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Cronaca

Coronavirus, 11 morti e 976 nuovi positivi a Messina: rallentano i contagi in attesa del picco

Ieri erano 1396. I dati dell'ufficio per l'emergenza covid anche in provincia. C'è attesa per la svolta nei conteggi dei ricoveri e le regole da seguire per la zona arancione e rossa

Undici morti e 976 i nuovi positivi nelle ultime 24 ore a Messina e provincia che fanno scizzare il totale complessivo dei casi Covid a 14.423. Ieri erano 1396. Lo comunica l'ufficio per l'emergenza Covid. Sono 408 invece i nuovi contagi certificati ieri in città. Preoccupanti anche i numeri a Milazzo con 182 nuovi casi e Barcellona con 89 anche se si registra un netto calo rispetto a ieri (504 a Messina, 240 a Milazzo e 128 a Barcellona). Un rallentamento nei contagi che è stato registrato complessivamente in tutta Italia, in attesa del picco dei casi che, secondo gli esperti, si raggiungerà nell'arco di 5-10 giorni.

Intanto, dal 15 al 23 gennaio, Messina entra in zona arancione, così come ampiamente ventilato nei giorni scorsi, insieme ad altri 58 comuni del messinese.

Per quanto riguarda i posti letto occupato sono 203, comprese le terapie intensive. Questo il quadro: 112 al Policlinico, 40 al Papardo, 12 Irccs Neurolesi, 1 presidio Piemonte, 38 al Cutroni Zodda di Barcellona.

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La svolta nei conteggi sui ricoveri: addio zona arancione e rossa?

C'è attesa invece per la svolta nei conteggi dei ricoveri. Come scrive Today.it, poche ore fa le direzioni Prevenzione e Programmazione sanitaria hanno scritto a tutti gli assessorati delle Regioni. La svolta potrebbe dunque essere reale, ma i ricoverati vanno comunque "tracciati come casi e comunicati ai sistemi di sorveglianza". Cambia però davvero tutto se un positivo asintomatico ricoverato per cause diverse dal Covid "qualora sia assegnato in isolamento al reparto di afferenza della patologia per la quale si rende necessario il ricovero, pur essendo tracciato come “caso”, non sarà conteggiato tra i ricoverati dell’area medica Covid, fermo restando il principio di separazione dei percorsi e sicurezza dei pazienti".

Secondo le stime più credibili, scrive oggi Repubblica, i ricoverati “con” Covid e non “per” Covid sono circa il 30%. Se si abbassa di colpo la percentuale di occupazione dei letti ordinari (oggi al 27,5% con 17.648 ricoverati), per molte Regioni il rischio di finire in arancione viene rimandato, nel peggiore dei casi, a febbraio, quando il picco forse sarà già passato (ci torniamo tra poco) e l'ondata Omicron sarà alle spalle. Tagliando quello che si stima essere un 30% di "Covid non Covid", nessuna regione passerebbe più in arancione. Anzi, molte tornerebbero in fascia bianca, nonostante in questo momento il 27,1% dei reparti di medicina sia occupato da pazienti Covid. 

Le Regioni non ottengono invece di modificare le regole sui tamponi di fine quarantena e pure la definizione di caso, per non considerare più in toto gli asintomatici: su questi punti al ministero per ora non vogliono sentir parlare di modifiche. Gli assessori alla Salute hanno dunque deciso di congelare la lettera nella quale si chiedeva anche l’eliminazione del tampone a fine quarantena dei vaccinati. Luca Zaia dal Veneto in ogni caso ha ribadito che "L’Ecdc invita a classificare come “caso” solo i positivi con sintomi, questo cambia la storia del Covid. La perplessità è che, se ci sono tanti positivi asintomatici, il rischio è che questi infettino, ma a noi sembra che la quota dei sintomatici si stia abbassando molto. Anche perché è probabile che molti sintomatici siano comunque in giro". Secondo alcune Regioni gli asintomatici sono in questa fase il 60-70% del totale dei positivi. Un numero che sembra eccessivo. Il cambio di rotta sui ricoveri viene considerato un grande risultato dalle Regioni: le restrizioni vere, quella da zona rossa, sono lontanissime. Quelle leggermente più impattanti per chi non ha il vaccino, la zona arancione, sono più lontane.

