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Cronaca

Nascosta tra i mandarini o in auto di lusso, il "Ponte" della cocaina sullo Stretto in direzione Palermo

I particolari dell'operazione "Cagnolino", la droga veniva smistata da una famiglia reggina legata da vincoli di parentela con esponenti di spicco della ‘ndrina di San Luca e passava obbligatoriamente da Messina

Nascosta dentro le cassette dei mandarini o dentro doppifondi meccanici realizzati nel cofano di eleganti autovetture o nell’abitacolo di possenti autotreni. La cocaina passava lo Stretto di Messina, in direzione Palermo, mimetizzata in modi assai diversi per sfuggire ai controlli degli investigatori della Guardia di finanza.

Nel corso delle indagini che hanno portato all’operazione "Cagnolino", però, i militari delle fiamme gialle palermitane sono riusciti a trarre in arresto 6 corrieri di droga, operanti anche nel pieno del periodo pandemico sfruttando le proprie attività lavorative, e 2 basisti che custodivano parte dello stupefacente a Palermo, con il sequestro di circa 50 chilogrammi di cocaina, che se immessa nel mercato avrebbe fruttato profitti illeciti per oltre 4 milioni di euro.

Cocaina in viaggio tra lo Stretto di Messina

La sostanza stupefacente, stoccata in depositi dislocati in provincia di Reggio Calabria, veniva trasportata su gomma lungo la tratta Reggio Calabria-Messina-Palermo, abilmente occultata con diversi carichi di copertura o all’interno di sofisticati doppi fondi creati nelle autovetture dei corrieri, accessibili mediante aperture elettro-meccaniche.

L’attività investigativa avrebbe, infatti, consentito di ricostruire accordi per la fornitura di almeno 10 chilogrammi di cocaina al mese, destinata al mercato palermitano, che avrebbe generato per l’organizzazione un giro d’affari illecito stimabile in circa dieci milioni di euro all’anno.

Fonte ReggioToday

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