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Cronaca

Prima dose AstraZeneca ma ora non va più bene, il caso che "mette in crisi" i vaccinati

A una donna messinese è stato annullato il richiamo e prospettata una nuova profilassi con Pfizer. Gli effetti dei continui aggiornamenti sanitari anti-Covid. Anche l'Italia potrebbe optare per un mix tra antidoti diversi

Due hub, due vaccini diversi. E' rimasta disorientata una donna messinese che in Fiera lo scorso marzo ha ricevuto la prima dose di AstraZeneca, ma quando ieri si è presentata all'ospedale Militare per il richiamo, i medici, analizzato il quadro clinico, l'hanno ritenuta idonea solo per il Pfizer. Quanto accaduto è frutto della continua evoluzione scientifica sul delicato tema dei vaccini anti-Covid. Altri Paesi in Europa hanno già sperimentato il mix tra tipologie diverse di antidoto mentre in Italia l'Aifa si mantiene ancora prudente in tal senso.

Ma i casi in cui un paziente alla seconda dose riceve un vaccino diverso dalla prima sono stati diversi. E come detto, è successo anche a Messina. 

Nello specifico, lo scorso 23 marzo una donna si è recata all'Hub in Fiera per sottoporsi ad AstraZeneca. Dopo una lunga attesa sotto la pioggia e il freddo pungente, ha ricevuto l'iniezione. Ma ieri, 9 giugno, all'ospedale Militare il medico di turno, in virtù delle patologie denunciate dalla signora, ha optato per sospendere il richiamo, invitandola a ripetere la profilassi con Pfizer una volta smaltiti gli anticorpi dell'AstraZeneca. Comprensibile il senso di sorpresa e preoccupazione provato dalla paziente. "Mi chiedo a questo punto - racconta a MessinaToday- perchè lo scorso marzo non mi è stato somministrato il Pfizer visto che le mie patologie erano note anche al personale della Fiera. Ho rischiato complicanze?".

A riguardo, dall’ospedale Militare fanno sapere che i medici che somministrano i vaccini agiscono con grande scrupolo e nel rispetto delle indicazioni che - occorre precisare - da marzo ad oggi hanno comunque subito diverse variazioni. Nulla di anomalo quindi, il cambio di profilassi, a distanza di quasi tre mesi, sarebbe stato dettato dalle nuove disposizioni. 

Ma a breve anche in Italia si potrebbe introdurre il "mix" di vaccini tra prima e seconda dose. Per ora l'Ema non ha dato indicazioni chiare. Giorni fa il Commissario straordinario all'emergenza Francesco Paolo Figliuolo - come riporta Today -  ha aperto alla possibilità di un mix di vaccini: "Ci sono studi avanzati sulla seconda dose eterologa, ovvero fare la prima dose con AstraZeneca e la seconda con Pfizer o Moderna" e "sembra che diano un'ottima risposta". Per ora però l'Italia non si è accodata ai Paesi che hanno aperto al mix. La presidente della Commissione tecnico scientifica dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Patrizia Popoli, ha definito la settimana scorsa "interessante" l'opzione di mescolare i due preparati, "c'è un'ipotesi di un effetto incoraggiante, ma ancora non ci sono dati scientifici definitivi e pubblicati in merito". Insomma, "fino a quando gli studi non verranno pubblicati non possiamo dire nulla di più e bisognerà valutare bene sia il profilo di efficacia che di sicurezza". 

Possiamo fidarci? Gli esperti sono speranzosi ma cauti. Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ha spiegato il mese scorso - dopo la pubblicazione dello studio britannico - che sebbene all'inizio fosse molto cauto sul mix di vaccini, le ricerche condotte "hanno dimostrato che si possono mischiare. Mi pare un bel messaggio non tanto per oggi quando alla fine le persone prendono il medesimo vaccino perché è inserito in un percorso, quanto per il futuro, cioè fondamentalmente per la terza dose che faremo a novembre-dicembre-gennaio".  

Il vaccino AstraZeneca e i casi di trombosi: cosa dicono gli ultimi dati

Ma perché cambiare vaccino? Il motivo principale è ovviamente quello di evitare i rari casi di trombosi che pure possono verificarsi con AstraZeneca, specie tra i più giovani. In Italia è stato stimato un caso ogni 100.000 vaccinati di trombosi venose in sedi atipiche associate a piastrinopenia. I dati della Gran Bretagna dicono però che sotto i 40 anni i problemi di coagulazione si verificano in un caso ogni 50mila vaccinazioni: si tratta dunque di eventi che sebbene restino molto rari, rendono il rapporto rischi benefici molto meno favorevole al vaccino tra queste fasce di età. 

Secondo l'Mhra, ente regolatorio del Regno Unito, al 26 maggio erano stati segnalati  348 casi di eventi tromboembolici con concomitante trombocitopenia su un totale di 37,7 milioni di somministrazioni, di cui 24,3 prime dosi e 13,4 milioni di  richiami. L'incidenza media dopo la prima dose è stata di un caso ogni 74mila (13,6 casi ogni milione di dosi), ma questi eventi avversi a quanto pare sono più rari dopo una certa età. In particolare si sono contati 18 casi su 1 milioni di dosi tra la fascia di età compresa tra 18 e 49 anni, contro i 10,2 casi degli over 50). Gli eventi tromboembolici, si legge ancora sul sito del governo inglese, si sono verificati in 189 donne e 156 uomini (le donne dunque sembrano leggermente più colpite). Le trombosi si sono rivelate fatali nel 18% dei casi.

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