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Cronaca

Covid, lo sfogo di un cittadino: "Chi mi restituisce i giorni persi ad aspettare il risultato del tampone?"

Il calvario di Giovanni, alle prese con la burocrazia che rende ancora più difficile la lotta al virus. "Dopo centinaia di telefonate e mail non so se sono ancora positivo"

Chiuso in casa senza poter lavorare né vedere nessuno in attesa di ricevere una mail che non arriva. E' la storia di Giovanni, uno dei tanti messinesi costretti a combattere sia con il Covid che con le falle di una gestione ancora carente della pandemia. Il nodo è sempre lo stesso: ritardi cronici nella comunicazione degli esiti dei tamponi molecolari. E così c'è chi è costretto a vivere nel limbo per giorni o settimane.

"Chi mi restituisce i giorni della mia vita che ho perso aspettando il risultato del tampone?". E' la domanda che Giovanni continua a porsi mentre invia l'ennesima mail di sollecito all'Asp per sapere se è finalmente guarito dal Covid. "Ho preso il virus lo scorso 3 gennaio - racconta a MessinaToday - ai primi sintomi ho iniziato l'isolamento denunciando la situazione al mio medico curante. Ma ho dovuto aspettare dieci giorni prima di ricevere la convocazione dell'Asp per fare il tampone rapido che dà successivamente esito positivo. Eseguo il molecolare e inizio ad aspettare i risultati, ma nulla. Dopo una trentina di mail di sollecito e centinaia di telefonate non ottengo alcuna risposta se non quella di un operatore che mi informa che l'esito del mio test non era ancora stato caricato".

Il verdetto arriva finalmente il 20 gennaio e dà nuovamente riscontro positivo. "L'Usca mi ha quindi prenotato un nuovo tampone per il 23 gennaio al drive-in allestito a San Filippo. Dopo una fila di più di due ore senza alcun tipo di assistenza, mi sottopongo al test molecolare di cui potrò avere il risultato solo a partire da oggi. Non ha senso dover aspettare così tanto quando essendo stato chiuso in casa dal 3 gennaio avrei anche finito il periodo di isolamento, mi hanno rubato giornate intere sottratte a lavoro e famiglia. Non ho potuto abbracciare mia figlia tornata in città per le feste e ho dovuto fermare la mia attività restando in balìa di chi ancora non riesce a gestire l'emergenza. Tutto questo è inaccettabile".

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