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Cronaca

Condanna agli occupanti dell'ex caserma, l'avvocato dei d'Alcontres: "Anche la proprietà privata è un diritto"

Presa di posizione del legale della famiglia dopo la nota di solidarietà dell'Unione inquilini a sostegno dei senzatetto. "L'associazione avrebbe dovuto rivendicare in altra sede istituzionale le esigenze delle 23 persone in questione. E' paradossale appellarsi ai principi di democrazia per poi scardinarne i pilastri"

“Nessuna “crociata punitiva contro “persone povere” e stata mai condotta dai miei assistiti quali proprietari dello stabile illegalmente occupato dalle 23 persone condannate. Tantomeno sono state mai dagli stessi sottovalutate le necessità di persone che potenzialmente possano versare in stato di bisogno.”.

E quanto spiega l’avvocato Michele Minissale per conto dei suoi assistiti dopo la notizia diramata dall’Unione inquilini sulla vicenda che ha visto protagonisti alcune famiglie che avevano occupato ll’ex caserma dei carabinieri in via Gesù e Maria in San Leone di proprietà della famiglia Stagno D’Alcontres.

Sulla condanna ad un anno e sette mesi di reclusione e 500€ di multa per gli occupanti, è giunta la solidarietà oltre che dell’Unione inquilini anche dal circolo Peppino Impastato del Partito della Rifondazione Comunista di Messina che hanno messo in evidenza lo stato di bisogno delle famiglie che avevano occupato uno stabile “abbandonato e dismesso da anni”.

“I miei assistiti – spiega oggi l’avvocato della famiglia proprietaria dello stabile - hanno legittimamente rivendicato la tutela loro offerta dalla legge per essere stati ingiustamente vittima di un reato a danno del loro patrimonio. Mi sembra opportuno puntualizzare che uno stato di diritto è tale allorquando le regole e le norme di legge vengono rispettate da tutti i cittadini. La nostra costituzione e la legge tutelano, infatti, il diritto di proprietà privata come diritto assoluto e inviolabile. Senza sottovalutare le esigenze e i bisogni di chi effettivamente versa in un reale stato di bisogno, si precisa che nel caso in questione, le c.d. 23 “povere persone”, sono state condannate in quanto ritenute, a seguito dell’istruttoria dibattimentale, colpevoli dei reati loro ascritti per essersi immesse clandestinamente e illegalmente all’interno di una proprietà privata, violando il diritto di proprietà dei miei assistiti, arrecandovi ulteriori danni, senza sottacere che nel corso del processo non è  stato neppure dimostrato che gli stessi versassero in un effettivo e reale stato di bisogno, ritenuto solo presupposto”.

“Trovo incomprensibile – continua la nota dell’avvocato Minissale - la levata di scudi dell’associazione degli inquilini contro la famiglia Stagno d’Alcontres sol per il nome che porta e perché non si sarebbe fatta essa da sola carico e non, invece, le Istituzioni deputate, delle presunte esigenze abitative delle delle 23 persone ritenute responsabili dei reati per i quali sono state condannate”.

Secondo Minissale, l’Associazione inquilini avrebbe dovuto rivendicare in altra sede istituzionale le esigenze delle 23 persone in questione.

“Piuttosto è innegabile, al contrario, - spiega - che abbia sempre sponsorizzato l’occupazione dell’immobile privato della famiglia Stagno d’Alcontres, la quale per altro ha anche dovuto sopportare i danni subiti per effetto dell’occupazione illecita, oltre al costo delle tasse e tributi sull’immobile anche durante il periodo dell’illecita occupazione. Giova ricordare che la stessa associazione inquilini ebbe a rivendicare a mezzo stampa che: le 23 persone ‘che occupano locali inutilizzati da tempo raccolgono idealmente il testimone delle masse contadine che a più riprese, e da ultimo nel secondo dopoguerra, condussero una grandiosa battaglia di giustizia, di civiltà e di progresso, occupando le terre incolte che appartenevano ai grandi latifondisti’”.

“Ora – insiste l’avvocato - indipendentemente dalla deriva totalitaria e pericolosa di tale affermazione, credo che ciascun proprietario d’immobile, in un paese democratico, sia libero di godere e gestire il proprio patrimonio come meglio crede e ritiene, nell’esercizio del proprio pieno e libero diritto di proprietà, senza doversi preoccupare del fatto che, lasciandolo temporaneamente chiuso o incustodito questo possa essere oggetto di illecita preda da parte di chi possa rivendicare un qualsiasi personale interesse all’occupazione. Solo per inciso, mi preme precisare che mai nessun abbandono del palazzo da parte dei proprietari miei assistiti, tantomeno per 13 anni, come affermato dalla medesima associazione inquilini. Infatti, detto immobile notoriamente adibito a Caserma dei Carabinieri era stato oggetto di interventi importanti di ristrutturazione da parte della famiglia proprietaria su richiesta del Ministero dell’Interno, che sei mesi dopo il completamento dei lavori richiesti comunico’ di risolvere anticipatamente il contratto di locazione, riconsegnandolo ai proprietari solo nell’aprile nel 2011. Al momento dell’occupazione, avvenuta nel 2015, vigeva per altro una contestazione riguardante il pagamento dei danni effettuati dal precedente conduttore ed accertati dal tecnico incaricato dall’Ufficio dell’Agenzia del Territorio di Messina con verbale sottoscritto in contraddittorio, la cui risoluzione è stata pregiudicata, come provato e documentato nel corso del processo, proprio dall’azione delle 23 persone oggi condannate, con ulteriore danno per i proprietari. Ciò che appare evidente nel comunicato di sostegno da ultimo fatto dall’associazione inquilini – conclude Minissale - è il paradosso secondo il quale, malgrado quest’ultima si appelli ai principi di democrazia, poi ne scardini i pilastri negando il diritto assoluto della proprietà privata e ancor di più il principio fondamentale di diritto secondo il quale ad una condotta di reato consegua sempre una condanna uguale per tutti”.

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