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Cronaca

La testimonianza di Sindona: “Io carabiniere, ferito da bomba anarchica, provo rabbia per le lamentele 41bis"

Stefano Sindona, una delle tante vittime del terrorismo eversivo, oggi, presidente di una società di basket che conta oltre 150 iscritti tra i 5 ai 18 anni a San Filippo del Mela, racconta la sua storia

"Il 4 novembre saranno 20 anni da quel giorno. Fui io ad aprire quel pacco bomba arrivato in caserma, l'esplosione mi è costata due dita di una mano e ferite evidenti, impossibili da rimarginare, all'altra. Oggi sento parlare di Alfredo Cospito, sento le notizie di minacce e scontri, le lamentele su quanto sia pesante il carcere duro, e mi viene una rabbia... Io sono un miracolato, tutto sommato, ma quanti giovani sotto ai colpi degli anarchici hanno pagato un prezzo ancora più caro?".

A parlare all'Adnkronos è Stefano Sindona, una delle tante vittime del terrorismo eversivo. Nel 2003 era un giovanissimo comandante della stazione carabinieri Roma viale Libia, gli anarchici colpivano senza sosta. Sette mesi più tardi, in una operazione condotta da poliziotti e carabinieri insieme, vennero arrestati 4 ragazzi, tra i quali il presunto responsabile dell'attentato subito da Sindona. A capo della Digos c'era l'attuale capo della Polizia Lamberto Giannini.

La matrice era anarco-insurrezionalista, "il processo nemmeno si concluse bene - ricorda Sindona - Ero un uomo dello Stato, che in tribunale andava da solo col proprio legale, contro chi si presentava insieme all'avvocato e a un centinaio di persone pronte a dargli manforte. Oggi ho cambiato vita, sono tornato al mio vecchio amore per la pallacanestro, lavoro coi ragazzini che mi guardano le mani e mi chiedono cosa sia successo".

"Avevo 42 anni, quel giorno me lo ricorderò sempre - racconta ancora l'ex carabiniere all'Adnkronos - D'altronde, come potrei dimenticare? Le mie mani mi riportano lì ogni giorno. Oggi provo rabbia, ma non possiamo inveire contro lo Stato, è la società in cui viviamo, io non posso farci nulla, c'hanno provato persone più in alto di me e si è visto la fine che gli hanno fatto fare. Figuriamoci che può fare un maresciallo dei carabinieri. Nel mio piccolo oggi, presidente di una società di basket che conta oltre 150 iscritti tra i 5 ai 18 anni (a San Filippo del Mela, in provincia di Messina), cerco di inculcare regole e principi sani".

Nel 2005 gli è stata conferita la medaglia d'oro al valor civile per "il generoso altruismo e non comune spirito di servizio con cui si adoperava per impartire immediate disposizioni operative e si assicurava dell'incolumità delle persone presenti in caserma, prima di acconsentire ad essere trasportato in ospedale. Chiaro esempio di elette virtù civiche ed altissimo senso del dovere". "Purtroppo se le regole permettono certi comportamenti ognuno ne approfitta, diversamente ci si penserebbe più di una volta prima di commettere un attentato. Anche la mia figura - conclude - se magari fosse stata presente in un'altra società, in un altro Stato, sarebbe stata più valorizzata, qui è come se non hai a che fare con nessuno".

Fonte: AdnKronos

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