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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Chiuse le indagini sulla presunta maxitruffa al servizio sanitario, sette le cliniche in attesa di giudizio

Restano dentro l'inchiesta diciassette persone tra funzionari pubblici e imprenditori della Sanità privata, il sostituto procuratore Vinci ha firmato l'atto di conclusione degli accertamenti

Il sostituto procuratore Piero Vinci ha chiuso le indagini sulla presunta maxitrffa ai danni del servizio sanitario. Le accuse a vario titolo vanno dalla corruzione agli accessi abusivi a sistemi informatici. 

Dalle indagini sarebbe emerso quello che viene definito "un articolato e collaudato meccanismo fraudolento, finalizzato a far lievitare artificiosamente l'entità dei rimborsi corrisposti dal sistema sanitario".

A scoprire il tutto è stata la Procura di Messina, che ha coordinato l'operazione "Drg" portata a termine dai finanzieri del Comando provinciale nel settembre 2021. 

Il prossimo passaggio riguarderà le richieste della procura al giudice, e dunque se gli indagati saranno sottoposti a processo oppure ricevere l'archiviazione delle posizioni: Mariagiuliana Fazio, Emmanuel Miraglia, Domenico Francesco Chiera, Gustavo Barresi, Santi Mangano, Marco Ferlazzo, Antonino Francesco Merlino, Caterina Facciolà, Carmelo Catena, Michele Filippone, Antonio Gioacchino Luigi Alaimo, Emanuele Puglisi, Nicola Princiotto, Aldo Francolino, Giovanna Giuffrè, Letteria Mazzeo, Maria Rosualda Naso. Sette le cliniche sotto indagine: Cot (Cure Ortopediche Traumatologiche Spa dove risulta procuratore Franco Maria Alessandro De Felice), Cappellani Giomi Spa rappresentata da Massimo Miraglia, Giomi Spa rappresentata da Massimo Miraglia, Casa di Cura Cristo Re rappresentata da Concetta Trimarchi, Casa di Cura Villa Salus rappresentata da Annunziata Saija, Provincia Sicula dei chierici regolari ministeri degli infermi Casa di cura San Camillo, rappresentata da Rosario Mauriello, Casa di Cura Carmona rappresentata da Antonio Tigano. 


La complessa attività d’indagine, sviluppata dagli investigatori in materia di spesa pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, su delega del pool di magistrati della Procura di Messina responsabili del contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione, era ruotata intorno all’acronimo D.R.G. (Diagnosis Related Group): un dettagliato sistema che consente di classificare ogni singolo caso clinico in una determinata casella (il ministero della Sanità ha previsto oltre 500 casistiche), variabile in relazione alla diagnosi, agli interventi subiti, alle cure prescritte ovvero alle caratteristiche personali del singolo paziente ricoverato in una struttura accreditata. Proprio sulla base del D.R.G. attribuito, quindi, in funzione delle risultanze della Scheda di Dimissione Ospedaliera (in sigla S.D.O.), parte integrante della cartella clinica, ogni singola Regione prevede la tariffa da rimborsare alla Casa di cura privata convenzionata, gravante sul Servizio Sanitario Nazionale, così risultando centrale la relativa attività di verifica, per norma attribuita a un Nucleo Operativo di Controllo interno all’Asp competente per territorio. Ma i rimborsi corrisposti alla cliniche private messinesi - secondo le indagini - sarebbero stati innalzati ad arte. 

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