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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Siap al fianco dell'Antimafia sul caso Antoci, Felice Silvio: “Giusto si faccia chiarezza anche sulla morte dei nostri due agenti”

L'ex presidente del Parco dei Nebrodi annuncia la costituzione di parte civile del sindacato di polizia ma il segretario chiarisce: “In atto nessun provvedimento, agiremo solo in caso di contestazioni ai nostri agenti di scorta”

Una inchiesta per falsa testimonianza nei confronti di Mario Ceraolo, uno degli ispettori di Polizia che ha contribuito a mettere in evidenza i lati oscuri dell’inchiesta sull’attentato all’ex presidente del Parco dei Nebrodi. 

Lo ha annunciato lo stesso ex presidente Giuseppe Antoci con una nota in cui esprime il suo rammarico per il lavoro svolto dalla commissione regionale Antimafia che ha finalmente messo in evidenza non solo le anomalie dell’agguato del maggio 2016  ma anche “gli imbarazzi degli ambienti investigativi e dell’autorità giudiziaria che non ha ritenuto di dovere approfondire evidenti contraddizioni”.

Di fronte a questa operazione verità  “ci aspettavamo gratitudine”, ha detto il presidente dell’Antimafia regionale Claudio Fava, invece si apre una nuova stagione di veleni. 

A dare il primo segnale in tal senso proprio la nota dell’ex presidente dell’Ente Parco che racconta dell’iscrizione nel registro degli indagati del vice questore Ceraolo e la decisione di costituirsi parte civile del sindacato Siap a tutela dei poliziotti della scorta. 

“Apprendo che Ceraolo – dichiara Antoci - più volte richiamato nella relazione della Commissione quasi a diventarne il protagonista, è indagato dalla Procura di Messina proprio per falsa testimonianza al Pubblico Ministero, per quanto riferito sull’attentato che ha colpito me e gli uomini della mia scorta quella notte. Non riesco a trovare le parole per esternare il mio imbarazzo su una vicenda diventata paradossale”.

“Il Sindacato Italiano Appartenenti Polizia – si legge sempre nella nota di Antoci - ha deciso di costituirsi a tutela dei poliziotti della scorta di Antoci e lo farà in tutte le sedi Civili e Penali. Un segnale forte contro chi sta cercando di offendere il lavoro di Magistratura e Forze dell’Ordine e verso chi, magari indotto in errore, avrebbe dovuto meglio indirizzarne le azioni”. 

In realtà, il Siap – che sembra essere l’unico sindacato di Polizia intenzionato a percorrere questa strada – di fatto non si è costituito contro nulla perché non c’è in atto ancora nessun provvedimento.

Lo chiarisce a Messina Today il segretario generale provinciale del Sialp Messina, Felice Silvio. 

“In atto non c’è nessuna costituzione – spiega il segretario - perché non esiste alcun provvedimento nei confronti di nessuno dal punto di vista giudiziario. Nel caso in cui si dovesse incardinare un procedimento, valuteremo la possibilità di costituirci parte civile a tutela dei nostri agenti coinvolti nell’attentato e del loro operato. Ci tengo a chiarire che a noi interessa solo la loro posizione, mettere in evidenza la correttezza degli agenti di scorta nello svolgimento di quel servizio. Sono nostri iscritti e li tuteleremo in caso di eventuali contestazioni”.

I due agenti deceduti per cause archiviate come naturali – su cui l’antimafia regionale chiede di riaprire le indagini - e gli altri che facevano parte del servizio di scorta dell’ex presidente sono infatti tutti appartenenti al sindacato Siap, con carichi di segreteria, così come lo stesso Daniele Manganaro, vicequestore in forte contrapposizione con le dichiarazioni di Ceraolo, che non apparteneva al servizio di scorta ma aveva avuto mandato di rafforzare la vigilanza sull’ex presidente del Parco.

Ma è proprio sugli agenti di scorta che si concentra oggi l’attenzione del sindacato. “La commissione antimafia regionale non mi sembra abbia in nessun modo messo in discussione il lavoro dei nostri colleghi – chiarisce Felice Silvio – Anzi va assolutamente dato merito all'antimafia di aver voluto vedere chiaro in questa vicenda che ancora fa discutere. Ribadisco che come Siap ci costituiremo solo se arriveranno contestazioni formali ai nostri iscritti. Chiarisco ancora che anche tutti noi, così come la commissione Antimafia regionale, ci auguriamo che il caso dei due agenti deceduti venga riaperto per chiarire e fugare ogni dubbio sulla loro morte”.

Un chiarimento importante quello del segretario del Siap dopo la nota di Antoci che sulla matrice dell'attentato ha voluto ricordare anche la testimonianza del sindaco di Cesarò, Salvatore Calì, che nell'interrogatorio alla Dda dichiara senza mezzi termini al pm: “Si, si, l’ho detto che è un attentato di mafia, sicuro sicuro. Per me è un attentato di mafia”. 

Quello che è venuto fuori però davanti la Commissione presieduta da Claudio Fava è che il sindaco Calì a caldo, subito dopo l'agguato, aveva rilasciato dichiarazioni molto più soft e che per le stesse era stato richiamato sia da Antoci che dall'ex senatore Beppe Lumia che lo “invitava” a dire in futuro che era stata la mafia.

Ora su tutte queste contraddizioni, la parola passa alla Commissione nazionale presieduta da Nicola Morra, a cui i componenti regionali hanno trasmesso gli atti.

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