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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Bimba nata dal seme congelato, potrà portare il nome del papà

La Cassazione dà ragione alle motivazioni dell'avvocato Aurora Notarianni e “premia” la linea seguita dalla Procura di Messina per altri due casi. Ecco la storia d'amore. E di coraggio

Bionda, con due occhioni sorridenti, accarezza un cagnolino, guardando allegra l’obiettivo della macchina fotografica. E’ bellissima, è davvero il frutto di un grande amore, nata non a caso nel giorno di San Valentino. E finalmente, potrà portare il nome del suo papà, grazie all’avvocato messinese Aurora Notarianni. Sì, perché la piccola Luana, nome di fantasia per ovvi motivi, è stata oggetto di una lunga battaglia giudiziaria finita in Cassazione.  Protagonista, una giovane donna di Ancona, diventata mamma dopo la morte del marito, grazie alla fecondazione omologica, con il seme crio-congelato.  

“Una scelta d’amore difesa con le unghie e con i denti”, dice lei oggi. Non solo per superare il dolore della morte del compagno dopo 22 anni di vita insieme,  ma per coronare un sogno coltivato insieme, desiderato ardentemente. “Parlavamo ancora prima di sposarci della voglia di avere insieme un figlio. Ma non arrivava”. 

Nel frattempo l’uomo si è ammalato. Una di quelle malattie che non lascia scampo. Ed è durante un ricovero in ospedale che scatta la lampadina. Lei chiede al medico se era possibile conservare il seme, prima di una chemio che avrebbe potuto renderlo sterile. Ma subisce la prima umiliazione, da parte di chi pensa che non è quella la cosa più importante in quel momento, decidendo in base alle proprie priorità, non certo a quelle di un vissuto nella quale nessuno ha diritto di entrare. Un pregiudizio che purtroppo dovrà affrontare anche da parte di qualche amico e parente.

Ma la coppia è determinata. “Questa malattia - dice lui, portato a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno - forse è arrivata proprio per farci avere un figlio. Decidono insieme di andare a fare un viaggio in Spagna prima della chemioterapia. Che l’uomo non farà mai più perché non sarebbe servita a nulla. Quello sarà l’ultimo viaggio, dove però cercano la clinica per congelare il seme. 

E’ settembre del 2015 quando lui muore. Ma è nel giorno di San Valentino del 2017 che nasce la loro piccola. Una bambina, proprio come lui era certo che sarebbe nata. Quando però la donna va al Comune, in un paese della provincia di Ancona – dove vive -  l’amara sorpresa:  l’ufficiale di Stato Civile si rifiuta di metterle il nome del papà. 

Comincia così un’odissea giudiziaria che si è conclusa  con una sentenza del marzo 2019, pubblicata qualche giorno fa. L’avvocato Aurora Notarianni, a Messina, ha risolto già due situazioni simili. 

In entrambi i casi si tratta di due femminucce di Messina: una nata all’ospedale Piemonte, che oggi ha quattro anni e non ha mai conosciuto papà Giancarlo e un’altra nata nello stesso periodo. Sono forse gli unici casi in Italia.

“Con una parte dei giudici di Ancora è stata dura – spiega l’avvocato Aurora Notarianni – C’è stato un pregiudizio. Quale è il nesso logico prima che giuridico di vietare ai genitori il compimento di un atto e punire il bambino con la sanzione della mancata attribuzione del cognome e della paternità? Sarebbe come dire che se un bimbo nasce dopo uno stupro siccome la violenza è vietata egli non potrà avere un padre. Insomma, può avere un senso il divieto per gli adulti, ma qual è il senso della punizione per i bambini?  E poi qual è il senso di punire un atto ammesso in altri Stati dell’Europa e non Garantire l’unicità e la continuità degli status personali e familiari in un ordinamento pluralista in cui è oltrepassato il matrimonio sia come fondamento della famiglia che come istituto basato sulla diversità di sesso.

Per fortuna – conclude l’avvocato – la Cassazione, con questa sentenza, ha valorizzato molto l’interpretazione che era stata data dal tribunale di Messina, cioè l’interesse del minore  e il consenso dato dal genitore all’inseminazione post mortem”. 

A proposito di sentenze. «Ieri guardavo questa della Cassazione - spiega la mammma della piccola Luana - porta il numero 13000/19. Io sono nata il 13, mio marito il 19. Mi piace pensare che neanche questo è un caso». 

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