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Cronaca

Cosa si potrà fare a Capodanno: niente discoteche e feste in piazza, sì ai ristoranti

Natale è appena trascorso e già lo sguardo corre alla notte dei 31, ai cenoni tanto demonizzati negli ultimi due anni e che anche in questo 2021, quello che sembrava “l’anno della ripartenza”, rischiano di trasformarsi in potenziali focolai

Natale è appena trascorso e già lo sguardo corre a Capodanno, ai cenoni e alle feste tanto demonizzati negli ultimi due anni e che anche in questo 2021, quello che sembrava “l’anno della ripartenza”, rischiano di trasformarsi in potenziali focolai. Tutta colpa di Omicron, quella variante che per contagiosità e diffusione è diventata l’argomento principale di conversazione per queste festività e che sta causando, oltre che un aumento dei contagi, anche una corsa ai tamponi.

Il governo Draghi con l’ultimo provvedimento ha vietato qualsiasi genere di festa in piazza sino al 31 gennaio, ma i sindaci della stragrande maggioranza delle città italiane erano già corsi ai ripari. I festeggiamenti di piazza sono stati annullati a raffica nelle ultime settimane: niente party né dj set, niente concerti né spettacoli. E se è vero che rispetto allo scorso anno non vi è traccia di coprifuoco né di divieto di spostamenti dovuto a zone rosse o arancioni, lo spettro del passaggio in zona gialla per alcuni è già diventato realtà, per altri continua ad aleggiare, e fioccano le disdette per voli e soggiorni in albergo.

Le regioni in zona bianca e in zona gialla

Al 27 dicembre restano in zona bianca Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, mentre sono passate  in giallo Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Veneto e Province autonome di Trento e di Bolzano. 

Il governo ha già imposto il rafforzamento di alcune misure, come indossare la mascherina Ffp2 per accedere ai mezzi pubblici e ai luoghi di socialità come teatri, cinema, sale da concerto e locali di intrattenimento (dove è vietato consumare cibi e bevande), e ha confermato le decisioni già prese da diversi sindaci con ordinanze apposite: la mascherina va sempre indossata, anche all’aperto, a prescindere che ci si trovi in zona bianca o gialla.

Il decreto Natale prevede inoltre l'estensione dell’obbligo di Green Pass rafforzato anche per il consumo al banco nei bar e eni ristoranti, per piscine, palestre e sport di squadra, per musei e per mostre. Super Green Pass al chiuso per centri benessere, centri termali (salvo che per livelli essenziali di assistenza e attività riabilitative o terapeutiche), parchi tematici e di divertimento, per centri culturali, centri sociali e ricreativi (esclusi i centri educativi per l’infanzia) al chiuso e per sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò.

Niente discoteche e feste in piazza, sì ai ristoranti

Fino al 31 gennaio 2022, e dunque anche per Capodanno, sono vietati gli eventi, le feste e i concerti che implichino assembramenti anche in spazi all’aperto, e restano chiuse discoteche, sale da ballo e locali simili in cui si svolgono eventi, concerti o feste.

Al ristorante si potrà invece andare, a patto di essere in possesso del Super Green Pass che attesta l’avvenuta vaccinazione o l’avvenuta guarigione negli ultimi 6 mesi. Gli stessi ristoranti saranno però sotto attenta osservazione da parte delle forze dell’ordine schierate nelle strade il 31, perché il timore è che possano trasformarsi in balere o sale da ballo improvvisate per festeggiare l’arrivo del nuovo anno con musica e danze.

Diversi sindaci hanno deciso di firmare ordinanza che limitano gli accessi a piazze o zone solitamente considerate di ritrovo per la sera del 31: a Bologna, per esempio, il sindaco Matteo Lepore ha interdetto l'accesso a piazza Maggiore, a Bari il sindaco Decaro ha vietato i fuochi d’artificio. La decisione di chiudere le discoteche e bypassare la possibilità di aprirle sotto stretta osservanza del super Green Pass ha intanto inevitabilmente scatenato un coro di proteste da parte dei titolari e delle associazioni di categoria, e sono stati espressi parecchi dubbi sull’utilità della misura. Il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha sottolineato il rischio che con i locali chiusi possano proliferare feste private senza controllo, come accaduto in estate.

Feste private, è corsa ai tamponi

Anche se il tampone negativo non è più sufficiente per entrare al ristorante, la corsa ai test si è scatenata ugualmente. Le farmacie e i medici di famiglia sono stati presi d’assalto già nei giorni precedenti al Natale, le code interminabili spesso si chiudono con una secca risposta da parte di farmacisti esausti che chiariscono che non hanno più posto per effettuare test rapidi o che non hanno più disponibilità di test fai-da-te.

A oggi non è stato imposto nessun divieto ufficiale di festeggiare in casa né vi sono imposizioni sul numero di ospiti che si possono invitare al cenone, ma il messaggio sottinteso è chiaro ormai a tutti: no ai veglioni senza regole e senza precauzioni, no a feste private che rischiano di tramutarsi in focolai della temuta variante. E così anche i vaccinati, dopo giorni di battage in cui si sottolinea che possono comunque contrarre e trasmettere il virus soprattutto ai più fragili, sono corsi a prenotare o acquistare un tampone per festeggiare senza pensieri, anche se senza sintomi e senza essere contatti stretti di positivi accertati.

Il sistema, alla fine, è andato in tilt, sovraccaricato non tanto dai contagi, che sono comunque molto distanti dai numeri dello scorso anno (pur in crescita), quanto dalla difficoltà a tracciare e a far fronte alle richieste: con le regole vigenti le persone in quarantena sono migliaia perché contatti di positivi, pur non avendo sintomi, e sono costrette a restarci perché non si riesce ad accertare l’eventuale positività in tempi brevi a causa dell’aumento delle richieste.

fonte Today.it

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