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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Frode informatica e associazione a delinquere, arriva anche a Messina l'inchiesta che travolge Torino

Arresti e obblighi di dimora eseguiti dalla Finanza nell'ambito di una vasta operazione che ha portato al sequestro di conti correnti, immobili, quote sociali e beni vari. Tra gli indagati, alcuni percepivano il reddito di cittadinanza

C'è anche Messina nello scandalo che ha travolto Torino. Due arresti e 16 obblighi di dimora sono stati eseguiti oggi dalla Guardia di Finanza di Torino con l'impiego di oltre 150 militari nell'ambito di una vasta operazione che ha portato al sequestro di conti correnti, immobili, quote sociali e beni vari. Tra gli indagati, alcuni percepivano il reddito di cittadinanza e beneficiavano del sostegno alle imprese per la situazione emergenziale. 

Una trentina le perquisizioni domiciliari ed aziendali nei confronti di componenti a vario titolo dell'associazione per delinquere dedita alla commercializzazione di prodotti informatici, personal computer, tablet, prodotti di telefonia, con ramificazioni in tutta Europa. Base logistica dell'organizzazione una società del torinese con sede a Volvera. Gli arrestati sono due imprenditori, un quarantatreenne, torinese e un quarantasettenne originario del novarese che erano riusciti, per il tramite di un vero e proprio 'labirinto' di aziende da loro direttamente gestite, nello specifico oltre dieci società fittizie, a divenire leader a livello europeo del settore informatico. A finire nei guai, assieme a loro, altri trentadue soggetti compiacenti, tra cui nullatenenti e pregiudicati, che si sono prestati nell'arco degli anni a fare da 'prestanome' in cambio di lauti compensi.

Nel corso delle indagini, coordinate dalla procura di Torino è emerso che tre dei soggetti a capo delle società coinvolte nella frode, percepivano da tempo il reddito di cittadinanza mentre due imprenditori torinesi avevano ottenuto l'indennità per il sostegno ai lavoratori a seguito dell'emergenza da Covid. Le ripercussioni della frode sono stimate in mancati introiti per lo Stato e l'Unione europea per oltre 40 milioni di euro e danni a imprenditori che hanno subito una sleale concorrenza nel settore. Le ipotesi di reato contestate sono quelle di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, utilizzo ed emissione di fatture false. Alle indagini ha collaborato l'Unità di Cooperazione Giudiziaria europea 'Eurojust'. Oltre al capoluogo piemontese sono interessate all'operazione le province di Cuneo, Alessandria, Novara, Milano, Modena, Lucca, Roma, Frosinone e Messina, con attività estese anche a Germania e Olanda.

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