Il possibile "liberi tutti" delle Regioni non è comunque piaciuto a Speranza, che ieri mattina - racconta la Stampa - ha preso il telefono per esprimere il suo disappunto su proposte alla quali si opporrà (regole sui tamponi e positivi asintomatici nel bollettino). Anche se non è detto che nel governo questa volta prevalga le linea del rigore, visto che ieri i positivi in quarantena o ricoverati erano 2 milioni e 323mila. Una cifra monstre. Anche molti esperti sono critici per l'eventuale liberi tutti. "Restare in zona gialla porta voti e nessun presidente di regione vuole perdere consensi", dice Andrea Crisanti, caustico. E sugli ospedali? "I morti non votano purtroppo".

In definitiva, la richiesta arrivata dalle Regioni preoccupate di nuove restrizioni e di scivolare dal giallo all’arancione potrebbe essere questa volta accolta per davvero dal ministro della Salute Roberto Speranza, che la sta già facendo valutare ai suoi tecnici, anche se è difficile che il via libera arrivi prima dei passaggi di colore decisi oggi dopo il nuovo report dell’Iss.

Cosa cambia in zona arancione rispetto alla zona gialla o bianca

Ricordiamo che mentre la differenza tra zona gialla e bianca non c'è più, in zona arancione e zona rossa che le cose cambiano. Nella zona bianca, gialla e arancione sono quasi completamente identiche le regole per i vaccinati. In zona bianca e gialla chi non ha un Super Green Pass ha le stesse limitazioni. In zona arancione rispetto alla zona gialla qualcosina cambiava fino a ieri: serviva il Super Green Pass per comprare lo skipass, per i negozi nei centri commerciali nei festivi e prefestivi (eccetto alimentari, edicole, librerie, farmacie e tabacchi), per cenare al ristorante (anche in albergo) anche all'aperto, per le piscine all'aperto, per gli spogliatoi delle palestre, per fare sport di contatto al chiuso e all'aperto, per tutte le feste nei locali dopo cerimonie, per accedere a centri culturali, centri sociali e ricreativi all'aperto. Ma il nuovo decreto-legge del 29 dicembre dal 10 gennaio applica anche alla zona bianca e gialla l’obbligo di certificato "super" per queste attività, tranne in due specifici casi: l’accesso ai negozi presenti nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (esclusi alimentari, edicole, librerie, farmacie e tabacchi) e l'accesso agli spogliatoi.

Per moltissime altre attività serve il Super Green Pass in zona bianca, gialla, arancione: non ci sono differenze vere col sistema a colori.

In zona arancione però gli spostamenti dal proprio comune con oltre 5mila abitanti con mezzo proprio verso altri comuni o fuori dai confini di Regione/PA richiedono green pass semplice, oppure motivi di lavoro, necessità, salute, o per servizi non sospesi ma non disponibili nel proprio comune. Invece non vi è alcun limite di spostamento in zona gialla. La differenza principale rimasta in piedi tra zona bianca-gialla e quella arancione è dunque la regola degli spostamenti al di fuori del proprio comune per i non vaccinati (che possono comunque uscire dal comune, per lavoro, per il vasto e mai chiarito fino in fondo campionario di "necessità", e motivi di salute).

La zona arancione è comunque foriera di restrizioni vere per centinaia di migliaia di persone in ogni regione, e i presidenti si stanno muovendo per evitare lo scenario.

Ma è la zona rossa quella in cui sono ancora eventualmente vigenti le regole dell'inverno 2020-2021. Scattano in quel caso le chiusure, con coprifuoco e limitazioni agli spostamenti per tutti. Bar, ristoranti, negozi, palestre, cinema, teatri e musei chiusi per tutti, anche se si è vaccinati. In zona rossa non si può uscire dal Comune di residenza se non per motivi di lavoro, necessità o urgenza. Ristoranti e bar sono chiusi, consentito soltanto l’asporto e la consegna a domicilio. Restano chiusi tutti i negozi ad esclusione di quelli con codice Ateco consentito, in particolare alimentari, supermercati, farmacie, edicole, tabaccherie e abbigliamento per bambini. In tutti i casi i trasporti sono sempre aperti e accessibili, ma con Green Pass.

Articolo aggiornato alle 10.20 del 14 gennaio 2022 / aggiunti morti e ricoveri

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