, ovvero i primi mesi dell'anno 2022, caratterizzato dal fermento politico determinato dalla imminenza di due "appuntamenti" di peculiare momento: le elezioni amministrative per la Città metropolitana di Messina, che si sarebbero svolte il 12 giugno 2022, e le elezioni amministrative per la Regione siciliana fissate per il 25 settembre 2022”.

La congiuntura politica determinava l'esigenza da parte del Catalfamo, punto di riferimento del suo partito a livello regionale, di alimentare le fila, per rafforzare la base elettorale e favorire il successo alle consultazioni popolari. Tale interesse veniva perseguito con caparbietà dall'indagato che, pur di raggiungere i suoi obiettivi – scrivono gli inquirenti - si impegnava ad avvantaggiare indebitamente un esponente della politica locale che godeva di un discreto bacino elettorale e che era disponibile a transitare nel suo movimento politico in cambio di un posto di lavoro. Pur di "accontentarlo", il Catalfamo non si faceva remore a piegare il proprio ruolo politico/istituzionale per fini privati, pretendendo, in virtù di pregressi benefici profusi in ragione del suo ruolo politico”.

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