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Cronaca

Case di riposo sotto la lente della polizia municipale, individuate 15 strutture “fantasma”

Secondo i primi risultati dell'indagine non sono iscritte all’elenco regionale o locale. Ancora da verificare se dipende da carenze di requisiti o documentali o formalità burocratiche

Una quindicina di case di accoglienza e di riposo a Messina senza le previste autorizzazioni. E’ il risultato, ancora parziale, di una indagine in corso da parte della Polizia municipale diretta dal comandante vicario Commissario Giovanni Giardina.

L’attività di indagine è finalizzata a verificare il possesso dei requisiti delle strutture cittadine che ospitano anziani.

Si tratta di strutture che sono, a seconda dell’attività svolta definite case di accoglienza (se l’attività ricettiva è prettamente di ospitalità) e Cae di riposo per anziani (che per i requisiti richiesti sono di fatto simili  a RSA-residenze sanitarie assistenziali ).

La differenza tra le due strutture è sostanziale in quanto nelle seconde sono richieste caratteristiche strutturali e di personale sanitario tale da garantire l’assistenza di persone anziane anche non autosufficienti e con necessità di cure sanitarie di primo livello (ossia con patologie degenerative dovute all’età che portano alla necessità di una costante sorveglianza e assistenza ).

L’attività in corso da parte della polizia locale, effettuata attraverso controlli incrociati con i dipartimenti comunali e regionali e l’acquisizione di documentazione presso le strutture ricettive ha evidenziato che una quindicina di attività non sono iscritte all’elenco regionale o locale richiesto.

Il compito ora della polizia specialistica sarà quello di verificare il copioso incartato acquisito dal quale dovrà emergere se la mancata iscrizione sia dovuta a carenze di requisiti o documentali oppure a mere formalità burocratiche in atto presso gli uffici del dipartimento servizio alla persona e alle imprese. In quest’ultimo caso sarà richiesto il completamento celere dell’iter autorizzativo agli uffici mentre nel primo caso saranno valutate singolarmente le inadempienze con diffide alla regolamentazione laddove possibile e con richieste di inibizione dell’attività ove i requisiti posseduti non siano compatibili con l’attività svolta. In entrambi i casi si procederà con quanto previsto dall’articolo 86 del tulps in materia ricettiva e ai sensi della legge 287/91 e  D.L. 209/2006 in materia igiene e somministrazione alimenti.

Oltre a pesanti sanzioni che posso raggiungere anche i 10.000 euro si procederà all’avvio della sospensione della attività non escludendo altresì segnalazioni alla autorità giudiziaria per comprovate violazioni penali.

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