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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Covid, nuova ondata estiva? A Messina contagi triplicati in tre giorni

I dati dell’ufficio per l’emergenza mostrano come anche in città e provincia tornano a salire i nuovi casi complice la nuova variante BA5, la cosiddetta Omicron 5. La Vecchia: "Probabilmente dovremmo rivaccinarci tutti"

271 nuovi casi di coronavirus il 19 giugno, 320 il 20 giugno, 751 ieri. Quasi il triplo in tre giorni. Sono i dati dell’ufficio per l’emergenza Covid che mostra come anche a Messina e provincia tornano a salire contagi anche se non i ricoveri nonostante si registri una maggiore richiesta di assistenza nei pronto soccorsi.

Il coronavirus insomma non è andato in vacanza e, complice la nuova variante BA5, la cosiddetta Omicron 5 che è più contagiosa, nonché la fine delle restrizioni, sta registrando notevoli aumenti.

Gli attuali positivi sono 3702, 266 solo a Messina città. Almeno quelli ufficiali perché poi c'è un sottobosco - non quantificabile ovviamente - di persone che preferiscono non "denunciarsi" e che si isolano in casa effettuando tamponi fai da te. 

I dati in Sicilia

Secondo il bollettino di ieri in Sicilia sono 5.559 i nuovi casi di Covid19 registrati a fronte di 22.365 tamponi processati. Il giorno precedente erano 1.551. Il tasso di positività è cresciuto dunque al 24,8%, il giorno precedente era al 17,5% ponendo l’isola al quinto posto per contagi in Italia.  Sul fronte ospedaliero i ricoverati sono 643.

La nuova ondata di Covid-19 "è alimentata da Omicron 4 e 5, soprattutto 5.

Covid: i nuovi sintomi, la data del picco dell'ondata e lo stop totale dell'isolamento

“Sono due sottovarianti di Omicron - spiega in un'intervista a 'la Repubblica' l'epidemiologo Carlo La Vecchia, docente all'università Statale di Milano - Hanno già attraversato alcuni Paesi del mondo con impatto limitato, ma tra salita e discesa l'ondata si prenderà un paio dei mesi estivi: è iniziata all'inizio di giugno, avrà il picco a fine mese, presumibilmente impiegherà tutto luglio per riscendere".

Variante meno pericolosa

Tuttavia "non vedo particolare ragione di allarme - tranquillizza La Vecchia - La situazione negli ospedali resta di stress limitato. Molti di noi hanno visto parenti e amici uscire dal Covid dopo pochi giorni e senza troppi sintomi. Per questo ci preoccupiamo meno. Però - precisa l'esperto - dovremmo tenere conto che i contagiati con le prime varianti (Wuhan, Alfa e Delta, in circolazione fino a gennaio di quest'anno) non sono protetti contro Omicron 5. Anche per i 14 milioni che si sono infettati con Omicron 1, non è ancora ben chiaro quanto l'immunità sia efficace contro la nuova sottovariante". Insomma, riepiloga La Vecchia, "non ci sono sovraccarichi per gli ospedali; i numeri delle terapie intensive sono inflazionati da pazienti che hanno altre patologie e per le quali l'infezione è solo concomitante; i vaccini continuano a proteggerci bene dalla malattia grave, non vediamo più il 50enne che muore di Covid. Però, c'è un però" e cioè che "gli anziani e i fragili non devono sottovalutare questo virus. Per loro la quarta dose è opportuna - raccomanda l'epidemiologo - Nei 2-3 mesi successivi alla vaccinazione, il rischio di ammalarsi in modo grave si riduce del 70%. Si tratta di una protezione data dagli anticorpi, quindi non molto duratura. Però è esattamente quel che serve a superare i mesi estivi critici e arrivare all'autunno".

Vaccino "aggiornato" in autunno

E in autunno cosa ci aspetta? "Probabilmente dovremmo rivaccinarci tutti - risponde La Vecchia - Avremo un vaccino aggiornato" alle nuove varianti del coronavirus pandemico, "ma che resterà fedele solo in parte alla variante che circolerà in quel momento". E se è vero che molti non hanno voglia di vaccinarsi troppo spesso, "ammalarsi è peggio - avverte il docente - Non capisco perché, su oltre 4 milioni di persone sopra agli 80anni, solo il 20% abbia deciso di rivaccinarsi. In Italia poi il limite d'età per la quarta dose è molto alto: 80 anni. In Gran Bretagna è 65, negli Stati Uniti 60. Io se potessi farei sicuramente il booster", assicura l'esperto, 67 anni. Quanto ai sintomi di Omicron 5, "Omicron è sicuramente una variante più lieve rispetto a Delta - conferma l'epidemiologo - Le polmoniti sono più rare, ma non sono l'unico sintomo. Resta il rischio di trombosi, che si mantiene più elevato del normale per circa 70 giorni dopo il contagio. Anche questo problema è sicuramente meno accentuato rispetto a Delta, ma ci dovrebbe spingere a mantenere alta l'attenzione. Dal punto di vista statistico, oggi in Italia vediamo ancora un modesto aumento della mortalità totale, che può essere riferibile al Covid".

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